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martedì 1 agosto 2017

Calion-gli alieni siamo noi- 6cap cambiamento

Senza che nessuno glie lo ordinasse girò i tacchi e se ne andò via. << visto, si sta cominciando ad abituare alla tua presenza. >> Bilias sistemò la piccola lancia che aveva attaccata alla cintura e si accostò. << i vestiti del nostro popolo ti stanno davvero bene. >> In un secondo Lisa si sentì avvampare, ma girò di scatto la testa dall’altra parte. Intanto il generale Nea era ancora dietro la porta della ragazza, ascoltava, studiava la presenza di Lisa, doveva assolutamente  saperne di più sul conto di quella Ghisana. Feira uscì pochi istanti dopo, trovando ancora li il generale. << cosa ci fa ancora qui? >> Lui poggiò una mano sulla porta della stanza. << analizzo mia cara, analizzo! >> Neanche a Feira piaceva il generale, quindi lo lasciò li e se ne andò via. << avrai molte domande da fare, e non ti nascondo che anche io sono molto curioso di sapere! >> Lisa non era in vena di carinerie. << ho solo una cosa da dire. Voglio andarmene da qui il prima possibile. >> Bilias non sembrò turbato dalla sua arroganza. << se mi dici come hai fatto, puoi andartene anche adesso! >> Lisa stava per dire qualcosa, ma si bloccò. Non sapeva neanche lei come aveva fatto, ricordava solo qualche frammento di quella strana sera nel laboratorio del professore. Si toccò la testa che aveva battuto quando era arrivata li. Non ricordava quasi nulla. << bene, visto che è cosi, credo che dovrai stare qui ancora per un po’. >> La cosa era frustrante. Mancava da casa da giorni ormai. Come avrebbero reagito alla sua scomparsa? << non devi avere paura, nessuno ti farà del male, se non sarà necessario! >> Quello per Lisa era molto di più di un avvertimento. << questo dovrebbe essere rassicurante? >> Gli occhi di Lisa si fermarono su quelli bui dello strano ragazzo cosi simile a lei, eppure cosi diverso anni luce. << hai la mia parola, puoi fidarti di me. >> “fidarmi” pensò Lisa. “a malapena mi fido dei miei pantaloni” Poi sorrise pensando al suo pensiero, visto che non li indossava nemmeno più i suoi pantaloni. Non sapeva se poteva fidarsi, ma doveva sfruttare il fatto che lui era comunque importante li, e per rimanere lontana da quello psicopatico di generale doveva avere la sua amicizia. Lisa allungò la mano. Il ragazzo la fissò, non sapendo cosa fare. << cosa dovrei farci? >> chiese. << Bhè, sul mio pianeta è il gesto che indica un accordo, dovresti stringerla! >> La guardò con una faccia dubbiosa. << ok! >> disse lei arretrando la mano, ma poi fu lui a stringergliela. << le vostre usanze
sono cosi curiose! >> La sua pelle era tiepida. Era cosi strano che trovasse un gesto cosi semplice e scontato curioso, ma per loro tutto quello che faceva era strano e diverso, in fin dei conti era lei l’aliena li, e non il contrario. << posso farti una domanda? Cosa vuol dire Ghisana? >> Il ragazzo non mollò la sua mano. << è il termine che noi usiamo per straniero e esseri diversi o non catalogabili sotto il nome di Calioniani. >> La cosa non la stupì. << praticamente quello che noi chiamiamo Alieno, cioè persone o cose che vengono da mondi a noi sconosciuti! >> Per la prima volta sembrava lei la cantastorie e lui curioso e avido di ascoltare ciò che diceva. << esattamente. >> Lisa tornò a fissare le loro mani intrecciate, di come il ribrezzo che provava i primi giorni sia sparito. << adesso puoi lasciarla! >> Avvisò lei con un sorriso arrossendo in volto. << oh, si scusami. >> Bilias era totalmente affascinato da quella strana creatura, umana, era cosi che si chiamava la sua razza. Aveva sempre avuto un presentimento che non erano soli nell’universo, e quella era la prova tangibile. Suo padre glie lo diceva sempre che il loro pianeta non era altro che un sassolino in mezzo ad un grande e vasto oceano di stelle. Era nella stanza grande, un immenso salone ornato di storia e di antiche battaglie; guardava la mappa del regno che suo padre gli aveva lasciato. Ogni volta che passava davanti a quel dipinto non poteva che pensare ai suoi genitori, Kalua e Turu, e di come fossero morti in battaglia nella grande lotta contro i Reiti, il popolo opposto sul loro pianeta, che cercarono di occupare il regno di Calion. Lui era il loro unico figlio, l’ultimo della stirpe reale, e il regno di Calion ora era affidato a lui, era compito suo proteggere il popolo, anche se dopo l’ultima battaglia i Reiti si erano estinti. Si fissò la mano che aveva stretto a Lisa. Non era loro costume avere approcci fisici, non era abituato a sentire il contatto di un'altra persona, soprattutto quello di una Ghisana. << i vecchi fantasmi tornano nella sua mente signore? >> Il generale Nea entrò nel grande salone. << affatto, pensavo solo alla Ghisana, è davvero una strana creatura. Hai visto il colore della sua pelle, cosi roseo e i suoi occhi, hai mai visto occhi come quelli? Di un oro cosi intenso e abbagliante?! >> Il generale stava per criticare l’enfasi che metteva nel pronunciare quei complimenti per una sporca aliena, ma si trattenne. << è molto diversa da noi signore, i costumi e le usanze sono diverse anni luce da noi, potremmo cercare di conoscere meglio la sua razza e capire da dove sia venuta! >> Il ragazzo si girò verso di lui. << credevo non ti piacesse la Ghisana? >> Il generale era calmo, e sapeva come usare le parole. << non mi piace non conoscere chi ho di fronte mio signore, potrebbe essere una spia dei Reiti, oppure un perlustratore della sua razza prima di un attacco? molteplici sono i miei dubbi, se dovessimo andare in contro ad una nuova battaglia voglio sapere chi devo affrontare! >> Bilias si fidava di Nea, lo aveva cresciuto, lo aveva rafforzato e temprato. << dubito che sia una spia dei Reiti, ormai non sono più un pericolo, ma hai ragione, bisogna studiare bene i suoi comportamenti. >> I loro modi di studiare i comportamenti erano molto diversi. Bilias adorava studiare Lisa perché era qualcosa che non conosceva e poteva insegnarle cose nuove; era avido di conoscenza. Nea invece aveva altri scopi in testa, e nessuno di questi era la pura conoscenza o la paura di un attacco. Quella sera Lisa non dormi sul letto invisibile, non riusciva a prendere sonno, aveva sempre la sensazione che stesse per cadere, e il fatto di vedere il vuoto sotto di lei la spaventava. Prese il lenzuolo con il quale si era coperta per andare con Feira e lo stese a terra. Si addormentò sul pavimento, che le sembrava mille volte più comodo e solido di quel letto invisibile. La mattina seguente o quella che per lei era la mattina seguente, Feira portò altre cose da mangiare, ma il suo stomaco si rifiutava di ingoiarle. << non hai appetito oggi? >>  le chiese lei preoccupata visto che il giorno prima aveva spazzolato tutto quello che aveva nel piatto. << questa volta passo! >> Lisa cominciava a sentirsi male li dentro, certo non voleva uscire tra tutti quegli alieni che l’avrebbero uccisa senza pensarci due volte, ma non vedeva niente oltre quelle mura da giorni, e stava cominciando a stranirsi, lei era uno spirito libero, abituata a stare fuori all’aria aperta, e quella gabbia la stava soffocando. << che cos’hai Umana? >> Le urtava persino il fatto di essere chiamata cosi. << niente, sono solo nervosa, mi manca l’aria qui! >> Feira era gentile, ma lei non poteva darle la libertà che voleva. << vuoi che chiami un medico? >> la cosa almeno la fece sorridere. Era così svampita e tra le nuvole. << ahahah no Feira no, ma grazie per avermi fatto fare una risata, ci voleva. >> Come le piaceva guardarla mentre non capiva cosa stesse dicendo. << voi umani fate tutti questo strano rumore? >> Chiese riferendosi alla sua risata. << non dirmi che voi non ridete? >> la cosa la scioccò parecchio. << come fate a esprimere gioia? Dolore, rabbia? >> Ancora una volta sembrava parlare ad un muro. << il nostro popolo non ha bisogno di provare queste cose, i semi della conoscenza ci danno tutto ciò di cui abbiamo bisogno, non ci serve altro. >> Non riusciva a credere alle sue parole. << dai, stai scherzando, avete totalmente azzerato i rapporti sociali perché nutrite la vostra mente con quei semi? Vi crescerà una pianta nel cervello se continuate così! >> Erano sedute una di fronte all’altra, lei studiava la struttura della sua pelle, e il battito del cuore. << no, impossibile, i semi sono fatti di luce, materiale inorganico, si dissolvono dopo poche ore! >> Le prese una mano guardandola in faccia. << stavo scherzando! Ma questo non toglie il fatto che non avete più rapporti sociali tra di voi! Insomma, come fate a…..bhé….dai hai capito no…. >> Fece cenno di no con la testa. << creare nuovi alienucci bebè? >> Si mise un pollice in bocca per imitare un bambino. << i nuovi nati vengono tutti creati in laboratori specifici, quando il nostro corpo arriva a maturazione il nostro ovulo viene impiantato nelle vasche di gestazione, li insieme al seme maturo maschile si formano, e li dentro quando la fecondazione avviene hanno tutto ciò di cui anno bisogno fino a maturazione >> La faccia di Lisa prese una forma indescrivibile. << perché voi come fate? >> Sinceramente la cosa la sconvolse talmente tanto che non voleva quasi rispondere. << la trovo una cosa orribile! Il nostro metodo è davvero molto, molto meglio, e molto, molto più divertente. >> Proprio in quell’istante entrò il generale Nea. << parlando di divertimento! >> Disse piano lei sperando però che il generale afferrasse la frecciatina e la faccia schifata. << ho interrotto una conversazione interessante? >> Il suo essere bonario le faceva venire la pelle d’oca. << in effetti si, parlavamo delle usanze del mio paese in rapporto con altre persona, una cosa che persone spregevoli e arroganti come lei non potranno mai capire. >> La mascella del generale si serrò, ma non ebbe alcuna reazione. Lisa era già nervosa di suo, e la sua presenza non faceva che aumentare la sua ira. << la nostra ospite è alquanto agitata oggi! >> Proprio in quell’istante entrò Bilias. Sul viso di Lisa si formò un largo sorriso, quando era nella sua stessa stanza sentiva un senso di rilassamento, come se tutto fosse sotto controllo. << agitata, e come mai? Sei stata forse importunata di nuovo dal generale? >> Lisa fece cenno di no con la testa. << no, sono solo angosciata per via di questa stanza. Non vedo altro che muri bianchi da giorni ormai >> Il generale si piazzò tra i due. << Perché non portarla nei suoi alloggi, li nessuno entra, e c’è tanto spazio dove la nostra ospite può rilassarsi e riprendersi. >> Il sopracciglio di Lisa si alzò automaticamente. Il generale che prendeva idee per il suo benessere? << non è affatto una cattiva idea, i miei alloggi sono molto più confortevoli. Cosi mi potrai parlare un po’ del tuo mondo! Per te va bene? >> In quel momento Lisa era spaventata, non sapeva cosa fare, continuava a essere sospetto il comportamento del generale, ma doveva ammettere che quella era l’unica cosa sensata che aveva detto da quando si trovava li. << si, per favore. >> La voglia di uscire, di vedere e di respirare aria pulita era troppo forte, ma sarebbe stata attenta al generale, sarebbe stata attenta a tutti in generale. << allora andiamo, voglio sapere qual è la conversazione tanto difficile che il nostro generale non può capire! >> Lo segui fuori la stanza. La testa sempre coperta dal lenzuolo, vedeva solo il pavimento. Era tutto fatto di piastrelle color mattoncino, molto più grandi delle normali mattonelle, hai lati aveva stretti il generale e Feira, quindi vedere qualcosa era impossibile. Ma già il fatto di sentire l’aria sulla sua pelle era qualcosa. Non ci volle molto, superarono un ampio cancello per poi dopo qualche minuto entrarono in un grosso portone di metallo chiudendoselo alle spalle. Solo allora le tolsero il cappuccio. << benvenuta nella mia casa! >> Il soffitto era talmente alto che sembrava non finisse mai, le pareti erano di vetro opacizzato, gli arredamenti erano diversi; freddi, senza un briciolo di amore e cura. Ne un quadro, ne un vaso di fiori, niente, solo delle vecchie librerie dove c’erano libri che non venivano letti da una vita, se mai li avessero letti. Una grandissima scalinata si divideva in due e portavano ai due lati del palazzo. << noi ora andiamo, chiamate pure se occorre la nostra presenza. >> Feira liquidò sia lei che il generale. << andate pure! >> Confermò Bilias affascinato dalla faccia stupefatta di Lisa. Percorse qualche metro, sulla sinistra un grande arco di vetro divideva l’entrata da un ampissimo salone. Acceso al centro c’era un camino dalla fiamma blu, ma non emanava alcun calore. Sopra di esso una grandissima mappa di quello che era tutta la città. Si avvicinò a lei, che si guardava intorno curiosa. << questa è tutta la città? >> domandò lei. << in parte! >> Lisa iniziò a farsi due calcoli. << aspetta, hai una casa che sembra un castello, ti danno del lei, e tutti si rivolgono a te come a un dio, ti prego non dirmi che sei un principe? >> Si portò una mano sul petto trattenendo il respiro. << no, non sono il principe! >> Prese un sospiro di sollievo sorridendo e buttando fuori l’aria, che razza di figura avrebbe fatto se aveva parlato in quel modo davanti a un principe, anche se di un altro pianeta restava sempre un principe. << io sono il Re! >> Per poco non si strozzò con la saliva. << questo che vedi è il mio regno. >> Il cuore le si bloccò in gola. Avrebbe dovuto capirlo dall’inizio. Da come il generale si rivolgeva a lui. Dal suo portamento posato ed elegante. Non spiaccicò una parola, non sapeva proprio che dire. << allora, vuoi vedere il giardino? >> Bilias la accompagnò fuori la porta. A malapena vedeva il cancello di metallo da dove erano entrati. << è immenso! >> Non aveva parole, era ricco di fiori colorati, che si muovevano quasi di proprio conto sembrando vivi. Guardò il cielo, che era sempre bianco perla e il pianeta enorme e bianco che lo sovrastava girava lentamente con il suo anello color grano sbiadito. Dall’altra parte invece un pianeta blu scuro si avvicinava. Colorando il cielo di un turchese intenso che si mischiava col colore perlato dell’altro pianeta. Una visuale surreale, non sapeva se restare a guardare quello strano cielo o tornare a fissare i meravigliosi colori della terra. Gli alberi avevano il tronco grande e marrone, le criniere cambiavano intensità di verde e si muovevano di pochi centimetri su loro stessi. << è soltanto quello principale, vieni! >> “Quello principale!” a stento riusciva a vedere la fine di quello e ne aveva addirittura un altro sul retro! Guardò l’immensità del palazzo fatto di vetro opaco, sembrava un giocattolo, solo mille volte più grande. Le finestre erano tutte illuminate da luci fioche e pallide. Quando aggirarono il palazzo non riusciva a credere a ciò che vedeva. A destra si apriva un bosco, con tantissimi e fitti alberi dalla criniera verde scuro che si illuminavano a intermittenza, muovendosi delicatamente quasi se danzassero. Di fronte a loro invece il terreno si spezzava all’orizzonte, sotto il quale scorreva un fiume impetuoso che cascava giù in una infinita e spumosa cascata. Un lembo di terra arrivava fino alla criniera della cascata. Il castello era costruito proprio sopra il letto di un fiume. L’intero bosco e tutto ciò che c’era intorno era costruito a chissà quanti chilometri di altezza. << mio Dio! >> Disse lei appoggiandosi sulla spalla di lui con il palmo della mano. << ti senti meno agitata adesso? >> Non rispose subito, era rimasta incantata da quel posto, dal rumore della foresta, dallo scosciare forte e impetuoso dell’acqua, da tutti quei colori di quel pianeta, che a differenza dei loro abitanti esprimevano emozioni.  << molto meglio grazie! >> Bilias provava qualcosa in fondo al suo spirito, come se fosse contento di vedere quegli occhi gialli come il grano brillare in quel modo, come se tutta la sua energia stesse per spruzzarle fuori. Non aveva mai sentito quella strana sensazione in vita sua. Di fronte a loro un ampio gazebo in tende rosa e celeste chiaro. Bilias la invitò li sotto. Per terra c’erano dei veli soffici e morbidi come la seta. Lisa non resistette alla tentazione, e si sedette a terra. La sensazione di freschezza di quella stoffa sulle gambe scoperte le provocò un brivido lungo la schiena. << non ti siedi? >> Lo incitò lei. Bilias si chiedeva del perché avrebbe dovuto sedersi, non lo aveva mai fatto, ma lo fece comunque. << vivo qui da una vita, e le volte che sono venuto qui si contano su una mano. È la prima volta che mi siedo qui sotto! >> La schiuma della cascata che scivolava giù portava gocce di acqua che si illuminavano di mille colori. << non ci credo! Non vedi la bellezza di questo posto! >> Lisa si tappò la bocca, non appena si accorse con quanto sgarbo si era rivolta al re. << chiedo scusa >> Bilias scosse la testa. << non devi scusarti. >> Lisa fu catturata da quegli occhi bui. << guarda! >> Gli disse poi indicando la cascata. All’orizzonte il colore turchese di quello che doveva essere un tramonto si scontrava con le particelle d’acqua, e formava un arcobaleno che inondò tutto il giardino di colori, dal blu al giallo, dal viola al verde. Bilias non aveva mai notato quel particolare, oppure non si era mai interessato a guardarlo. << guarda l’intensità dei colori, come tutto sembra più luminoso e carico di energia! >> Sentirla parlare con tutta quella gioia negli occhi fu la cosa più bella che avesse mai visto. << questo posto sembra cosi perfetto da sembrare un quadro ad olio, i colori sono cosi intensi e luminosi. Non mi dire che questo non ha mai scatenato niente in voi. Praticamente questo è il posto che cercavo nelle mie avventure. Assolutamente stupendo! >> Bilias non si era accorto da quanto aveva smesso di guardare il panorama e si fosse concentrato su Lisa. Su come il colore dei suoi capelli si illuminava intrappolando gocce colorate di rugiada tra la sua bionda chioma. Di come la sua pelle cambiava colore ogni volta che sorrideva. << forse puoi aiutarci tu a ritrovare il nostro lato carico di emozioni. >> Lisa si voltò verso di lui. I suoi occhi stavano cambiando. Si avvicinò per guardarli. Dei puntini bianchi si muovevano all’interno, e si illuminavano sempre di più. Sembrava che avesse il cielo della sua terra in quegli occhi. Un manto blu che vorticava di stelle. Poi le piccole luci divennero sempre più grandi, finché il colore dei suoi occhi mutò, diventando da blu notte quasi nero a un bellissimo azzurro. Sul volto di Lisa si formò un sorriso. Le vene sotto la pelle chiara lasciavano vedere un lieve colore blu. << dovevo accorgermene prima che eri un re. Sei diverso dagli altri della tua specie! >> Lisa si decise a spostarsi. Non sapeva qual’era il canone di bellezza degli alieni, ma quello di Bilias non le dispiaceva affatto. Le sue labbra erano a cuore e carnose, pallide. Ma quegli occhi, che fino a poco prima la inquietavano ora invece le ricordavano casa sua, e il cielo che non sapeva se avesse rivisto ancora. Il pensiero della terra le fece tornare alla mente i suoi genitori. A quel punto stavano sicuramente impazzendo su dove fosse. Il tramonto era sceso. << i miei occhi ti spaventano? >> Azzardò lui cercando di ricordare quale sensazione fosse più adatta per quello che voleva dire. << Inizialmente si, ma ora non più! Ti succede cosi tutte le sere? >> Disse indicando il cielo che ormai aveva lasciato posto al turchese del pianeta che girava di fronte la cascata. << si. La cosa ti disturba? >> Non sapeva perché ma quella frase gli provocò qualcosa, qualcosa che somigliava al dispiacere. << affatto, io li trovo molto belli. Mi ricordano il cielo di casa mia! >> Lisa rimase scioccata. “ma che cosa stò facendo? Stò flirtando con un alieno?!” << bhè, è meglio rientrare adesso! >> Si sollevò di scatto non appena quel pensiero si materializzò nella sua mente. Bilias non riusciva a capire cosa avesse fatto cambiare umore cosi alla giovane Ghisana ma non gli diede peso, non era da loro essere invadenti e interessarsi troppo alle persone, anche se avrebbe voluto chiederlo; ma le cattive abitudini sono sempre dure a morire.

martedì 21 febbraio 2017

Animali fantastici e dove trovarli- recensione

Bene bene, visto che ormai sono ripartita in quarta non potevo farmi scappare la recensione di questo capolavoro...andiamo per ordine cominciando dalla Trama:

Nel 1926 il mago Newt Scamander sbarca a New York per quella che dovrebbe essere una breve sosta nel suo viaggio. Mentre Newt assiste al comizio di Mary Lou Barebone, leader del movimento estremista dei Secondi Salemiani, che mira a scovare ed uccidere tutti i maghi e le streghe, uno Snaso, una creatura amante dei metalli preziosi, scappa dalla sua valigia, in cui sono ospitate numerose creature magiche. Newt cerca di catturare lo Snaso, ma inavvertitamente trascina nella sua ricerca anche Jacob Kowalski, un No-Mag, che prende per sbaglio la valigia di Newt. L'ex-Auror Tina Goldstein arresta Newt e lo conduce al MACUSA (il Magico Congresso degli Stati Uniti d'America), ma la presidentessa Seraphina Picquery e l'Auror Percival Graves mandano via entrambi. Nel frattempo, nell'appartamento di Jacob, diverse creature fuggono dalla valigia.
Mary Lou gestisce un orfanotrofio in cui insegna agli orfani a odiare i maghi e le streghe. Credence Barebone, uno degli orfani, viene avvicinato più volte da Graves, che lo incarica di trovare un bambino posseduto da un Obscurus, una forza oscura creata dai bambini che tentano di nascondere troppo a lungo la loro magia. Graves ritiene che l'Obscurus sia la causa dei misteriosi incidenti magici accaduti a New York nell'ultimo periodo, e promette a Credence di portarlo via dall'orfanotrofio.
Tina porta Newt e Jacob nel suo appartamento, dove vive insieme a sua sorella Queenie, una legilimens di cui Jacob si invaghisce. Newt mostra a Jacob l'interno della sua valigia e lo convince ad aiutarlo a trovare le creature scomparse. Dopo aver nuovamente catturato lo Snaso e un Erumpent, Newt e Jacob tornano all'interno della valigia; Tina prende la valigia e la porta al MACUSA. Nel frattempo l'Obscurus continua a seminare il panico in città, uccidendo il senatore Henry Shaw Jr.. Al MACUSA gli Auror arrestano Newt, Tina e Jacob, credendo che sia stato uno degli animali di Newt a uccidere Shaw Jr., e confiscano la sua valigia. Jacob viene portato via per essere obliviato e Graves interroga Newt e Tina. Il mago li condanna entrambi a morte, ritenendo che Newt sia un seguace del mago oscuro Gellert Grindelwald, ma Queenie li salva insieme a Jacob.
Dopo aver ricevuto una soffiata dal goblin gangster Gnarlack, i quattro riescono a catturare gli ultimi animali fuggiti, il Demiguise e l'Occamy, e li riportano nella valigia. Credence intanto scopre una bacchetta sotto il letto di Modesty, che ritiene essere l'ospite dell'Obscurus. Mary Lou li scopre e crede che la bacchetta sia di Credence, ma Modesty si prende la colpa. Quando Mary Lou si prepara a frustare Modesty, l'Obscurus appare, uccidendo tutti quanti all'interno dell'orfanotrofio tranne Modesty e Credence. Graves giunge sul posto per prendere Modesty e caccia via Credence, definendolo un Magonò e affermando che non lo avrebbe mai aiutato ad andare via. Credence rivela di essere lui l'ospite dell'Obscurus e, accecato dal dolore per il tradimento di Graves, libera l'Obscurus su New York City.
Newt e Tina si lanciano all'inseguimento di Credence per cercare di aiutarlo. Tina riesce a far calmare Credence, che ritorna in forma umana, ma l'arrivo di Graves e degli Auror del MACUSA spaventa il ragazzo, che viene sopraffatto dagli incantesimi e sembra morire, ma Newt nota un piccolo brandello di Obscurus volare via, indicando che è sopravvissuto. Graves si infuria con Picquery, rivelando di aver voluto usare l'Obscurus per rivelare l'esistenza del mondo magico ai No-Mag, e accusa il MACUSA di favorire, attraverso il suo Statuto di Segretezza, gli interessi della comunità non-magica anziché quelli dei maghi. Picquery ordina di arrestare Graves, che dopo una breve lotta viene sopraffatto. Newt usa l'incantesimo Revelio, rivelando che Graves è in realtà Grindelwald, che viene arrestato e portato via.
Newt libera il suo Tuono Alato per diffondere il veleno del Velenottero, che provoca amnesia. La creatura genera un temporale che cancella i ricordi di tutti i No-Mag che hanno assistito agli avvenimenti di quei giorni, mentre i funzionari del MACUSA riparano tutti i danni subiti dalla città. Queenie saluta Jacob con un bacio e, su ordine di Picquery, gli cancella la memoria. Newt parte per l'Europa, promettendo a Tina di tornare per consegnarle di persona una copia del suo libro sulle creature magiche. Grazie a dei pezzi d'argento che Newt ha fatto trovare a Jacob, quest'ultimo apre una pasticceria di successo in cui confeziona paste e dolci dalle forme simili agli animali che ha conosciuto con Scamander. Queenie si reca al negozio di Jacob il quale, osservandola, sembra ricordarsi qualcosa degli eventi passati.

Mamma mia quanto è lunga questa trama ahahahha comunque anche per questo film ero in fila al cinema con l'ansia, non per paura ma vera e propria frenesia, Ho vissuto Harry Potter da quando entrò per la prima volta ad Hogwarts fino a quando Lord Voldemort non morì concludendo cosi quella che è stata la mia infanzia e la mia adolescenza. Questo film parlando personalmente mi ha permesso di tornare a quando avevo 12 anni ed ero nella sala del cinema per vedere Harry Potter e la pietra filosofale il giorno dell'uscita. Certo le storie sono diverse ma l'emozione è stata la stessa. Il protagonista è davvero di una dolcezza infinita, per tutto il tempo ho avuto la voglia di

stringergli le guancia e dirgli - Ma che carino che sei - e poi è di una bravura incredibile ( come si è visto in film come the Danish Girl) per non parlare di tutte quelle creature bellissimissime che le voglio tutte quante in casa mia XD E' stato un film molto leggero eppure con quella nota profonda e triste che riguarda Credence e che poverino mi ha fatto una pena assoluta, e mi ha fatto pensare ad una cosa molto più profonda, non bisogna mai vivere la vita che vogliono gli altri per noi, dobbiamo essere liberi di essere noi stessi in tutte le nostre sfumature. Cosa che a Credence non era permessa e visto che non poteva fare affidamento su nessuno si è affidato all'unica cosa che lo aveva tenuto in vita fino ad ora; la rabbia, che però non gli ha portato solo altri problemi. La storia d'amore tra Qeenie e Jacob è stata davvero una ventata di aria fresca, spiritosa e giusta fino alla fine. Il mio verdetto è che è davvero un bel film da vedere che come tutti gli altri HP racchiude trame ancora più profonde. Spero di vedere presto un altro film basato sul tema magico di Zia Rowling magari un film sui malandrini oppure sulla storia dei tre fratelli e i doni della morte *^* sarebbe il massimo...comunque i temi di cui parlare sono parecchi quindi cari produttori datevi da fare per sfornare altri capolavori come questi perché il nostro cuore non chiede altro che un pò di sana magia ;D

p.s mi sono portata a casa Il cartonato gigante di Newt...è un amorino prezioso ahahahaha

Calion-gli alieni siamo noi cap 5 trasferimento

<< dove siamo Feira? >> Le chiese alzandosi per sgranchirsi un po’ le gambe. << questo è un istituto di formazione, qui i nostri vengono allenati nel corpo e nell'istruzione mentale >> Non aveva capito molto bene, ma si sforzò. << una specie di università quindi, e io che volevo prendermi un anno sabbatico! >> La ragazza dai capelli lilla non sembrò capire. << se per università intendi un posto di formazione allora credo di si. >> Lisa si avvicinò al suo corpo, decisamente più alto del suo metro e settanta. La fissava negli occhi. Ma poi fu lei a prenderla alla sprovvista. Le afferrò il viso puntandole una luce sugli occhi. << interessante… avete un sistema ottico molto interessante! >> Non arretrò, non aveva paura di lei, aveva un effetto al quanto rassicurante, anche se uguale agli altri. << si chiamano pupille, servono per mettere a fuoco gli oggetti, con la luce si ristringono, con il buio si allargano! >> Piegò la testa di lato e la lasciò andare. << i vostri invece sono così grandi e in un certo senso inquietanti. >> I suoi occhioni grandi e viola la catturarono, le sopracciglia erano appena accennate, gli zigomi alti, la pelle grigio opaco, ma in un certo senso simile alla nostra. << è cosi strano, parlare con te, forse stò semplicemente sognando; forse questo è uno strano sogno e io stò ancora dormendo. >> Lisa non credeva davvero a quelle parole, era ben sveglia, e lei lo sapeva bene. Fissò il corpo della sua “amica”. Aveva un vestito molto attillato, con un colletto alla coreana, color bianco, e aveva delle strisce viola fosforescenti lungo i lati e verso il ventre. Hai piedi dei sandali alla schiava, coperti fino al polpaccio e aperti lungo i lati come infradito. Aveva un aspetto bellissimo, mentre lei sembrava una vagabonda. << cosa ti turba umana? >> Non le piaceva che venisse chiamata così. << ho questa coperta da giorni, vorrei tanto fare un bagno caldo e indossare abiti “normali”. >> Feira storse il viso. << veramente non ti è permesso di lasciare la stanza, ordini del generale. Questa è come chiami tu un università, un centro studio e ricerca, se ti vedrebbero qui si scatenerebbe il caos! >> Lisa si era fermata alla parola generale, odiava profondamente quell’alieno con tutta se stessa. << o andiamo, non posso restare cosi, ho i capelli che sono uno schifo, sono sporca e puzzo, un altro paio di giorni cosi e capirete quanto possa essere repellente un umano! Mi coprirò il viso con qualche stoffa, una tenda, qualcosa. Non tenterò di scappare se è questo che ti preoccupa, dove altro potrei andare?! >> L’aliena non sembrava essersi convinta, e uscì dalla stanza chiudendo la porta a chiave. << perfetto! >> Guardò la stanza spoglia, fin’ora non aveva visto altro che stanze e nessuna finestra. Non sapeva neanche se fuori fosse giorno o  notte. Trovò su uno scaffale pieno di strani oggetti una teca, con dentro una palla. La afferrò, era gommosa. Almeno avrebbe passato il tempo giocando a palla. Sarebbe diventata la più abile lanciatrice di palline di tutti i mondi conosciuti. E anche la donna più puzzolente. Si sedette a terra, spalle al muro e iniziò a sbattere la palla sul muro di fronte per poi riafferrarla ancora. Continuò cosi un bel po’ finché la porta non si riaprì, era Feira, e portava delle stoffe tra le mani. << Gigle!! >> Urlò lei prendendo la palla che aveva tra le mani. << chi? >> Disse Lisa che non capiva. Poi la palla si srotolò e ne uscì una specie di vermone gigante. << Questo è Gigle, non un giocattolo, studiamo il loro comportamento! >> Lisa sollevò le mani sulle spalle totalmente schifata.<< ho giocato con un vermone gigante…ma che schifo! >> Cercava di togliersi il senso di viscidume sulle mani mentre Feira riposava il
verme nella teca. << hai cambiato idea? >> Le chiese infine mentre le offriva delle lenzuola. << bhé in effetti non profumi proprio di kilsa quindi… >> Lisa sorrise per la sua frase, non sapeva che cosa fosse una kilsa, ma di certo sapeva che puzzava da morire, ed era contenta di poter finalmente farsi una bella doccia. Uscirono dalla stanza. Si coprì bene la testa e andarono su di un paio di piani. Le scale si illuminavano al loro passaggio di color oro. Fortunatamente non incontrarono nessuno lungo il loro percorso. Prima di entrare nella stanza però vide da una finestra quella che doveva essere una classe. Erano tutti li che fluttuavano, e due ragazze erano al centro vestite diversamente da Feira, ma avevano tutti delle strisce luminose sulle toghe. << Non è il momento di fare la curiosa! >> Cercò di muoverla ma non fece una mossa. << che fanno? >> La strattono più forte, e entrarono nella stanza chiudendola a chiave. << quella era una lezione. Strategia e difesa, del generale Nea. >> Che Università era una che imparava ai propri studenti a combattere? << neanche questo avete voi vero? >> Lisa fece cenno di no con la testa. << no, se vogliamo studiare qualsiasi cosa lo facciamo solo in scuole o palestre adeguate, non è un obbligo per noi saper combattere e difendersi! >> Feira la condusse più avanti, la stanza era buia con luci soffuse che cambiavano colore, sembrava una spa. << deve essere un posto molto pacifico. >> Lisa scosse la testa. << diciamo per il 70% , anche sul mio pianeta c’è gente stupida che combatte per futili motivi, come le terre, il governo, e tante stupidaggini che mandano gente a morire inutilmente per persone che sono comodamente sedute su una scrivania senza fare realmente nulla, se non uccidere altre persone. >> Non era un pianete perfetto neanche quello in cui si trovava, e più andava avanti e più se ne rendeva conto. Le sembrava di essere in una base militare, e anche se le avevano detto che era un cento di studi, non cambiava molto; visto che studiavano l’arte del combattimento. << puoi entrare qui, fai in fretta, tra poco finiranno la lezione e ci sarà un via vai da queste parti. >> Feira schiacciò un bottone, si aprì un'altra stanza con una grande vasca in pietra e il vapore inondava tutto rendendo quasi impossibile vedere oltre, i suoi occhi non erano abituati a quel buio. I led illuminavano il soffitto. Non appena entrò l’acqua cambiò colore, diventando di un verde intenso e brillante. Ai lati della pietra dei fiori uscirono fuori immergendo i loro petali nell’acqua, che iniziò a profumarsi e riempirsi di schiuma celeste. Era il paradiso quel posto. Immerse la testa cercando di rilassarsi il più possibile, e ci riuscì. Quella era la prima cosa positiva da quando si trovava li. Quando uscì era totalmente asciutta, solo i capelli erano leggermente umidi. << fantastico! >> Aggiunse lei meravigliata. Si riavvolse nel lenzuolo e insieme a Feira uscirono dal bagno. La lezione era ancora in corso. Nella stanza c’era Bilias. Riuscì solo a vedere che aveva una grande lancia tra le mani, e si muoveva in una maniera talmente veloce da sfidare la velocità del suono. Ma si accorse di lei mentre correva via incappucciata come un bambino vestito da fantasma il giorno di Halloween. Per fortuna era andato tutto liscio. << Ora va molto meglio! >> Disse Feira annusando l’aria. << grazie mille per la finezza! >> Era la prima volta che la vedeva rilassarsi, accennando quasi un sorriso. << tieni, questi erano miei vecchi abiti, dovrebbero andarti. >> Lisa prese la divisa. Era senza maniche, sempre con il colletto alla coreana, e una scollatura a forma di goccia che andava dal collo fino al seno, molto elegante e per niente provocante, si abbottonava di lato, di colore viola scuro con linee fosforescenti Fucsia. Sembrava uno di quegli abiti cinesi, e a Lisa piacque tantissimo. << è stupendo, grazie! >> Feira Annui in segno di risposta. Poco dopo, mentre Lisa stava seduta a tentare di pettinarsi e sciogliere i capelli dai nodi rimasti la porta si spalanco velocemente. Bilias entrò come una furia, Lisa si spaventò e si alzò dalla sedia metallica che fluttuò nel vuoto per la stanza. Nel suo volto quasi inespressivo intravide dello stupore. << eravate voi prima sul piano superiore? >> Domandò. Feira si chinò. << chiedo scusa, ma l’umana emanava un certo cattivo odore e doveva purificarsi! >> L’aria era carica di tensione, ma non appena Feira spiegò l’imbarazzante motivo che l’aveva portate a correre il rischio di essere scoperte tutto si tranquillizzò. << non dovete andare in giro per l’accademia, è pericoloso. >> Pochi istanti dopo entrò il generale Nea. La solita aria odiosa e la faccia da schiaffeggiare fino allo sfinimento. << per fortuna non è successo niente alla nostra piccola e preziosa umana. >> Si avvicinò accarezzandole una ciocca di capelli. Lisa aveva il terrore di lui, e quel suo cambiamento di umore non faceva altro che metterla ancora di più sulle spine. Arretrò di qualche passo. Il gesto del generale fa fece tornare con i piedi per terra, non doveva fidarsi. 

spero che la storia vi stia piacendo, e se volete aiutarmi ulteriormente basta un click e poi tornare indietro sui siti promozionali sul blog ^_^ cosi che possa avere un minimo di visibilità in più T.T confido in voi ciaoooooo 


sabato 18 febbraio 2017

Calion- Gli alieni siamo noi cap 4 cavia

Non fece neanche in tempo a ringraziarlo, che lo stronzo arrivò sentendo i rumori e la prese per i polsi. Lisa si dimenò e gli diede una testata sul naso. La cosa non fu gradita, perché con uno schiaffo la fiondò nella teca chiudendola nuovamente. Iniziarono a discutere grossamente. La soddisfazione che aveva Lisa in quel momento la fece sorridere, almeno lo aveva ferito e sorpresa, avevano il sangue nero. Il ragazzo dai capelli bianchi la guardò avvicinandosi, poggiando una mano sulla teca in segno di fiducia, lei ricambiò con la sua, e Liliana riaprì la teca. Con le gambe molli e tremanti uscì stando in piedi sulle sue gambe. Liliana si avvicinò aiutandola a stare in piedi, poi continuarono a parlare tra di loro, in quella strana lingua formata da per lo più parole incasinate senza senso, senza senso per lei. Anche se si trovava li da un po’ non si era ancora abituata all'idea di trovarsi su un altro pianeta, e sentirli parlare in quel modo non aiutava. Un disco di metallo si posizionò dietro di lei, fluttuava come per magia. La fecero sedere. Liliana voleva toglierle la coperta che la copriva, lei la strinse forte. << non ci pensare nemmeno, non mi farò mai vedere nuda da un alieno! >> La ragazza piegò la testa ma sembrò capire ugualmente. Parlò con il ragazzo e tornò da Lisa con una specie di semino in mano color oro, era minuscolo. Indicò prima il semino poi la testa. La cosa non ispirava per niente. Ancora una volta si girò verso il ragazzo, che annui. Lisa allora alzò la testa chiudendo gli occhi. Il seme si attaccò alla pelle entrando dentro. Lisa Si prese la testa tra le mani, sentiva quel seme entrargli nel cervello come una grossa e affilata lama, poi dopo un crack il dolore sparì completamente. << meglio? >> Domandò una voce maschile e molto calma. << non capisco, ora capisco ciò che dite! >> Lo stronzo grigio la affiancò. << io sono il generale Nea, e voglio sapere chi sei e che ci fai sul nostro pianeta. >> Lisa non rispose, non voleva avere niente a che fare con quella razza di babbeo che aveva di fronte. << ti ho fatto una domanda Ghisana. >> Lisa avrebbe voluto sapere cosa significasse quella parola, ma non aveva parole dolci verso quello li. << ringrazia Dio che non siamo sul mio di pianeta, altrimenti a quest’ora saresti cibo per vermi, alieno del cazzo! >> Sputò a terra. E questo lo fece scattare. << siete un pianeta armato? >> Continuò lui. << si brutto stronzo, e te le ficcherei tutte in quella tua boccaccia per farti esplodere in miliardi di pezzi. >> Non lo sopportava neanche da lontano, l’aveva torturata per giorni. Liliana la trattenne prima che con quelle poche forze che aveva facesse qualche stupidaggine. << Grazie generale, adesso ci penso io! >> Il generale si accostò. << è per la sua sicurezza. >> si giustificò. << lo so, ma ora vai, come vedi non è un pericolo, a stento si regge in piedi. >>Abbassò la testa e uscì dal laboratorio. << Feira, dell’olio di Riva per favore. >> La ragazza che Lisa aveva chiamato nella sua fantasia ora aveva un nome, anche se per Lisa rimaneva Liliana. Mise il concentrato verdastro e oleoso su una garza e la poggiò sul labbro sanguinante. << questo brucerà un po’! >> Lisa strinse gli occhi ma non era cosi male; le avevano fatto di peggio da quando era li. << dove mi trovo? >> Quella domanda vagava nel cervello di lisa come una fiamma ardente in cerca di risposte. << ti trovi sul pianeta Calion, io mi chiamo Bilias >> I suoi occhi blu notte la impaurivano. << e come mai adesso riesco a capire ciò che dite? >> Chiese lei fissandolo. << quello è il seme di Heyde, il seme della conoscenza, viene usato dalla nostra gente per imparare cose nuove, nel tuo caso la nostra lingua! Proprio come un neonato. >> Lisa era sbalordita. Usavano un seme per imparare le cose. << straordinario! >> La faccia di Lisa era sorpresa. << non li avete sul vostro pianeta? >> Chiese lui sorridendo alla sua faccia. << no, noi dobbiamo cercare di ricordare tutto quello che ci serve! >> Disse lei mentre senza accorgersene si avvicinava al suo corpo per poter osservare meglio la sua pelle cosi chiara e quasi trasparente. << posso sapere il tuo nome? >> Lisa non sapeva se fidarsi, infondo era proprio come quel generale. << non ti faremo nulla tranquilla. >> Il suo viso era cosi inespressivo, sembrava cosi difficile per lui lasciar trapelare emozioni. Era indecifrabile, ma sii lasciò andare. << io..mi chiamo Alyssa. >> I suoi capelli avevano una consistenza cosi strana, sembravano rigidi, e invece si muovevano fluidamente. Bilias si avvicinò, lei invece istintivamente arretrò. << Alyssa, e da dove vieni? >> Lisa intanto si guardava intorno. Era tutto bianco e argentato li, pieno di oggetti strani e strumenti bizzarri. << il mio
pianeta si chiama Terra, sono, un umana. >> Feira intanto si avvicinò per ascoltare, aveva un volto curioso.  << perché non riuscivo a respirare? >> Lisa aveva molte domande, e davvero poche energie per farle dopo la sfuriata col generale. << la nostra aria è carica di particelle più pesanti rispetto al tuo pianeta, lo abbiamo scoperto studiando il tuo sangue, quindi irrespirabile, in più è velenosa, per cui ti ho dato una delle nostre protesi, che si è attaccata al tuo sistema respiratorio filtrando l’aria che respiri! >> La voce di Bilias era proprio come quella di suo padre, fatta appositamente per raccontare e farsi ascoltare. << e voi come fate? >> la domanda le venne spontanea. << evoluzione, niente di più, o puoi semplicemente chiamarla abitudine! Siamo nati qui, credo valga lo stesso per te e il tuo pianeta. >> Lisa ciondolava a destra e sinistra. Feira la prese tra le braccia. << falla dormire comoda, e dalle qualcosa da mangiare, non si regge neanche in piedi! >> Cercò di trattenersi, dormire significava non stare attenta a quello che le accadeva intorno, e non poteva permetterselo, avrebbero potuto prenderla nel sonno e aprirla come un melone per quanto ne sapeva. Ma non riuscì a trattenersi, e svenne tra le braccia della ragazza aliena. Quando si svegliò era ancora in un ala di quella che secondo lei doveva essere una base militare. Si tastò il corpo, tutto era al posto giusto e rispondeva all’appello. Ma qualcosa non quadrava;  era stesa nell’aria. Appena se ne accorse si mise paura e cadde a terra a peso morto maledicendo ripetutamente quel maledettissimo letto. << Ben alzata umana, va un po’ meglio oggi? >> Feira entrò nella stanza con in mano un vassoio carico di cose dal colore fosforescente e che sembravano mollicci e gommosi, un aspetto che proprio non la facevano gioire. << dimmi che non devo mangiarlo ti prego! >> Un conato di vomito salì su per la sua gola, ma erano giorni che veniva nutrita dalle flebo, aveva bisogno di sentire alimenti solidi in bocca. << studiando il contenuto del tuo stomaco siamo riusciti a capire di cos’ha bisogno il tuo corpo. Ovviamente non abbiamo il vostro cibo, ma questi hanno quasi gli stessi enzimi nutritivi, ti daranno ciò di cui hai bisogno per riprenderti al meglio. >> Feira la fece sedere su un tavolo, la sedia arrivò dal nulla fluttuando, aveva forma anche lui di un disco metallico, il tavolo uscì dal muro, come una mensola scorrevole di una scrivania. Si sedette guardando prima l’aliena e poi il piatto, e spezzò un pezzo di quello che per lei fosse meno schifoso. Era di un colore blu scuro. Quando lo spezzò la consistenza cambiò. Non era più molliccio, il suo interno era filamentoso e solido, simile al nostro pollo o al nostro coniglio. Il sapore non era male, anche se per certi versi le ricordava la terra, ma la sensazione era accettabile, e divorò quel piatto carico di colori in poco tempo, tanto che non riuscì a distinguere nessun sapore, sembravano tutti uguali. Feira la guardava. << che c’è? >> Disse lei ingoiando l’ultimo boccone. Lei avvicinò una specie di penna e schiacciò un bottone. Una piccola luce ne usci fuori e le fece vedere che con quella poteva infilzare il cibo. << oh, e me lo fai vedere solo adesso? >> Era cosi posata e elegante nei movimenti, e Lisa in quel momento pensò di sembrarle un troglodita che non sapeva neanche usare una forchetta. << stavo guardando con quanta agilità hai spazzolato tutto il cibo. >> Poi si sedette accanto a lei. << è incredibile, non ho mai visto nessuno come te, quindi c’è davvero vita su altri pianeti? >> Il suo viso voleva trapelare emozioni, ma non ci riusciva molto. Lisa era piacevolmente sorpresa. E iniziò a sorridere. << bhé se può essere di consolazione anche io è la prima volta che vedo qualcuno come te, oltre agli altri umani del mio pianeta! >> Non le avrebbe creduto nessuno, lei stessa credeva ancora di vivere in un sogno, se non fosse che l’avevano punzecchiata e scombussolata per giorni, aiutandola a capire che era tutto vero. 

venerdì 17 febbraio 2017

Hotarubi no mori e - storia che ti cambia la vita -

Sicuramente vi starete chiedendo: -perché ci proponi un anime?- Da poco avevo accennato qui sul blog ad una recensione su Vampire Knight che vi invito a trovare qui sul mio blog e un tutorial di come creare la falce dell'anime, ma oggi sono qui per parlarvi di questo anime che è Hotarubi no mori e, Più in la farò un bel post riguardante gli anime e i cosplay ma adesso soffermiamoci sulla storia.


Hotaru Takegawa è una giovane ragazza di città che, ogni anno, trascorre le sue vacanze estive presso la vecchia residenza dello zio in un villaggio di montagna.Quando era piccola, e nonostante le dicerie degli abitanti sui pericoli che vi si nascondono, volle andare ad esplorare la Montagna del Dio, ma si perse nella boscaglia. Attirato dal suo pianto, giunse da lei Gin, uno yōkai (spettroapparizione) con le sembianze di un giovane ragazzo con il viso coperto da una maschera di volpe, al quale una maledizione impostagli dal Dio della Montagna impediva di toccare un essere umano, pena la sparizione immediata. Gin aiutò Hotaru a tornare a casa, e da quel momento nacque tra i due una bella amicizia, che li spinse ad incontrarsi ogni giorno di ogni estate per passeggiare, giocare assieme e parlare, nonostante la maledizione rendesse loro impossibile avere alcun tipo di contatto fisico.Con il passare degli anni il divario di età tra Hotaru e Gin (che, in quanto spirito, invecchia molto più lentamente degli esseri umani), divenne sempre più esiguo, spingendo Hotaru a riconsiderare il loro rapporto. Anche Gin tuttavia aveva sviluppato nel frattempo un forte sentimento per Hotaru, al punto che, oltre a mostrarle spesso il suo vero volto, un giorno, mentre sedevano l'uno accanto all'altra sulle rive di un lago, aveva deciso di raccontarle la sua storia. Gin in realtà era nato come un essere umano, ma era stato abbandonato dai suoi genitori sulla montagna dentro una cesta; impietosito, il Dio della Montagna gli salvò la vita dandogli i poteri e la longevità degli yōkai, ma generando anche la sua avversità al contatto fisico con gli umani: infatti un corpo fittizio come il suo sarebbe destinato a scomparire se venisse a contatto con quello "puro" di un essere umano.


Questa è la trama che troverete su wikipedia, il mio parere è che è uno dei capolavori più belli mai visti, la storia di un amore che nasce piano piano e spinge la giovane protagonista a tornare dallo spirito perché con lui si sente se stessa e il dolore sempre della stessa di quando è lontana e sente quel vuoto dentro che la assale, come se mancasse qualcosa dentro di lei. Quando sono insieme sono felici, lo spirito si sente più umano e l'umana si sente parte di qualcosa di più grande.Lui la ama eppure non può toccarla, lei lo ama ma non può sentire il calore che le dimostra ogni giorno, un solo tocco potrebbe essere fatale e Gin scomparirebbe per sempre. Non voglio dirvi come va a finire perché è una cosa che dovete vedere con i vostri occhi, una cosa cosi bella e straziante che ti fa rimanere a piangere da solo e ammetto che ogni tanto quando ci ripenso mi scende qualche lacrima perché mi ha lasciato un cosi forte sentimento che scuote ogni parte della mia anima. Non lasciatevi influenzare dalle persone che dicono che gli anime sono per bambini, e se proprio volete crederci date a quest'anime una possibilità, la possibilità di farvi provare una forte emozione e di amare in tutti i modi sia possibile amare. Spero di avervi almeno incuriositi un pò, non è solo per persone sdolcinate credetemi perché è una storia straziante, fatta di rinunce, e rassegnazione; quella che ancora non trovo io dopo averlo visto ahahahahah detto questo spero lo vedrete e mi piacerebbe sapere i vostri pareri post film...quindi spero di poterne parlare con voi, magari senza piangere questa volta ;D ciao ciao

Calion-Gli alieni siamo noi -dove mi trovo?- cap3

Iniziò a correre per l’edificio. C’erano strane creature imbalsamate. Alcune più grandi dei nostri dinosauri, dai colori accesi e teste strane. Era arrivata alla conclusione che si trattava di un museo o una roba del genere. Alcune creature avevano la pelle variopinta, ed erano di colori e forme strane. Si fermò a guardare una vetrina. C’era un animale, vivo, simile ad un geco, ma dal colore verde intenso, e occhi gialli e tondi. La cosa era spinosa, e si spostava ad una velocità assurda. Si spiaccicò davanti al vetro mostrando una bocca simile a quella dei pesci pulitori, ma aveva i denti di una sanguisuga. Lisa si spaventò, e andò a sbattere contro una teca che si frantumò in mille pezzi. Un suono assordante la costrinse a tapparsi le orecchie, sembravano ultrasuoni. Iniziò a correre via. Da lontano vide una sagoma, non riuscì a mettere a fuoco, ma sapeva cosa doveva fare, scappare. Uscì fuori da quella specie di museo e si ritrovò su una collina, guardò in alto, il cielo aveva un colore strano, era di un bianco perlaceo intenso, e quando riuscì a far abituare gli occhi vide un pianeta, bianco e grigio perlato, completo di anelli proprio sopra di lei, sembrava quasi che stesse per schiantarsi, ma non era cosi, si muoveva solo su se stesso. << questo non è possibile, non può essere vero! >> chiuse gli occhi, le mani tremavano, sentiva che stava per svenire, ma un altro suono la fece riprendere. Si avvicinava qualcuno. Corse verso quello che sembrava un bosco. Le piante avevano un odore strano, e l’aria era diventata pesante. Delle strane voci si avvicinavano a grande velocità. La vista iniziava ad offuscarsi, e per camminare Lisa si poggiava di albero in albero, ma questo le provocò solo delle ustioni sulle mani. Staccò il borsello prendendo il coltello di suo padre. Il borsello sparì tra le foglie, non aveva forza nelle mani. Continuò a camminare, il respiro si faceva di passo in passo più pesante, non vedeva altro che ombre e voci. L’avevano accerchiata. Il coltellino di suo padre alla mano. << non vi avvicinate! >> La sua voce era debole. Qualcosa la afferrò, ma non riusciva a distinguere nulla, si voltò roteando il coltello, e sicuramente qualcosa colpì. Poi si afflosciò a terra come un ramoscello spezzato. Quando Lisa si svegliò era in una specie di teca di vetro opaco, con delle sonde che ispezionavano il suo corpo. Era mezza nuda, aveva indosso solo una specie di coperta, ma non riconosceva il tessuto, sembrava quasi una seconda pelle, e rifletteva la luce. Non riusciva a muoversi, eppure non c’era niente che la legava. I suoi occhi si riempirono di lacrime, avrebbe preferito essere morta in quel momento. “Ma dove sono finita!” continuava a ripetersi. Poi qualcuno entrò nella stanza. Il corpo di Lisa si liberò dalla morsa, si avvolse nella strana coperta e si rannicchiò sulla lastra metallica e fredda. Un ombra si avvicinò al vetro opaco, poggiò una mano, era nettamente più grande della sua, ma aveva cinque
dita. Lisa fu presa dalla curiosità, e allungò una mano verso l’ombra, che la ritrasse immediatamente, e lei per paura fece lo stesso. La lastra di metallo era fredda, ma quella specie di coperta emanava calore dandole un lieve benessere, si sentiva una cavia da laboratorio. Le mani dello strano individuo si spostarono e pochi istanti dopo il vetro divenne trasparente. Lisa sollevò gli occhi piano, urlò per lo spavento, portandosi le mani davanti la bocca. Una pelle bianco pallido, quasi trasparente, lasciava intravedere le vene sotto il corpo snello e umanoide. Le orecchie erano piccole e allungate verso l’alto, sembravano quelle di un elfo. I capelli erano bianchi e corti, con quello che potevano sembrare dei piccoli rasta che scendevano su un lato, decorati da pietre dai colori intensi. Gli occhi erano grandi e blu notte, ma quasi neri, e non avevano le pupille, un unico colore oscuro e inquietante. Si copri il viso con le mani e iniziò a piangere. Era proprio come pensava, era finita su un altro pianeta. Lo strano alieno la guardava, aveva indosso degli strani abiti. Dalla porta entrarono altri due altri due alieni, avevano la pelle meno trasparente, quasi per niente, e di colore più scuro, quasi sul
grigio. I lineamenti erano però uguali. Una era di razza femminile, e la trovò perfino graziosa, con i suoi occhi viola e i capelli lunghi e lilla. L’altro invece aveva un aria dura e faceva paura, gli occhi erano grigi e grandi, la guardava con orrore e durezza. A Lisa sembrava di essere entrata nel film Indipendence Day, solo che lei faceva la parte dell’aliena. Lo strano e grigio alieno schiacciò un bottone al lato del vetro, e le sonde riportarono Lisa sdraiata e totalmente immobilizzata sul lettino freddo. Lisa si voltò verso l’alieno dai capelli chiari, anche il suo viso era duro. Cercò di leggergli le labbra, e non sembrava che stesse facendo una conversazione piacevole. Poi però quello dall’aria cattiva fece una specie di inchino e se ne andò via. Tornò libera di muoversi, lo strano tipo annui con la testa, lei tremante fece lo stesso e tornò a rannicchiarsi su se stessa. Nei giorni che seguirono le fecero tutti i tipi di test, prelevarono campioni di sangue, capelli, tessuto epidermico, perfino uno stampo digitale del suo apparato nervoso e muscolare. Ma non la fecero mai uscire da quella teca di vetro. Non sapeva neanche se ci sarebbe retta in piedi se fosse riuscita ad uscire. Era debole, e veniva alimentata con delle sonde che ogni sera comparivano come dal nulla per conficcarsi nella sua pelle. Aveva iniziato a dargli dei nomignoli a quegli alieni che ormai vedeva ogni giorno. Per quello grigio era lo stronzo, per la ragazza dai capelli lilla aveva scelto Liliana, perché era molto aggraziata, per quello che aveva visto per la prima volta dai capelli bianchi non aveva scelto un nome, non le veniva proprio in mente. Un giorno lo strano ragazzo dai capelli bianchi si avvicinò al vetro. Le fece dei strani gesti. Riuscì però a capire cosa voleva dirle, e cioè che stavano per aprire la teca. Lisa annui, e la bella Liliana aprì il vetro. Non tentò neanche la fuga, dove sarebbe potuta andare? Di certo non poteva tornare a casa. L’aria iniziò a diventare pesante come la prima volta. Si strinse le mani al petto scendendo dal lettino, si sentiva svenire, cadde in avanti, priva di ossigeno, ma il ragazzo l’afferrò prima di toccare terra. Le aprii la bocca, e le infilò una specie di disco molliccio. Lisa si prese la gola, stava soffocando, ma poi iniziò a inspirare piano, e l’aria divenne leggera e respirabile. Quando capi che l’aria non le faceva più male iniziò ad ispirare affondo, era stupita, credeva l’avrebbe uccisa, invece l’aveva aiutata a respirare.

Fallen The movie :. recensione.:

Allora, spero che la storia che sto pubblicando vi stia piacendo, intanto tra un capitolo e l'altro riprendiamo con le recensioni che erano andate perdute XD come avrete letto dal titolo parliamo di Fallen, io ero li prima ancora che il cinema aprisse LOL ma il mio entusiasmo non era dei migliori; perché il cast non è che mi soddisfaceva molto (e non parlo di bravura ma di come li vedevo io nella mia testa) iniziamo con la protagonista; scommetto che (voi che avete letto i libri ) avrete detto "Ma cosa sono quei capelli lunghi?" e già avevo un brutto presentimento però sono una che non si lascia influenzare da un taglio di capelli, la storia
continua e un altra cosa che non mi è piaciuta molto è stato com'è strutturata la scuola, io ad esempio la immaginavo più come un vecchia struttura psichiatrica (non chiedete ahahah ) Una cosa che mi è piaciuta molto è stata la piscina che la immaginavo proprio cosi e come sono state strutturate le Ombre e le Ali degli angeli che le ho trovate una bella trovata fuori dagli schemi anche se resto fedele alle piume XD per quanto riguarda la trama l'ho trovata molto grossolana e anche se il film dura parecchio t l'ho trovata troppo veloce e affrettata, sono state spoilerate parecchie cose dei prossimi libri mentre lei guardava all'interno delle ombre quando Daniel le dice che non possono farle del male. Per quanto riguarda Penny credo sia l'unica che sia rimasta fedele al personaggio fino alla fine. Di Daniel dico che come attore mi piace tantissimo ma secondo me non ha rispecchiato com'è Daniel davvero, e sappiamo tutti a cosa mi riferisco, Cam...che dire di Cam, non mi è mai andato a genio la scelta dell'attore perché non rispecchiava per nulla la mia idea eppure mi sono ricreduta grazie alla bravura dell'attore come successe per Jace in Shadowhunters. Lo ha reso suo in qualche modo quindi mi ha intrigato parecchio. Se quindi tirando le somme dovrei dare un voto da uno a 10 darei un 5 e lo faccio a malincuore perché ho atteso questo film per tanto tempo, speranze per il futuro, mi auguro che (come successe per il primo Twilight) i prossimi siano migliori. Certo, noi lettori non siamo mai soddisfatti dei film, siamo un popolo nostalgico e pignolo ahahahaha In fin dei conti non è stato un film brutto ma si poteva fare certamente di più per dare merito a questa splendida storia ;D

A presto con un nuovo capitolo di Calion-gli alieni siamo noi ^_^ Un bacione

mercoledì 15 febbraio 2017

Calion gli alieni siamo noi - scoperte- cap2

L’alba arrivò prestissimo ma lei era convinta che era per i suoi pensieri. Aveva il cervello talmente in fiamme che aveva perso la cognizione del tempo. << in piedi, si parte all’avventura! >> Avvertì suo padre aprendo la porta della sua stanza vestito già con una vecchia tuta mimetica e un gilet marroncino con un macello di tasche. << arrivo tra due minuti. >> Con meno vitalità del solito si vesti con una vecchia tuta e una vecchia maglietta. Scese giù per la colazione, ma non la fini nemmeno, non aveva proprio fame. Suo padre era davanti la porta che faceva dondolare le chiavi. L’aria punente di prima mattina era una botta di vita. << pronta? >> Gli chiese sorridendo. << prontissima. >> Si stampò sul viso il sorriso più ottimista e sincero che aveva e salì sul pick-up carico di strumenti del padre. << andremo nella zona sud ovest della statale, dopo l’ultimo terremoto dell’ultimo anno si sono creati dei crateri e al reparto geologico dicono ci sia qualcosa li sotto, sono il primo dello staff ad arrivare perché mi trovavo già in viaggio per la tua festa di diploma, quindi il tuo aiuto sarà prezioso. Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi aiutasse a montare il campo. >> Le spiegò cosa dovevo e non dovevo fare, in pratica si trattava di scavare e scavare, e la cosa la eccitava parecchio. Finalmente poteva lavorare con dei veri strumenti da ricercatore e non con il piccolo chimico che aveva ancora in casa; e poi tutto quello scavare l’ avrebbe tenuta impegnata, cosi da non pensare ne a Rudy ne ai suoi stupidi baci. Arrivarono sul posto, e lo scossone della macchina che frenava le fece aprire li occhi di scatto, aveva passato tutta la notte in bianco e si era addormentata lungo il tragitto. La zona era immensa. Il posto si trovava in un bellissimo bosco pieno di altissimi alberi. Poco più avanti una grande voragine aveva aperto una galleria sotterranea. << Assicura bene la corda a quell'albero con il nodo che ti ho insegnato, poi l’altra estremità alla vita, così come faccio io.  >> Lisa segui alla lettera, caricarono gli strumenti sugli zaini e si calarono nella grotta. Ci volle mezza giornata solo per posizionare le luci e attaccarle ad un generatore. << uff !>>  esclamò lei salendo di nuovo per riavviare il generatore che proprio non voleva partire. << credevi che fosse stato più facile? >> le domandò il padre mentre tirava su le borse vuote. << no, è solo che non ho dormito molto. >> Si sette sul cofano della macchina <<vuoi parlarne? >> Lei sorrise, non era di certo una conversazione che avrebbe fatto con lui, anche se le diceva tutto, ma quella proprio non poteva. << nha, non è niente di che! >> Stavano per ricoprire la caverna quando le luci dell’auto e della grotta si illuminarono fino a scoppiare. Lisa si rannicchiò su se stessa mentre schegge di vetro provenienti dall'auto per poco non la colpirono. << cazzo! >> Esclamò suo padre. << ma che diavolo succede qui! >> Urlò guardando tutto il lavoro di una giornata andato in pezzi e correndo da sua figlia. << tutto ok, sei ferita? >> Lei disse di no con la testa, ma indicò lontano una luce, la stessa luce concentrata che aveva visto la sera prima e in piscina. << e quello che diavolo è? >> presero la macchina e si incamminarono verso la luce che diventava sempre più intensa. Si bloccarono quando si trovarono di fronte una rete spinata, che si estendeva per ettari. Su un cartello poco più avanti una scritta. << Proprietà di Carl Benfatti. >> Lisa lo lesse ad alta voce. << Carl Benatti? >> Ripeté lui correggendola. << Si, ho letto male scusa! lo conosci? >> Suo padre non aveva la faccia di uno che aveva piacere di sentirlo nominare. << Un tempo era un grande scienziato. Poi dopo la caduta di meteoriti 10 anni fa è completamente ammattito. Si dice che abbia speso tutti i suoi soldi per comprare questo terreno e che abbia costruito questo studio proprio intorno ad uno dei meteoriti. Ma nessuno ne è certo, è stato il primo a scoprirlo, e essendo il proprietario del terreno non a mai fatto avvicinare nessuno al suo studio. Si dice che a furia di studiare quel meteorite sia impazzito. >> Lisa rimase ad ascoltare come si ascolta un cantastorie, totalmente affascinata. << allora è meglio andare via, non mi piace questo posto! >> Disse lei mentre guardava quella casa illuminata quasi come se ci fosse un concerto. Un brivido freddo le passò la schiena, poi toccando la macchina una strana sensazione le attraversò la schiena fino alla testa. Si guardò allo specchio della macchina. << papà guarda? >> Aveva tutti i capelli che si innalzavano verso l’alto, quasi si trovasse a testa in giù. Poi anche quelli di suo padre iniziarono ad alzarsi. << energia elettrostatica! Fin qui? >> Guardò con aria dubbiosa quella strana abitazione. << andiamo via, ho paura che le cose che si dicono siano vere, questo sta combinando qualcosa qui, e non è niente di buono. >> Ci volle un po’, ma i capelli iniziarono a riabbassarsi, e successe quando uscirono dal bosco. Lungo il tragitto suo padre fece caso a dei cavi attaccati alla centrale elettrica appena fuori il bosco, e non erano cavi messi a regola d’arte, ma in modo molto sciatto, quindi non era stato fatto da uno degli addetti. Intanto in città i blackout andavano e venivano con frequenza sempre maggiore. << secondo me dovremmo chiamare la polizia! >> Disse la madre di Lisa non appena le raccontarono la giornata. Erano tutti in sala, con delle candele sparse ovunque per illuminare la stanza. << anche secondo me! >> Aggiunse Lisa. Il padre strinse le nocche sulla bocca. << si, lo farò domani, ora è tardi, e sono molto stanco. >> Lisa non obbiettò, perché anche lei era molto stanca. Infatti non appena toccò il letto si addormentò in un attimo. La mattina dopo stessa giostra, all'alba si alzò e avvisata che aveva informato la polizia di quando avevano scoperto si avviarono verso l’abitazione dello scienziato. Rimasero nascosti per non essere visti, e non ci volle molto prima che la polizia arrivò li. Non si riusciva a sentire bene, ma al terzo richiamo abbatterono la porta a calci. Poi delle urla arrivarono fino a noi. Urla disperate di un uomo che in camice bianco veniva portato fuori di forza. Non era neanche tanto vecchio come lo immaginava, doveva aveva l’età dei suoi genitori, sulla quarantina. Ma il modo trasandato e la barba incolta lo invecchiavano terribilmente. La polizia lo tenne, ma Lisa notò che mentre lo portarono via qualcosa gli cadde dal camice, ma non lo disse a suo padre che invece sembrava non essersi accorto di nulla. Stava guardando gli altri poliziotti che tiravano fuori dalla casa\laboratorio i fili che usava per prelevare corrente dalla centrale elettrica. Quindi le loro supposizioni erano esatte. << andiamo via, non c’è più nulla da guardare. >> Si rimisero a lavoro, e iniziarono gli scavi nella grotta sotterranea. Il cervello di Lisa si arrovellava su quell’oggetto che aveva visto cadere dal
camice del dottore. Non toglieva mai la mano da quella tasca, e non appena gli cadde una furia lo invase. Che cosa c’era di cosi importante in quella tasca tanto da mandarlo cosi fuori di testa. Voleva dirlo a suo padre, ma non ne ebbe il coraggio. Era li con sua madre a bere del vino seduti sul divano. Lisa li guardava da dietro l’arco della cucina, sembravano cosi felici, e non voleva rovinare quel raro momento. Si toccò il cellulare, pronta per chiamare Rudy, ma cambiò subito idea non appena tutti i ricordi degli ultimi giorni le tornarono a mente. Ma quello le fece notare che non aveva il cellulare con se. << o no, la grotta! >> Guardò fuori, era appena il tramonto. << prendo la macchina, vado un attimo da Angie, torno in un attimo! >> Inizialmente fu quello il suo pensiero, il cellulare lo avrebbe recuperato la mattina seguente. Ma poi al semaforo fu più forte di lei, girò a destra e tornò nel bosco. Recuperò prima il cellulare, che era proprio dove lo aveva lasciato. Poi senza neanche rendersene conto si ritrovò davanti alla rete di ferro del dottor Benatti. Non ci pensò due volte, era più forte di lei, doveva sapere cosa c’era nella tasca di quello starno tipo. Prese il marsupio con gli attrezzi e scese dalla macchina. Con delle tronchesi tagliò la rete e passò oltre. Il sole era un flebile ricordo, e le prime stelle iniziavano a punteggiare il cielo. Si avvicinò piano, il cuore in gola per l’adrenalina. Salì i tre gradini che scricchiolarono sotto il suo peso. Poi guardò a terra, c’era un cofanetto. Lo prese. La porta scricchiolò per via di una folata di vento, e una luce azzurra e intensa la inondò. Lisa si coprì gli occhi ed entrò dentro. Il laboratorio era pieno di lavagne bianche e strane formule matematiche. Adesso rimpiangeva di non essersi impegnata in chimica e fisica. Poi scoprì la bomba, << wuau, non ci posso credere!! >> Si avvicinò alla luce, proveniva proprio da un meteorite, che era conficcato a terra grande quasi come un armadio e alto altrettanto. Emanava una cerata energia elettrostatica, perché non appena allungò la mano i peli chiari del suo braccio si drizzarono. << quindi era tutto vero! >> Prese il cellulare, e iniziò a scattare foto. << questa è davvero grossa! >> Iniziò a ridere come una matta, incredula a ciò che aveva davanti. Poggiò il cellulare sul su un cavalletto li vicino e iniziò a riprendersi, mettendosi davanti al grosso meteorite. << io, so che non dovrei trovarmi qui, ma questa dovevo assolutamente filmarla. Le voci che si dicevano sul professor Benatti erano tutte vere, lavorava a qualcosa qua giù, qualcosa di grosso. E c’entra questo enorme e grosso meteorite. Ci sono dei disegni sulla lavagne qui accanto, disegni di un portale, come se stesse lavorando ad una porta verso un altro mondo, roba davvero da matti. Ma la cosa strana è che Emana energia propria, e è più o meno un magnete, perché da quello che ho notato tutte le cose in ferro sono ben saldate a terra. Ho trovato anche uno strano cofanetto, tra le stranezze. Giuro, lo apro e lo metto a posto. Se vedrete questo video non denunciatemi ahahah. >> Aprì il cofanetto. << c’è un foglio e una specie di ciondolo di meteorite a forma di rettangolo, ma con la punta molto affilata e a punta. La superficie anteriore è trasparente, mentre il resto è roccia. All’interno sembra esserci del liquido violaceo, non so cosa sia. Sul biglietto c’è scritto “DNA= energia”. Non ditemi che significa perché non lo so hahahahah…merda! >> Si portò un dito alla bocca si era tagliata con la punta del ciondolo. << un attimo, il colore sta cambiando, sta diventando blu! >> Il meteorite emanò una scarica di luce. Lisa aveva il cuore in gola, lo sentiva in ogni parte del suo corpo. Si avvicinò al meteorite ancora di più, e notò in basso una strana forma, e combaciava alla perfezione con la chiave che si era messa al collo. Si abbassò e per un attimo esitò, ma alla fine cedette alla tentazione. Poggiò la chiave sull’incavo della roccia, un fascio di luce azzurra inondò tutta la casa sembrò per un attimo giorno, si coprì gli occhi. Ma non successe nulla. Si scoprì gli occhi tirando un sospiro di sollievo. << questa è proprio bella, uuuuu che paura ahahahah meglio andare via! Alla prossima puntata di scienziati pazzi! >> Si avvicinò davanti al cavalletto e prese il telefono, quando la terra iniziò a tremare. << oddio! >> Lisa si trattenne al cavalletto ancorato a terra, una forza la attirava verso il meteorite, come il metallo ad una calamita. Il meteorite iniziò a cambiare, allargandosi al centro formando un vortice di luce azzurra e bianca. << aiuto, aiuto! >> Urlò invano Lisa. La forza centrifuga era tanta, il cavalletto cedette e fu risucchiata dal meteorite, che si richiuse non appena lei fu inghiottita. Quando Lisa si svegliò era completamente dolorante, e aveva una forte nausea, si girò appena in tempo per non vomitarsi addosso. Si mise in piedi, era strano, si sentiva terribilmente pesante, come se portasse una persona sulle spalle. << ho chiuso anche con la curiosità giuro! Ma che diavolo è successo, dove diavolo sono? >> Aveva battuto la testa, il sangue le colava giù dalla fronte. Tolse alcune gocce del suo sangue sull’occhio, poi si guardò intorno. << ma che razza di posto è questo! >> Arretrò spaventata. Era in un edificio imponente, con delle scritte illeggibili e fosforescenti su tutte le pareti che erano tutte di vetro trasparenti. Nella mente di Lisa iniziò a crearsi la paura; la paura che quel vecchio pazzo avesse ragione, che quello era davvero un portale verso un'altra dimensione. << ma stiamo scherzando! >>

venerdì 27 gennaio 2017

Calion -gli alieni siamo noi- *Inizio dalla fine* cap 1

Ma ciaoooooo parto a razzo dicendovi solo che lasciare questo blog è stata la cosa più difficile per me...ero totalmente bloccata(non che ora sia tanto diverso) ma spero che con il vostro aiuto e sostegno qualcosa finalmente si sblocchi...cosi eccomi qui con un libro che avevo scritto tempo fa ma mai finito! e voglio dedicarlo a tutti voi, spero vi piaccia ^_^ e bentornati nella mia immensa fantasia ;P



L’ultimo giorno di Scuola era sempre il più felice, soprattutto per Alyssa Deverot. E quello era il più importante, che l’avrebbe divisa dalla scuola e la buttava nella vita vera. << Lisa, sveglia o farai tardi al tuo diploma! >> La voce di Candice; sua madre la risvegliò dai suoi pensieri. << Sono sveglia! >> Urlò lei verso la porta. In realtà non aveva dormito molto, era molto agitata. Si guardava allo specchio, con indosso la toga blu e oro della sua scuola. I biondi capelli che si scurivano alla radice ricadevano morbidi sulla toga. << oggi è il grande giorno. Da oggi inizia la vera avventura. >> Sorrise al suo riflesso e girandosi verso la scrivania prese il cappello per provare la tenuta completa. Il suo sorriso illuminò tutta la stanza. Era contenta, finalmente avrebbe fatto ciò che le piaceva più di qualsiasi altra cosa, viaggiare. << Tesoro andiamo! >> Candice irruppe nella stanza. Non era una donna che esprimeva molto i sentimenti, ma la gioia che ebbe nel vedere sua figlia con quella toga la riempì di orgoglio. Di solito Lisa non si preoccupava di nulla, ma quella mattina no, quello era un giorno troppo importante per lei, in più era stata scelta per il discorso di fine anno. Lungo il tragitto continuava a ripetere a mente il suo discorso. E di colpo sembrò sfuggirgli di mente, anche perché non lo aveva appuntato da nessuna altra parte se non i suoi pensieri. << stò per andare in iper-ventilazione! >> Avvisò sua madre che sorrise. << Prendi un bel respiro e ricorda sempre, “ la calma è la virtù dei forti! ” >> Certo quel consiglio era tipico di una madre. << si certo, ma stiamo parlando di me ricordi? >> Chiarì subito lei sottolineando quanto fossero diverse. << bhé in tal caso so già come andrà a finire! >> Quella risposta fece sorridere Lisa, togliendola per un attimo dai suoi pensieri. L’aria fuori era tiepida. Lisa chiuse gli occhi tirando la testa fuori dal finestrino. Voleva sentire l’odore che tanto si sentiva ogni volta che passava lungo quella strada in mezzo alle colline. Un profumo di erba fresca e di rugiada, che la facevano sentire bene; l’odore della terra e di tutto ciò che era selvaggio la faceva stare bene. La sensazione però non durò molto, e pochi minuti dopo si ritrovò davanti il grigio cancello della scuola. << ci vediamo dopo, andrà bene tranquilla! >> Un abbraccio al volo e le loro strade si divisero li. Lisa avrebbe voluto seguirla, e essere spettatore invece di trovarsi su quel palco. Non ci credeva neanche lei ma aveva ansia addosso. Infilò il cappello, Non appena oltrepassò la porta la sua classe si accalcò intorno a lei. Era una delle poche classi dove andavano tutti d’accordo. << Lisa, finalmente, non si comincia senza di te! >> Rudy la prese in braccio in preda anche lui dall’agitazione. << veramente pensavo  quasi di non venire……… >> Nessuno dei suoi compagni fece una mossa. << dai scherzavo, non vedo l’ora di andarmene via di qui, senza offesa! >> Angelica la abbracciò forte. << guarda che neanche noi morivamo dalla voglia di averti ancora tra le scatole sai ahahaha. >> La sua risata trasportava sempre tutti, era la mascot della classe; con i capelli cosi colorati e il modo tutto suo di vestire cosi caotico e tutta via impeccabile. << Facciamoci una foto, voglio portare le vostre facce con me, razza di ragazzacci! >> Lisa diede il cellulare ad un'altra ragazza che era li con la rispettiva classe. << Dite Libertà! >> Avvisò la ragazza prima di scattare. Lisa si strinse tra Angelica e Rudy, i suoi migliori amici << LIBERTA’! >> Urlarono tutti, e immortalarono cosi quel momento unico e carico di emozioni. Di colpo si sentì un poco meglio << andiamo ragazzi, facciamogli ricordare l’ultimo giorno. >> Rudy e Angelica la seguirono sul retro, dove si teneva da cerimonia. Senza farsi vedere piantarono a terra tanti e tanti fuochi d’artificio. << non ci passeremo dei guai? >> Domandò Angie. << o andiamo, che vuoi che ci facciano; sospenderci? Non credo! >> Disse Lisa. << al massimo ci ringrazieranno. >>  aggiunse Rudy, che la appoggiava in ogni pazzia. << Ok Rudy, non appena finito il discorso accendi la miccia! >> I ragazzi iniziarono a varcare la soglia che portava al campo, aspettarono la loro classe e si unirono come se niente fosse. Il preside iniziò il discorso generale, il classico discordo che dicono quanto noi siamo stati in gamba durante l’anno, che tradotto nel linguaggio dei professori voleva significare “ siete stati una palla al piede, finalmente ci libereremo di un po’ di gente ”. Le persone erano un infinità, avevano gli occhi di tutti addosso mentre a uno a uno venivano chiamati sul palco per ritirare il diploma. Mentre Lisa salì sul palco si guardò tra le persone sedute, vide sua madre con gli occhi colmi di gioia, e accanto a lei suo padre. Di punto in bianco la sua sicurezza tornò quella di sempre. Lo salutò con un grande sorriso. Era da tempo che non lo vedeva, e niente era più bello che vederlo li in quel giorno tanto importante. E le faceva ancora più piacere vedere sua madre e suo padre insieme, anche se solo metaforicamente, ma lei non soffriva per questo. Il loro divorzio era stata una cosa consenziente, e lei non aveva sofferto, perché anche se lontani ci sono sempre stati l’uno per l’altra. Secondo Lisa si amavano ancora, ma i dilemmi della vita li portavano sempre ai lati opposti del mondo, e molte delle volte era colpa del lavoro di suo padre Tayler. Il fatto di essere un esploratore lo teneva lontano sua madre e lei non lo sopportò più. Ma Lisa nutriva ancora speranza nel loro amore. Aspettò sul palco che il preside diplomasse tutti, ma continuava a guardare suo padre. Con il solito orologio al polso, in pelle marrone resistente all’acqua che gli aveva regalato tanti anni fa. Con la giacca nuova, i capelli brizzolati  al vento e qualche ruga in più intorno agli occhi. Ma c’era una cosa che amava più di ogni altro in suo padre; Il sorriso che aveva negli occhi quando rideva. L’azzurro dei suoi occhi gli sembrava quasi brillare ogni volta che la guardava cosi. Amava sua madre, ma il rapporto che aveva con suo padre non aveva paragone. << Alyssa Deverot! >> Udì una voce ma non si mosse, era troppo presa dai suoi pensieri. << Lisa! >> Una botta da parte di Angie la fece trasalire, e le indicò il microfono. Con una forza tutta nuova e l’applauso di tutta quella gente si diresse verso il microfono pronta per il suo discorso. << Salve a tutti, spero di non annoiarvi troppo con il mio patetico discorso, ma dicono che sia tradizione quindi eccoci qua. Che dire, sinceramente non lo so neanche io. Posso parlarvi da sognatrice, perché non so cosa ci aspetterà fuori da questa scuola, magari sarò una disoccupata a vita, o magari farò fortuna grattando un semplice gratta e vinci. Non so cosa augurare agli studenti di questa scuola, perché il futuro nessuno sa come sarà. Ma voglio dire una cosa a tutti quelli che pensano che tutto finisca qui; gli amici, la felicità, la giovinezza, non finiscano qui. La vita li fuori è pronta per farci vivere la nostra avventura, è pronta alla nostra vita. Quindi visto che ce ne è stata concessa una sola godiamocela al meglio avverando tutti i sogni possibili e dando un senso a tutto ciò che per noi è importante. Il futuro come ripeto non lo conosco, però mi piace buttare ad indovinare, e credo che da qui comici la nostra libertà la nostra nuova vita, e non bisogna avere paura se questo ci porterà lontano, perché i viaggi più importanti sono quelli che poi alla fine ti riportano a casa contento della vita che abbiamo vissuto! Quindi ragazzi diamo inizio al CASINOOOO!!!! >> Lisa alzò le mani al cielo buttando il cappello in aria, gli altri studenti la seguirono e come da programma i fuochi d’artificio iniziarono a scoppiare colorati nell’aria. Il preside la guardò di traverso, lei sollevò le spalle, mentre gli ospiti si riprendevano dal leggero spavento e applaudirono estasiati. La cerimonia finì di li a poco e non appena le fu possibile si scaravento tra le braccia di suo padre. << Il discorso più strano mai sentito ahahah sempre la solita casinista >> Non gli rispose, lo abbracciò forte assaporando l’odore di bosco e libertà che portava con se. Secondo Lisa se la libertà  doveva avere un profumo, sarebbe stato quello di suo padre. << Chissà perché non mi sorprende che la cosa non fosse programmata! Quando imparerai! >> Si aggiunse Candice. << o andiamo, è il loro giorno, è giusto che lo festeggino come vogliono. >> Lisa si riprese dal suo annegare di profumi e abbracciò anche sua madre. << Calma e rilassati mamma, la scuola è ancora in piedi no! >> Taylor iniziò a ridere grossamente. << deve essere incoraggiante? >> Aggiunse Candice con una punta di amaro in bocca. << sempre la solita seria! >> Uralò Lisa allontanandosi da loro raggiungendo  Rudy e Angie. I genitori di Lisa la guardavano da lontano mentre si godeva il rinfresco con i suoi amici. << l’hai sentito il suo discorso? >> Incalzò sua madre. << certo che si, la nostra bambina è cresciuta ormai. >> Candice si fece seria. << Sono mesi ormai che non parla d’altro che del suo viaggio dopo il diploma! >> I capelli chiari della donna si scossero da un colpo di vento. Le mani le si strinsero lungo la gonna stretta e scura creando qualche grinza su quella stiratura perfetta. << lo so, conosco la tua preoccupazione, ma lei è fatta cosi, non puoi tenerla qui, lei non è… >> L’uomo si fermò. << non è come me, è questo vero! >> Rispose, perché sapeva che era davvero ciò che pensava Taylor. << sarà anche come dici tu, ma non se ne parla, non la lascerò andare via da sola  anche se dovesse odiarmi a morte. >> Il padre di Lisa le si avvicinò poggiando le una mano sulla spalla; il viso totalmente rilassato. << stai parlando perché hai paura per lei o per te stessa Candice! >> Gli occhi scuri della donna si gonfiarono di lacrime, non lo faceva per proteggerla, ma perché se se ne fosse andata anche lei sarebbe rimasta sola, e questo Taylor lo aveva capito da tempo ormai. Cercava sempre di proteggerla, e più lo faceva, più Lisa bramava la libertà. << perché tutti quelli che amo prima o poi vanno via da me? >> Taylor la strinse forte, avrebbe tanto voluto dirgli che l’amava ancora, ma non poteva. << non sei sola, e non lo sarai mai. Facciamo cosi, la porterò in viaggio con me, cosi saprai che è al sicuro, e in pochi mesi la riporterò qui. Anzi, ho un lavoro qui vicino, cosi sarà molto più facile e lei si abituerà stando qui, e anche tu nel vederla lontana tutto il giorno!!!  >> Candice si abbandonò tra le braccia del marito che tanto odiava e amava al tempo stesso. << siete due teste calde, ma ok. >> Finalmente Taylor si decise a lasciarla. << per questo ci servi tu a tenerci a bada. >> Lisa si guardò intorno e vide i suoi abbracciati e sorridenti, “ una buona cosa” penso, non sapendo che l’argomento della loro conversazione era molto meno piacevole per loro di quanto potesse sembrare ai suoi occhi. << ragazzi ci vediamo questa sera alla festa in piscina! Ora vado a farmi coccolare dai miei parenti e i loro regali >> Angie se ne andò, e dopo qualche minuto anche Rudy la lasciò. << Discorso interessante signorina Deverot. Tutta questa voglia di scappare via di qua? >> Il preside la intercetto stringendole la mano con forza. << no signore, solo sento che questo posto inizia a starmi stretto, e voglio provare l’esperienza di vivere una vita a pieno, sapendo di averla vissuta al meglio e al massimo. >> Il preside si passò la mano sulla testa calva. << è un percorso ambizioso, le auguro di poter realizzarlo al meglio. >> Le tese di nuovo la mano. << grazie preside Trever, e auguri con i prossimi studenti. >> Lo lasciò li con altri studenti, mentre se ne tornava dai suoi genitori. << pronta per andare a casa? >> Lisa annui, non era mai stata più pronta come quel giorni. La doccia calda e la cena buonissima di sua madre la fecero rinascere, ma non era il momento di riposare. Era l’ora della festa. << dove vai? >>  chiese sua madre. << alla festa in piscina, Perché che succede? >> Aveva notato una vena alquanto strana nel suo sguardo. << niente, va pure, te lo dirò dopo. >> Era troppo eccitata per la festa, e lasciò sua madre sulla porta.  La macchina suonò, erano i ragazzi. << ok, non aspettatemi alzati, andate a fare un giro no? >> La madre la guardò storto. << ok ok non lo dico più, ciao. >> Urlò ormai in macchina. Voleva essere Candice a dire a Lisa del viaggio, eppure per tutta la serata non lo fece, non ne ebbe la forza, ma quel momento sarebbe arrivato prima o tardi; anzi, più prima che tardi. La musica suonava forte alla piscina notturna, e molti ragazzi erano già in acqua a divertirsi, altri invece ballavano sulla pista invasa da schiuma e bollicine. << questa festa sarà memorabile! >> Avvisò Rudy che già stava puntando la sua preda. << questa volta devo darti ragione, questa sera voglio dare il peggio di me, per una volta. >> Angie si spogliò lasciando tutti a bocca aperta. Col suo costume leopardato << l’abbiamo trasformata in un mostro! >> Disse Lisa mentre finivano tutti di spogliarsi. Si legò i biondi capelli con un elastico e senza pensarci due volte si buttò in piscina. La festa prosegui come tutte le feste, e cioè tra alcol e risate. Rudy se la stava spassando allegramente con una ragazza e anche Angie sembrava aver rimorchiato qualcuno. Lisa non voleva rimorchiare, non adesso che aveva finalmente deciso di andare via. Niente legami emotivi, era già difficile abbandonare sua madre. Se ne andò sul tetto del locale. Si accese una sigaretta, era la prima della giornata, era più che altro un vizio che usata quando voleva riflettere e starsene un po’ per conto suo. Allungò il telo da spiaggia sul cemento guardando il cielo. Il fumo della sigaretta disegnava strane forme, e lei si divertiva a creare cerchi sempre più grandi. Poi delle strani luci attirarono la sua attenzione. Venivano dalla parte più profonda del bosco, nella vecchia area archeologica. Si sporse dal parapetto. Per guardare meglio, un'altra luce intensa si illuminò in lontananza. Abbassò la testa e le prese un capogiro. Forse aveva bevuto troppo per quella sera. Tornò giù dai suoi compagni e gli chiese di riaccompagnarla a casa. << che faccia, tutto bene? >> Chiese Angie. << si, ho solo bevuto troppo! >> appena arrivò a casa stanca morta si fiondò a letto, aveva un mal di testa assurdo, e voleva solo dormire. La mattina seguente suo padre si presentò alla porta con due coperchi e li sbattè proprio davanti alla sua porta. Lisa si copri le orecchie con il cuscino, quel suono le stava scoppiando il cervello. Poco dopo ritornò con un aspirina. << ti fa male la testa per caso! >> La bevve controvoglia tutto d’un fiato. << o sta zitto, tu avresti fatto di peggio. >> Sollevò lo sguardo in tono scherzoso. << questo è vero, ma non devi farlo! >> Adesso invece faceva la parte del padre protettivo. << puoi scommetterci, la prima e l’ultima volta giuro! >> Nella sua testa si accalcarono le immagini della sera prima, balli, schiuma parti, e poi quegli strani bagliori nel bosco. << papà per caso è stato detto qualcosa al telegiornale che riguardava il bosco a sud della statale? >> Gli chiese prima che se ne andasse. << no, che io sappia no! Adesso alzati tua madre deve parlarti. >> Non appena mise i piedi a terra fu presa da un terribile capogiro, e la sua conclusione era che quello che aveva visto era solo uno degli effetti collaterali dell’alcol. << con l’alcol ho chiuso! >> Prese i vestiti sulla sedia puffo accanto al letto e scese giù. Lisa trovò sua madre seduta sulla sedia del salotto, tra le mani una tazza di caffè fumante. << che c’è, se è per ieri giuro non prenderò più un bicchiere contenente liquido azzurro o verde. >> Candice storse il viso e voleva sgridarla per quello che aveva fatto la notte scorsa, ma doveva rassegnarsi che non era più una bambina, e che doveva fare le sua esperienze, e quello voleva anche dire lasciarla andare per la sua strada e vivere la sua vita. << no, non è per quello. Volevo solo dirti che non andrai da sola per quel viaggio! >> Il mondo cadde addosso a Lisa. Era delusa e in quel momento avrebbe voluto esplodere. Lisa sentiva le lacrime accumularsi, lo avvertiva dal leggero pizzicore che le aumentava nei suoi occhi. << non voglio saperti in giro da sola >> Non ce la fece a trattenersi. << come puoi farmi questo, avevi promesso che ci avresti almeno pensato, invece ai solo finto di pensarci! >>  Era un treno in corsa. << Lisa! >> esclamò la madre. << no, niente Lisa. Io non sono così. >> Candice si alzò e la prese per le spalle. << Alyssa, lasciami parlare. >> Non voleva guardarla in faccia. << quello che voglio dire è che non puoi chiedermi di lasciarti sola nel mondo cosi… MA >> Il tono di Candice cambiò e Lisa finalmente si decise a guardarla. << MA, so che sei una persona responsabile, per la tua pazzia!!! E sono disposta a lasciarti andare, a patto che tu parta insieme a tuo padre! >> Lisa esplose per la gioia, certo viaggiare da sola aveva i suoi vantaggi, ma partire con suo padre era davvero una notizia stupenda.  << davvero? Dite su serio? E per te papà va bene sul serio? >> Lisa non aveva mai pensato ad una richiesta del genere per suo padre, perché non voleva essere di intralcio per il suo lavoro. Lui era un ricercatore, un esploratore, e aveva sempre da fare e molti spostamenti da fare. << assolutamente nulla in contrario, e poi per ora ho un lavoro qui, cosi potrai abituarti al lavoro e all’idea di fare questa cosa! >> Lisa scoppiò dalla gioia, le era sempre piaciuto il lavoro del padre, e aveva giurato a se stessa di fare altrettanto. Scoprire cose antiche e sepolte la eccitava da morire, faceva di tutto per stare col padre durante le vacanze estive, per questo amava la fine della scuola, perché per quel poco tempo che poteva dedicarle Taylor, la faceva sentire libera. << sempre che tu voglia accettare, insomma; lavorare col tuo vecchio… >> Lo abbracciò forte. << niente mi renderebbe più felice che viaggiare insieme a te! >> Lo baciò forte, e poi abbracciò forte sua madre. << ti voglio bene. >> e scappò via col telefono alla mano per avvisare Rudy e Angie della notizia. Quella sera si diedero appuntamento alla vecchia villa. Il posto era cosi suggestivo; in alto si vedeva il castello, dove si trovava lei c’era un grandissimo giardino con dei tavoli e dei gazebo sparsi, a un angolo delle altalene e dei dondoli dalle dimensioni enormi tutti in legno colorati. Nel piano inferiore passando per scalinate in cemento molto larghe una grandissima fontana, con l’acqua che cambiava colore, Il tutto era ricoperte da grandi e verdi querce. Lisa se ne stava li, stesa sulla tavola grande del dondolo guardando il cielo e pensando a quanto sia stupendo quello che stava per accadere. Non pensava quasi fosse vero, e si ritrovò a sorridere a quei pensieri che si accavallarono nella sua mente. Quanti posti visitare, quanta gente da conoscere, quante cose da scoprire e riportare alla luce. Poi un urlo la fece spaventare; era Angie che con tutto il suo peso si era buttata su di lei. << sei la ragazza più fortunata della terra lo sai! >> Le urlò l’amica l’orecchio, tanto che il palazzo di fianco alla villa si illuminò e delle persone uscirono a vedere cose fosse accaduto. << abbassa la voce, o penseranno che vi stò stuprando o roba del genere! >> Aggiunse Rudy salutandola come sempre con un abbraccio. << già, datti una controllata, abbi pietà almeno per le mie orecchie! >> Anche nella notte i suoi vestiti risaltavano per quanti colori portava addosso; per non parlare dei capelli. Rudy invece, i soliti capelli corti e biondo cenere portati dietro, come una folta nuvola. La camicia sbottonata e una maglietta nera con scritto “ sono libero e sexy…che aspettate”. << qui ci vuole una bevuta e una foto ricordo! >> Disse Angie tirando fuori la borsa una piccola bottiglia di spumante e dei bicchieri di plastica. << ma tu una volta non eri quella santa del gruppo? >> Chiese sorridendo e guardando stupita insieme a Rudy tutta la scena. << bhè questa è un occasione importante! Finalmente un tuo sogno si avvera, visitare il mondo; seguito da essere la ragazza più fortunata della terra ahahaha in questo momento ti odio da morire sappilo >> Mi passò la bottiglia per stapparla. << mi raccomando, esprimi un desiderio! >> Rudy alzò le spalle. << non è mica una torta? >> La avvisò ridendo. << bhè, sono sicura che andrà bene lo stesso! >> Incrociò le braccia al petto tornando a guardarmi. << ok allora io voglio….. Che questo sia l’anno più bello e stupefacente della nostra vita! Prima dell’università! >> Tutti e tre avevano preso un anno sabatico prima dell’università, Angie per fare esperienza in un asilo nido e trovarsi i soldi per pagare l’università di scienze dell’infanzia. Rudy invece voleva solo starsene a casa e trovare i soldi per la macchina dei suoi sogni, e se ne avrebbe avuto ancora voglia segnarsi all’università come cheff. Adorava cucinare, e non se la cavava affatto male, l’unico suo problema però era lo studio, aveva sempre qualche problema con le autorità in generale; per questo lui e Lisa andavano molto d’accordo, perché lui era la sua versione al maschile. << o grazie per averci messo nel tuo desiderio! >> L’espressione di Rudy si fece buia per un secondo, e Lisa non capì se facesse sul serio o era solo una sua impressione. Brindarono, ma Lisa non finì nemmeno il bicchiere, con l’alcol aveva chiuso dopo la sbronza dell’altra sera. << dai, mettetevi vicini, vi faccio una foto >> Angie prese il telefono di Lisa. Rudy si abbracciò a lei, i suoi occhi scuri brillavano mentre le mani di lei finivano sotto la camicia intorno la sua vita. Lisa
sentiva che si comportava in modo strano. << dai su un saluto come solo noi facciamo, cos’è questo abbraccio morto! >> Rudy sorrise di sottecchi. Era loro abitudine baciarsi a stampo, fu proprio lui ad inventare la cosa, per far capire a tutti che le amicizie esistono anche tra uomo e donna e loro lo facevano spesso. Anche se non era del tutto vero. Per Lisa non era un problema e visto che il suo amico riprese il sorriso si avvicinò a lui. Le loro labbra si toccarono, le mani di lui si strinsero sulla piccola vita di lei mentre la Angie scattava la foto. Un clacsono attirò l’attenzione di tutti. << Ciao Thomas! >> Angie posò il telefono nella tasca di Lisa e corse verso la macchina del ragazzo della sera precedente in piscina. Rudy non lasciò ancora la presa, anzi, la trattenne ancora di più a se e la baciò di nuovo, ma questa volta con passione. << si può sapere che hai? >> domando lei curiosa per il suo comportamento. << è per la tua partenza! Cosi adesso sai! >> confessò lui aspirando a se tutti il suo profumo. << credevo fossi contento per me! E poi, ma di che stai parlando? >> Era spiazzata.  << lo sono, credimi, ma proprio non riesco a vederti partire…credevo avrei avuto più tempo per…… >> Lisa lo guardò bene negli occhi, e adesso capì il perché del suo comportamento. Ogni gesto sembrava amplificato, diverso, e adesso capiva il perché. << ooohh Rudy! >> Si portò le mani tra i biondi capelli tirandoli in dietro. << perché!? >> Il ragazzo allargò le braccia, era disorientato, non sapeva come comportarsi. << perché cosa? è cosi brutto! >> In quel momento Rudy era indifeso. << tu sei il mio migliore amico da……da sempre! >> Iniziò a balbettare, era una cosa che le succedeva sempre quando era sconvolta. << e hai creato il bacio dell’amicizia…. Ci… ci baciamo da una vita! >> Rudy si avvicinò a lei prendendole le spalle. << ed era così, credimi, e mi pento grandemente di aver inventato questo stupidissimo bacio! >> Lisa lo aveva sempre trovato un bel ragazzo, ma non lo aveva mai visto come un possibile fidanzato, ma quelle rivelazioni adesso cambiavano tutto. << e ti pare questo il momento giusto di farmi sapere che sei innamorato di me!? >> Lo spinse via con un dito. << Angie mi ha detto che saresti partita, e…. >> Lisa lo fermò. << io non parto domani! resterò in città con mio padre finché non finirà un lavoro nella zona, maledizione! >> Rudy voleva lasciarla con un regalo romantico, cosi che lei si sarebbe ricordata di lui per tutto il viaggio, invece aveva ottenuto tutto il contrario, e cioè un amica davvero arrabbiata. << ops! >> Si portò le mani tra i capelli maledicendosi di quel gesto. << ops!....ti…ti rendi conto che io baciavo te con tutta la semplicità de l mondo mentre tu eri innamorato di me, mi hai mentito e hai mentito ai miei baci! >> Iniziò a balbettare e a fare discorsi insensati. << ho mentito ai tuoi baci? >> Ripetè lui quasi ridendo, in parte sollevato che lei non fosse partita domani in parte per la stupidaggine che aveva appena fatto. << SI, io ti baciavo come si bacia un amico, mentre tu ci mettevi dentro un sentimento diverso….sei innamorato di me! >> Disse con una faccia quasi schifata. << la trovi una cosa tanto incredibile! >>  Domandò lui facendole notare l’espressione che aveva appena usato. Lo fece sedere accanto a lei sulla giostra. << no, non è incredibile, ma è triste! Perché davamo due significati diversi, e non so come tu abbia fatto tutti questi anni a baciarmi. E’ da sadici te ne rendi conto! >> Lui abbassò la testa. << Sono riuscito a trattenermi.  >> A quel punto Lisa era nel panico, aveva davanti a se un bel ragazzo, il ragazzo della porta accanto, Spiritoso, intelligente e bello, ma c’era un unico problema, era il suo migliore amico, e non sapeva come comportarsi, a quel punto una qualsiasi scelta avrebbe cambiato tutto ugualmente. << ragazzi mi dispiace abbandonarvi, ma Thomas mi ha invitato per un caffè, non vi dispiace se vado vero? È cosi carino! >> Disse Angie mentre riprendeva fiato dopo una corsa che non avevano neanche sentito arrivare. << nessun problema, va pure. >> Lisa le sorrise e scattò via in un lampo verso la macchina all’uscita della villa. Il silenzio che era calato tra i due era tagliente come lame di rasoio. << continuerai a non parlarmi? È snervante sai! >> Proprio in quell’istante la corrente se ne andò in tutta la città. << perfetto, un blackout, per chiudere bene la serata! >> Lisa si sollevò sulla giostra, e in lontananza vide ancora una flebile luce concentrarsi nella zona della statale. << la stai facendo più grossa di quello che è! >> Lo prese per il colletto. << è grossa Rudy, come la prenderesti se Angie venisse ora da te e ti dicendoti “sai Rudy, sono innamorato di te e ti baciavo con la scusa dell’amico perché volevo assaporare le tue dolci labbra!” >> La faccia di Rudy si contorse come se avesse appena mangiato un limone. << non lo farebbe mai! >> Ecco il punto a cui lei voleva farlo arrivare. << ecco bravo, è proprio quello che pensavo io, adesso sai come mi sento! >> Prese il cellulare per fare luce verso l’uscita. << Lisa, sono un ragazzo, non posso farci niente se mi piaci. Vuoi prendermi a schiaffi, fallo pure, ma questo non cambierà di certo le cose. >> Gli puntò la torcia del cellulare in faccia. << ma le cose cambieranno ugualmente. Anche se ti prenderei volentieri a schiaffi! >> Lungo il tragitto Lisa non fini di borbottare neanche per respirare, poi quasi a casa le luci si riaccesero. << da qui posso andare da sola! >> gli disse lei indicando casa sua in lontananza. << ti chiedo scusa, io non sapevo che saresti rimasta, ma non mi pento di ciò che ho fatto! >> Si avvicinò a lei, intrappolandola su un lampione, poggiandole la fronte sulla sua. Il cuore di Lisa prese a battere forte, quel bacio che ormai erano abituati a darsi alla fine di ogni uscita questa volta era diverso. Non era più innocente, aveva dei sentimenti pesanti da portare. Eppure quando lui si avvicinò non lo scansò. Le sue labbra erano calde, e sapevano di spumante. Poi ripensò a tutto quello che gli aveva detto solo poco prima e senza neanche dirgli ciao scappò via lasciandolo li con le mani tra i capelli. “ma cosa mi è preso? lasciarmi baciare cosi dopo quello che gli avevo appena detto!” Era buttata sulle coperte viola e lilla del letto. Attaccate al muro tante delle loro foto, e molte in cui si baciavano. Adesso le faceva quasi male guardarle, e si dava la colpa dei sentimenti che provava Rudy per lei, perché lei non lo amava; si, era stato piacevole quel bacio, e lo ammetteva, ma non poteva fare quello al suo migliore amico, non poteva prenderlo in giro su una cosa tanto importante. “farò finta che non sia mai accaduto! Si, farò cosi” pensò tra se e se cercando di dormire, fino a quando non squillò il cellulare, era un messaggio di Rudy. - mi dispiace per questa sera, sono stato un vero coglione, non voglio metterti pressioni, ma non mi arrenderò, aspetterò finché non partirai una tua risposta, qualunque essa sia, io ti vorrò bene comunque – Il poco sonno di Lisa finì la.


Ed eccoci alla fine del primo capitolo...spero vi piaccia, per qualsiasi cosa lasciate pure un commento o contattatemi ^_^ alla prossima, e non sarà tra tre anni ahahahahah