pensieri.parole.fantasia: agosto 2017

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martedì 1 agosto 2017

Calion-gli alieni siamo noi- 6cap cambiamento

Senza che nessuno glie lo ordinasse girò i tacchi e se ne andò via. << visto, si sta cominciando ad abituare alla tua presenza. >> Bilias sistemò la piccola lancia che aveva attaccata alla cintura e si accostò. << i vestiti del nostro popolo ti stanno davvero bene. >> In un secondo Lisa si sentì avvampare, ma girò di scatto la testa dall’altra parte. Intanto il generale Nea era ancora dietro la porta della ragazza, ascoltava, studiava la presenza di Lisa, doveva assolutamente  saperne di più sul conto di quella Ghisana. Feira uscì pochi istanti dopo, trovando ancora li il generale. << cosa ci fa ancora qui? >> Lui poggiò una mano sulla porta della stanza. << analizzo mia cara, analizzo! >> Neanche a Feira piaceva il generale, quindi lo lasciò li e se ne andò via. << avrai molte domande da fare, e non ti nascondo che anche io sono molto curioso di sapere! >> Lisa non era in vena di carinerie. << ho solo una cosa da dire. Voglio andarmene da qui il prima possibile. >> Bilias non sembrò turbato dalla sua arroganza. << se mi dici come hai fatto, puoi andartene anche adesso! >> Lisa stava per dire qualcosa, ma si bloccò. Non sapeva neanche lei come aveva fatto, ricordava solo qualche frammento di quella strana sera nel laboratorio del professore. Si toccò la testa che aveva battuto quando era arrivata li. Non ricordava quasi nulla. << bene, visto che è cosi, credo che dovrai stare qui ancora per un po’. >> La cosa era frustrante. Mancava da casa da giorni ormai. Come avrebbero reagito alla sua scomparsa? << non devi avere paura, nessuno ti farà del male, se non sarà necessario! >> Quello per Lisa era molto di più di un avvertimento. << questo dovrebbe essere rassicurante? >> Gli occhi di Lisa si fermarono su quelli bui dello strano ragazzo cosi simile a lei, eppure cosi diverso anni luce. << hai la mia parola, puoi fidarti di me. >> “fidarmi” pensò Lisa. “a malapena mi fido dei miei pantaloni” Poi sorrise pensando al suo pensiero, visto che non li indossava nemmeno più i suoi pantaloni. Non sapeva se poteva fidarsi, ma doveva sfruttare il fatto che lui era comunque importante li, e per rimanere lontana da quello psicopatico di generale doveva avere la sua amicizia. Lisa allungò la mano. Il ragazzo la fissò, non sapendo cosa fare. << cosa dovrei farci? >> chiese. << Bhè, sul mio pianeta è il gesto che indica un accordo, dovresti stringerla! >> La guardò con una faccia dubbiosa. << ok! >> disse lei arretrando la mano, ma poi fu lui a stringergliela. << le vostre usanze
sono cosi curiose! >> La sua pelle era tiepida. Era cosi strano che trovasse un gesto cosi semplice e scontato curioso, ma per loro tutto quello che faceva era strano e diverso, in fin dei conti era lei l’aliena li, e non il contrario. << posso farti una domanda? Cosa vuol dire Ghisana? >> Il ragazzo non mollò la sua mano. << è il termine che noi usiamo per straniero e esseri diversi o non catalogabili sotto il nome di Calioniani. >> La cosa non la stupì. << praticamente quello che noi chiamiamo Alieno, cioè persone o cose che vengono da mondi a noi sconosciuti! >> Per la prima volta sembrava lei la cantastorie e lui curioso e avido di ascoltare ciò che diceva. << esattamente. >> Lisa tornò a fissare le loro mani intrecciate, di come il ribrezzo che provava i primi giorni sia sparito. << adesso puoi lasciarla! >> Avvisò lei con un sorriso arrossendo in volto. << oh, si scusami. >> Bilias era totalmente affascinato da quella strana creatura, umana, era cosi che si chiamava la sua razza. Aveva sempre avuto un presentimento che non erano soli nell’universo, e quella era la prova tangibile. Suo padre glie lo diceva sempre che il loro pianeta non era altro che un sassolino in mezzo ad un grande e vasto oceano di stelle. Era nella stanza grande, un immenso salone ornato di storia e di antiche battaglie; guardava la mappa del regno che suo padre gli aveva lasciato. Ogni volta che passava davanti a quel dipinto non poteva che pensare ai suoi genitori, Kalua e Turu, e di come fossero morti in battaglia nella grande lotta contro i Reiti, il popolo opposto sul loro pianeta, che cercarono di occupare il regno di Calion. Lui era il loro unico figlio, l’ultimo della stirpe reale, e il regno di Calion ora era affidato a lui, era compito suo proteggere il popolo, anche se dopo l’ultima battaglia i Reiti si erano estinti. Si fissò la mano che aveva stretto a Lisa. Non era loro costume avere approcci fisici, non era abituato a sentire il contatto di un'altra persona, soprattutto quello di una Ghisana. << i vecchi fantasmi tornano nella sua mente signore? >> Il generale Nea entrò nel grande salone. << affatto, pensavo solo alla Ghisana, è davvero una strana creatura. Hai visto il colore della sua pelle, cosi roseo e i suoi occhi, hai mai visto occhi come quelli? Di un oro cosi intenso e abbagliante?! >> Il generale stava per criticare l’enfasi che metteva nel pronunciare quei complimenti per una sporca aliena, ma si trattenne. << è molto diversa da noi signore, i costumi e le usanze sono diverse anni luce da noi, potremmo cercare di conoscere meglio la sua razza e capire da dove sia venuta! >> Il ragazzo si girò verso di lui. << credevo non ti piacesse la Ghisana? >> Il generale era calmo, e sapeva come usare le parole. << non mi piace non conoscere chi ho di fronte mio signore, potrebbe essere una spia dei Reiti, oppure un perlustratore della sua razza prima di un attacco? molteplici sono i miei dubbi, se dovessimo andare in contro ad una nuova battaglia voglio sapere chi devo affrontare! >> Bilias si fidava di Nea, lo aveva cresciuto, lo aveva rafforzato e temprato. << dubito che sia una spia dei Reiti, ormai non sono più un pericolo, ma hai ragione, bisogna studiare bene i suoi comportamenti. >> I loro modi di studiare i comportamenti erano molto diversi. Bilias adorava studiare Lisa perché era qualcosa che non conosceva e poteva insegnarle cose nuove; era avido di conoscenza. Nea invece aveva altri scopi in testa, e nessuno di questi era la pura conoscenza o la paura di un attacco. Quella sera Lisa non dormi sul letto invisibile, non riusciva a prendere sonno, aveva sempre la sensazione che stesse per cadere, e il fatto di vedere il vuoto sotto di lei la spaventava. Prese il lenzuolo con il quale si era coperta per andare con Feira e lo stese a terra. Si addormentò sul pavimento, che le sembrava mille volte più comodo e solido di quel letto invisibile. La mattina seguente o quella che per lei era la mattina seguente, Feira portò altre cose da mangiare, ma il suo stomaco si rifiutava di ingoiarle. << non hai appetito oggi? >>  le chiese lei preoccupata visto che il giorno prima aveva spazzolato tutto quello che aveva nel piatto. << questa volta passo! >> Lisa cominciava a sentirsi male li dentro, certo non voleva uscire tra tutti quegli alieni che l’avrebbero uccisa senza pensarci due volte, ma non vedeva niente oltre quelle mura da giorni, e stava cominciando a stranirsi, lei era uno spirito libero, abituata a stare fuori all’aria aperta, e quella gabbia la stava soffocando. << che cos’hai Umana? >> Le urtava persino il fatto di essere chiamata cosi. << niente, sono solo nervosa, mi manca l’aria qui! >> Feira era gentile, ma lei non poteva darle la libertà che voleva. << vuoi che chiami un medico? >> la cosa almeno la fece sorridere. Era così svampita e tra le nuvole. << ahahah no Feira no, ma grazie per avermi fatto fare una risata, ci voleva. >> Come le piaceva guardarla mentre non capiva cosa stesse dicendo. << voi umani fate tutti questo strano rumore? >> Chiese riferendosi alla sua risata. << non dirmi che voi non ridete? >> la cosa la scioccò parecchio. << come fate a esprimere gioia? Dolore, rabbia? >> Ancora una volta sembrava parlare ad un muro. << il nostro popolo non ha bisogno di provare queste cose, i semi della conoscenza ci danno tutto ciò di cui abbiamo bisogno, non ci serve altro. >> Non riusciva a credere alle sue parole. << dai, stai scherzando, avete totalmente azzerato i rapporti sociali perché nutrite la vostra mente con quei semi? Vi crescerà una pianta nel cervello se continuate così! >> Erano sedute una di fronte all’altra, lei studiava la struttura della sua pelle, e il battito del cuore. << no, impossibile, i semi sono fatti di luce, materiale inorganico, si dissolvono dopo poche ore! >> Le prese una mano guardandola in faccia. << stavo scherzando! Ma questo non toglie il fatto che non avete più rapporti sociali tra di voi! Insomma, come fate a…..bhé….dai hai capito no…. >> Fece cenno di no con la testa. << creare nuovi alienucci bebè? >> Si mise un pollice in bocca per imitare un bambino. << i nuovi nati vengono tutti creati in laboratori specifici, quando il nostro corpo arriva a maturazione il nostro ovulo viene impiantato nelle vasche di gestazione, li insieme al seme maturo maschile si formano, e li dentro quando la fecondazione avviene hanno tutto ciò di cui anno bisogno fino a maturazione >> La faccia di Lisa prese una forma indescrivibile. << perché voi come fate? >> Sinceramente la cosa la sconvolse talmente tanto che non voleva quasi rispondere. << la trovo una cosa orribile! Il nostro metodo è davvero molto, molto meglio, e molto, molto più divertente. >> Proprio in quell’istante entrò il generale Nea. << parlando di divertimento! >> Disse piano lei sperando però che il generale afferrasse la frecciatina e la faccia schifata. << ho interrotto una conversazione interessante? >> Il suo essere bonario le faceva venire la pelle d’oca. << in effetti si, parlavamo delle usanze del mio paese in rapporto con altre persona, una cosa che persone spregevoli e arroganti come lei non potranno mai capire. >> La mascella del generale si serrò, ma non ebbe alcuna reazione. Lisa era già nervosa di suo, e la sua presenza non faceva che aumentare la sua ira. << la nostra ospite è alquanto agitata oggi! >> Proprio in quell’istante entrò Bilias. Sul viso di Lisa si formò un largo sorriso, quando era nella sua stessa stanza sentiva un senso di rilassamento, come se tutto fosse sotto controllo. << agitata, e come mai? Sei stata forse importunata di nuovo dal generale? >> Lisa fece cenno di no con la testa. << no, sono solo angosciata per via di questa stanza. Non vedo altro che muri bianchi da giorni ormai >> Il generale si piazzò tra i due. << Perché non portarla nei suoi alloggi, li nessuno entra, e c’è tanto spazio dove la nostra ospite può rilassarsi e riprendersi. >> Il sopracciglio di Lisa si alzò automaticamente. Il generale che prendeva idee per il suo benessere? << non è affatto una cattiva idea, i miei alloggi sono molto più confortevoli. Cosi mi potrai parlare un po’ del tuo mondo! Per te va bene? >> In quel momento Lisa era spaventata, non sapeva cosa fare, continuava a essere sospetto il comportamento del generale, ma doveva ammettere che quella era l’unica cosa sensata che aveva detto da quando si trovava li. << si, per favore. >> La voglia di uscire, di vedere e di respirare aria pulita era troppo forte, ma sarebbe stata attenta al generale, sarebbe stata attenta a tutti in generale. << allora andiamo, voglio sapere qual è la conversazione tanto difficile che il nostro generale non può capire! >> Lo segui fuori la stanza. La testa sempre coperta dal lenzuolo, vedeva solo il pavimento. Era tutto fatto di piastrelle color mattoncino, molto più grandi delle normali mattonelle, hai lati aveva stretti il generale e Feira, quindi vedere qualcosa era impossibile. Ma già il fatto di sentire l’aria sulla sua pelle era qualcosa. Non ci volle molto, superarono un ampio cancello per poi dopo qualche minuto entrarono in un grosso portone di metallo chiudendoselo alle spalle. Solo allora le tolsero il cappuccio. << benvenuta nella mia casa! >> Il soffitto era talmente alto che sembrava non finisse mai, le pareti erano di vetro opacizzato, gli arredamenti erano diversi; freddi, senza un briciolo di amore e cura. Ne un quadro, ne un vaso di fiori, niente, solo delle vecchie librerie dove c’erano libri che non venivano letti da una vita, se mai li avessero letti. Una grandissima scalinata si divideva in due e portavano ai due lati del palazzo. << noi ora andiamo, chiamate pure se occorre la nostra presenza. >> Feira liquidò sia lei che il generale. << andate pure! >> Confermò Bilias affascinato dalla faccia stupefatta di Lisa. Percorse qualche metro, sulla sinistra un grande arco di vetro divideva l’entrata da un ampissimo salone. Acceso al centro c’era un camino dalla fiamma blu, ma non emanava alcun calore. Sopra di esso una grandissima mappa di quello che era tutta la città. Si avvicinò a lei, che si guardava intorno curiosa. << questa è tutta la città? >> domandò lei. << in parte! >> Lisa iniziò a farsi due calcoli. << aspetta, hai una casa che sembra un castello, ti danno del lei, e tutti si rivolgono a te come a un dio, ti prego non dirmi che sei un principe? >> Si portò una mano sul petto trattenendo il respiro. << no, non sono il principe! >> Prese un sospiro di sollievo sorridendo e buttando fuori l’aria, che razza di figura avrebbe fatto se aveva parlato in quel modo davanti a un principe, anche se di un altro pianeta restava sempre un principe. << io sono il Re! >> Per poco non si strozzò con la saliva. << questo che vedi è il mio regno. >> Il cuore le si bloccò in gola. Avrebbe dovuto capirlo dall’inizio. Da come il generale si rivolgeva a lui. Dal suo portamento posato ed elegante. Non spiaccicò una parola, non sapeva proprio che dire. << allora, vuoi vedere il giardino? >> Bilias la accompagnò fuori la porta. A malapena vedeva il cancello di metallo da dove erano entrati. << è immenso! >> Non aveva parole, era ricco di fiori colorati, che si muovevano quasi di proprio conto sembrando vivi. Guardò il cielo, che era sempre bianco perla e il pianeta enorme e bianco che lo sovrastava girava lentamente con il suo anello color grano sbiadito. Dall’altra parte invece un pianeta blu scuro si avvicinava. Colorando il cielo di un turchese intenso che si mischiava col colore perlato dell’altro pianeta. Una visuale surreale, non sapeva se restare a guardare quello strano cielo o tornare a fissare i meravigliosi colori della terra. Gli alberi avevano il tronco grande e marrone, le criniere cambiavano intensità di verde e si muovevano di pochi centimetri su loro stessi. << è soltanto quello principale, vieni! >> “Quello principale!” a stento riusciva a vedere la fine di quello e ne aveva addirittura un altro sul retro! Guardò l’immensità del palazzo fatto di vetro opaco, sembrava un giocattolo, solo mille volte più grande. Le finestre erano tutte illuminate da luci fioche e pallide. Quando aggirarono il palazzo non riusciva a credere a ciò che vedeva. A destra si apriva un bosco, con tantissimi e fitti alberi dalla criniera verde scuro che si illuminavano a intermittenza, muovendosi delicatamente quasi se danzassero. Di fronte a loro invece il terreno si spezzava all’orizzonte, sotto il quale scorreva un fiume impetuoso che cascava giù in una infinita e spumosa cascata. Un lembo di terra arrivava fino alla criniera della cascata. Il castello era costruito proprio sopra il letto di un fiume. L’intero bosco e tutto ciò che c’era intorno era costruito a chissà quanti chilometri di altezza. << mio Dio! >> Disse lei appoggiandosi sulla spalla di lui con il palmo della mano. << ti senti meno agitata adesso? >> Non rispose subito, era rimasta incantata da quel posto, dal rumore della foresta, dallo scosciare forte e impetuoso dell’acqua, da tutti quei colori di quel pianeta, che a differenza dei loro abitanti esprimevano emozioni.  << molto meglio grazie! >> Bilias provava qualcosa in fondo al suo spirito, come se fosse contento di vedere quegli occhi gialli come il grano brillare in quel modo, come se tutta la sua energia stesse per spruzzarle fuori. Non aveva mai sentito quella strana sensazione in vita sua. Di fronte a loro un ampio gazebo in tende rosa e celeste chiaro. Bilias la invitò li sotto. Per terra c’erano dei veli soffici e morbidi come la seta. Lisa non resistette alla tentazione, e si sedette a terra. La sensazione di freschezza di quella stoffa sulle gambe scoperte le provocò un brivido lungo la schiena. << non ti siedi? >> Lo incitò lei. Bilias si chiedeva del perché avrebbe dovuto sedersi, non lo aveva mai fatto, ma lo fece comunque. << vivo qui da una vita, e le volte che sono venuto qui si contano su una mano. È la prima volta che mi siedo qui sotto! >> La schiuma della cascata che scivolava giù portava gocce di acqua che si illuminavano di mille colori. << non ci credo! Non vedi la bellezza di questo posto! >> Lisa si tappò la bocca, non appena si accorse con quanto sgarbo si era rivolta al re. << chiedo scusa >> Bilias scosse la testa. << non devi scusarti. >> Lisa fu catturata da quegli occhi bui. << guarda! >> Gli disse poi indicando la cascata. All’orizzonte il colore turchese di quello che doveva essere un tramonto si scontrava con le particelle d’acqua, e formava un arcobaleno che inondò tutto il giardino di colori, dal blu al giallo, dal viola al verde. Bilias non aveva mai notato quel particolare, oppure non si era mai interessato a guardarlo. << guarda l’intensità dei colori, come tutto sembra più luminoso e carico di energia! >> Sentirla parlare con tutta quella gioia negli occhi fu la cosa più bella che avesse mai visto. << questo posto sembra cosi perfetto da sembrare un quadro ad olio, i colori sono cosi intensi e luminosi. Non mi dire che questo non ha mai scatenato niente in voi. Praticamente questo è il posto che cercavo nelle mie avventure. Assolutamente stupendo! >> Bilias non si era accorto da quanto aveva smesso di guardare il panorama e si fosse concentrato su Lisa. Su come il colore dei suoi capelli si illuminava intrappolando gocce colorate di rugiada tra la sua bionda chioma. Di come la sua pelle cambiava colore ogni volta che sorrideva. << forse puoi aiutarci tu a ritrovare il nostro lato carico di emozioni. >> Lisa si voltò verso di lui. I suoi occhi stavano cambiando. Si avvicinò per guardarli. Dei puntini bianchi si muovevano all’interno, e si illuminavano sempre di più. Sembrava che avesse il cielo della sua terra in quegli occhi. Un manto blu che vorticava di stelle. Poi le piccole luci divennero sempre più grandi, finché il colore dei suoi occhi mutò, diventando da blu notte quasi nero a un bellissimo azzurro. Sul volto di Lisa si formò un sorriso. Le vene sotto la pelle chiara lasciavano vedere un lieve colore blu. << dovevo accorgermene prima che eri un re. Sei diverso dagli altri della tua specie! >> Lisa si decise a spostarsi. Non sapeva qual’era il canone di bellezza degli alieni, ma quello di Bilias non le dispiaceva affatto. Le sue labbra erano a cuore e carnose, pallide. Ma quegli occhi, che fino a poco prima la inquietavano ora invece le ricordavano casa sua, e il cielo che non sapeva se avesse rivisto ancora. Il pensiero della terra le fece tornare alla mente i suoi genitori. A quel punto stavano sicuramente impazzendo su dove fosse. Il tramonto era sceso. << i miei occhi ti spaventano? >> Azzardò lui cercando di ricordare quale sensazione fosse più adatta per quello che voleva dire. << Inizialmente si, ma ora non più! Ti succede cosi tutte le sere? >> Disse indicando il cielo che ormai aveva lasciato posto al turchese del pianeta che girava di fronte la cascata. << si. La cosa ti disturba? >> Non sapeva perché ma quella frase gli provocò qualcosa, qualcosa che somigliava al dispiacere. << affatto, io li trovo molto belli. Mi ricordano il cielo di casa mia! >> Lisa rimase scioccata. “ma che cosa stò facendo? Stò flirtando con un alieno?!” << bhè, è meglio rientrare adesso! >> Si sollevò di scatto non appena quel pensiero si materializzò nella sua mente. Bilias non riusciva a capire cosa avesse fatto cambiare umore cosi alla giovane Ghisana ma non gli diede peso, non era da loro essere invadenti e interessarsi troppo alle persone, anche se avrebbe voluto chiederlo; ma le cattive abitudini sono sempre dure a morire.