Fin da quando ho ricordo, ho sempre
saputo di non essere una ragazza adatta alla routine; mi sentivo diversa dalle
altre persone e ragazzi della mia età, e per questo tentavo sempre di scappare
dalla realtà rifugiandomi nella mia fantasia, piena d’azione, creature magiche
e … i miei preferiti: vampiri e licantropi. A qualcuno potevo sembrare strana.
Ero sempre al centro dell’attenzione per mia sfortuna; gli occhi delle persone
che mi fissavano giorno dopo giorno, che mi apprezzavano solo per la mia
bellezza della quale non mi ero mai lamentata, ma oscurava la mia vera persona,
quasi provenissi da un altro pianeta. Per questo adoravo le storia di fantasia;
perché li potevi essere e fare tutto ciò che volevi, e non dovevi preoccuparti
dei problemi che la vita ti dava. Quello che non sapevo, però, era che un
giorno mi sarei ritrovata in una delle mie più aspettate e inquietanti
fantasie.
Mi chiamo Keyra, sono “ nata ” e
cresciuta a Providence nel North Carolina; sono sempre stata una ragazza
riservata anche nei riguardi dei miei compagni di classe. A volte pensavo
perfino che avessero paura di me! Molti mi offrivano di uscire, inviti un paio
di volte accettati, ma mi sentivo un’emerita estranea, un lupo nero in un gregge
di bianche e candide pecore. Stavo sempre per i fatti miei, preferivo la
solitudine alla compagnia. Una volta conseguito il diploma passavo tutto il mio tempo
a leggere e sentire musica, rifugiata nella mia fantasia dove sapevo di essere
in completa armonia. I miei giorni passavano tutti in fretta e uno uguale
all’altro. Non che la cosa mi dispiacesse, ma da qualche giorno mi sentivo
stretta in quella città, in quella casa, in quella vita. Tutto però, cambiò il
giorno del mio diciannovesimo compleanno, con l’arrivo di persone che mi
sconvolsero completamente l’esistenza.
<<Buongiorno Key, tanti
auguri>> Disse mia madre affaccendata a preparare la colazione e qualche
dolce. Era un fenomeno in cucina la cuoca migliore che conoscevo, e forse anche
l’unica.
<< Buongiorno mamma, e grazie! L’età
comincia a farsi sentire! >> La chiamavo mamma, ormai era come se lo
fosse. Persi i miei genitori quando ero molto piccola, non avevo ricordi di
loro, tutto quello che avevo, era qualche foto riposta chissà dove, cosi Rachel
e James divennero i miei genitori. Quando ero piccola e chiedevo di loro,
rimanevano sempre sul vago dicendomi solo che erano morti in un incendio mentre
io mi trovavo a casa di Rachel. Anche se si conoscevano, non mi parlavano mai
di loro; forse parlarne faceva loro male quanto a me. Ho sempre cercato di
trovare le mie vere radici per capire più su di loro e su me stessa ma mi era
stato sempre offuscato il cammino e per non provocare altri dolori a chi amavo,
non pensai più e continuai a vivere la mia via. Sentii strani rumori venire
dalla casa accanto.
<<Cos’è tutto questo
rumore?>> Mi avvicinai alla finestra e scostai le tende. C’era un gran
trambusto.
<< si stanno trasferendo i nuovi
vicini, sono arrivati qualche ora fa. Preparo dei dolci per dar loro il benvenuto,
sono vecchi amici di famiglia >>.
<< spero non scappino via come i precedenti!
A quanto pare sono davvero pessima come vicina di casa! >> Dissi ridendo
al ricordo di Mary. Ai suoi genitori non andava bene che la figlia uscisse in
piena notte per andare a vedere la luna e le stelle nel nostro posto speciale.
Lei è stata la mia migliore amica, avevamo un rapporto bellissimo, ma due anni
fa i suoi genitori decisero di trasferirsi e se ne andarono lasciandomi nella
mia solitudine. Lei per me era unica e continuava ad esserlo.
<<Perché invece di lamentarti, non
ti rendi utile e vai a mettere in ordine la camera?!>>.
<<Ok capo come vuole!>> Salii
in camera e, guardando dalla mia finestra, ripensai ancora una volta a Mary, di
quando l’inverno ci lasciavamo messaggi di luce sui vetri. Non so quanto rimasi
con lo sguardo perso nei miei ricordi, ma sentii qualcuno parlare dall’altra
parte della finestra:
<< Hey! Tutto bene! Sei rimasta
ipnotizzata per caso? >> Alzai la testa per rispondere, ma rimasi senza
fiato. O ero morta o il paradiso era calato sulla terra.
<< Ciao, io sono il tuo nuovo
vicino, mi chiamo Gabriel … tu sei Keyra giusto!>> Al suono della sua
voce non riuscii più a pensare, era cosi melodiosa e dolce. Lo vedevo diverso
dagli altri ragazzi, come una strana sensazione. Il colore della sua pelle era come
cacao chiaro, i suoi occhi erano neri come la notte e i suoi capelli erano
corti e anch’essi nero corvino. Era bellissimo, a quel punto dovevo
rispondergli così presi un bel respiro e reagii.
<< S…s….sì, sono Keyra, piacere di
conoscerti. Spero vi troviate bene qui!>> Di colpo, nella camera di
Gabriel entrò una ragazza; all’inizio non si accorse che ero lì a parlare. Da
quello che potevo notare, erano fratello e sorella, il colore della loro pelle
era identico cambiava però il colore dei capelli, che erano lunghi di un biondo
cenere mentre i suoi occhi erano di un grigio scuro, molto strani, anzi
incantevoli. Quando si accorse di me, si avvicinò a Gabriel.
<< Hey occhi di ghiaccio, io sono
Alex, la sorellina minore di Gabriel >> Lui le diede una botta sulla
spalla.
<<Non ci si rivolge così alle
persone! La conosci da tre secondi e già le hai appioppato un nomignolo >>
<< Non preoccuparti, non è la
prima a chiamarmi così; a quanto pare, i miei occhi sono la prima cosa che
notano! >>
<<Penso proprio di aver trovato la
mia camera >> Dalle sue labbra usci un sorriso, mi fece venire il
capogiro. Una vampata di calore fece arrossire le mie guance. Distolsi il mio
sguardo da lui solo quando mi sentii chiamare da mia madre.
<<Key! Key! Puoi scendere giù un
secondo!>> Guastafeste! aveva scelto il momento meno opportuno per
chiamarmi, qualsiasi cosa le servisse.
<<Eccomi, arrivo … ora vi lascio
godere in pace la vostra nuova casa. >>
<< A presto occhi di ghiaccio, staremo
molto tempo insieme … fidati! >> Alex si beccò un’altra botta, accidenti
se era strana! Però mi piaceva. Mia madre mi aspettava alla fine delle scale
incuriosita.
<<Stavi parlando con i nuovi
vicini? Allora, come ti sembrano? Avete fatto amicizia? >> Rimasi sul
vago; tipico di me.
<< Sono simpatici. Sono due, fratello
e sorella: Gabriel e Alex. Non ci siamo detti un gran che …. Bhè ora vado a
finire di mettere in ordine la camera. >> Lasciai mia madre con il
broncio, perché naturalmente voleva saperne di più. Risalii di corsa le scale
come se avessi fretta, lo feci istintivamente, poi rallentai il passo.
Entrai in camera e sbirciai in direzione
della finestra di Gabriel; era chiusa. “Forse sta riposando” pensai, e continuai
a mettere in ordine la camera. Poi mi stesi sul letto e accesi l’mp3; mi feci
trasportare dalla musica, i miei occhi si chiusero e mi addormentai.
Non so per quanto rimasi assopita, mi
svegliai quando mia madre mi chiamò per il pranzo. Scendendo le scale mi
sentivo strana, avevo fatto un sogno che mi turbava, ma, stranamente non ne avevo
ricordo. Mi sedetti a tavola, apparecchiata come sempre per due; mio padre non
era ancora rientrato da lavoro, era sempre fuori, faceva parte di una specie di
guardie che proteggevano cose sacre e via dicendo e quindi stava fuori per
parecchio tempo.
<<Tua zia Felicia verrà a trovarci
tra qualche settimana. Ha telefonato poco fa.>> La mamma aveva l’aria
pensierosa.
<< Davvero?! Non vedo l’ora! spero
non rimanga delusa ... è un bel po’ di tempo che non mi vede >> Ero al
settimo cielo, lei era grande e la adoravo incondizionatamente.
<< Keyra! Come può essere delusa
di te? sei una ragazza meravigliosa, generosa e bellissima. Hai gli occhi
magici proprio come tua madre e i capelli corvini come tuo padre! Gli somigli
così tanto, che neanche immagini! >> Aveva gli occhi gonfi di lacrime. La
mia vera madre, insieme a zia Felicia e Rachel erano molto unite.
<<Che cos’è quella faccia triste? È il mio compleanno e non voglio musone a
tavola, è un ordine! >> Volevo farla riprendere un po’e, fortunatamente
funzionò.
<< Grazie Key. Hai ragione, basta
musi lunghi! >>
<< Allora … che giorno arriva la
zia? >> Felicia era una donna fantastica, molto giovanile nell’aspetto, era
archeologa e, di conseguenza anche lei stava sempre fuori. L’ultima volta che
la vidi avevo quattordici anni. Mi raccontava tante storie fantastiche di lupi,
vampiri, creature mistiche, però non avevo paura, anzi n’ero affascinata. Era
come entrare in un altro mondo, un universo fatto appositamente per me.
<<Felicia dovrebbe chiamare per
confermare, questione di settimane così ha detto.>>
<<E quanto tempo rimane, non l’ha
detto?>>
<< Non so, Key, ma non restarci
troppo male se non rimane tanto >> Quella per me era già una risposta.
<< Non temere ho superato la
sindrome dell’abbandono da tempo ormai! >> Dissi ridendo, anche se,
quando se ne andava, mi faceva sempre un po’ male. Finito di mangiare aiutai
mia madre a mettere a posto, poi decisi prendere un po’ d’aria. Appena aprii la
porta, un enorme lupo mi piombò addosso e, contemporaneamente il lucernaio appeso
cadde a terra frantumandosi; rimasi paralizzata.
<< Santo cielo, Keyra! stai bene? Sei
ferita? >> Disse mia madre avvicinandosi preoccupata.
<< No … no tutto bene, questo lupo
mi ha spinto via prima che il lampadario mi cadesse addosso. >> Uscii
fuori in giardino per guardarlo bene: non lo avevo mai visto da queste parti.
Il suo pelo era folto e di un colore grigio scuro, e occhi color cioccolato; provai
a toccarlo. Appena allungai la mano si accucciò, il suo pelo era caldo e ruvido
ed era incredibilmente morbido. Sentii una voce alle mie spalle.
<<Hai fatto amicizia con Zeus vedo!>>
Il lupo si alzò e andando ai piedi del suo padrone, Gabriel; di conseguenza mi
alzai anch’io. Nel vederlo dalla finestra non avevo notato quanto era alto e
grosso. Dalla sua maglietta a maniche corte riuscivo a vedere i contorni delle
sue braccia; erano molto grandi.
<< Il tuo lupo mi ha salvato la
vita.>> Il poderoso lupo ritornò di nuovo verso di me strofinando il
dorso sulle mie gambe.
<<A quanto pare gli sei simpatica!
>> Esclamò e mi porse la sua mano.
<<Volevo ufficializzare! Piacere
di conoscerti Keyra.>> Disse con un largo sorriso.
<< Piacere mio>> Ero così
impacciata che mi era venuto voglia di sotterrarmi. In quel momento la voce di
mia madre fu un’ancora di salvataggio.
<<Key … al telefono c’è tuo padre
che vuole darti gli auguri! >>
<< Arrivo subito! >> Avevo
ancora la mano stretta nella sua quando mi colse alla sprovvista, portandola
vicina alle sue labbra e baciandola sul dorso.
<<Tanti auguri di buon compleanno!
>> La sua pelle era così calda, ma non come la mia in quel momento. <<Grazie
tante … ora devo andare.>> Si voltò e, seguito dal suo lupo se ne andò.
Corsi alla porta e presi la cornetta del telefono.
<<Ciao papà! >> Risposi affannata
e con il cuore in gola pensando ancora alle sue labbra morbide del ragazzo che
toccavano la mia pelle.
<<Ciao piccola …. Stavi correndo
per caso?>> Se in quel momento fosse stato li avrebbe notato il rossore
sul naso e sulle guance e si sarebbe di sicuro accorto che non erano dovute a
una corsa. In quel momento ringraziai il cielo che non era lì a guardarmi.
<<Sì, in un certo senso; Stavo
parlando con il figlio dei vicini.>>
<<Suo padre lavora qui con me e,
da quello che so, sono proprio dei bravi ragazzi, cerca di seguirli più che può….
Allora? Come ti sembrano? >>
<< La ragazza è molto simpatica; mi
chiama occhi di ghiaccio! E il ragazzo è … è diverso non so come spiegartelo, è
una mia strana sensazione! >> Non potevo di certo dirgli che il solo guardarlo
mi faceva battere il cuore ad una velocità incredibile.
<<Essere diverso non è sempre un
male, ci rende speciali.>> Che intendeva? Era ansioso, lo sentivo dal
suono della sua voce, poi però, si riprese. <<Ah …. Ti avevo chiamato per
darti gli auguri! Tanti auguri tesoro. Purtroppo ora ti devo lasciare, il
lavoro mi chiama; ci sentiamo presto, ti voglio bene!>> Perché tutta
quella fretta?
<<Te ne voglio anch’io, papà; grazie
per gli auguri e cerca di tornare presto, ok?>>
<<Farò il possibile! Dai un bacio
alla mamma per me, ciao piccola.>>
Tornai fuori e vidi Alex che stava
lavando Zeus. In altre circostanze sarei rimasta al mio posto, ma lei mi era
proprio simpatica e sentivo che dovevo andare a parlare con lei, l’idea di avere nuovamente
un’amica mi piaceva.
<<Ti serve una mano con
Zeus?>> Le chiesi porgendole un largo sorriso che raramente spuntava dalle
mie labbra.
<<Ciao, occhi di ghiaccio.
Volentieri; è talmente grosso che a volte faccio davvero fatica.>> Era
molto loquace. <<Allora …. Quanti anni hai? Io diciotto, tu?>> La
sua voce era squillante e allegra, metteva dell’enfasi in ogni sua parola.
<<Io ho compiuto oggi il mio
diciannovesimo>> Dissi con il mio tono di qualche grado più basso che mi
fece sentire in soggezione.
<<Bhè allora tanti auguri! Quindi è
il caso che ti compri un regalo!>> Aveva un sorriso molto carino.
<<Grazie per il pensiero! Allora? Come
vi trovate qui?>>
<<Il vicinato è di mio gradimento.>>
Ecco di nuovo quel sorriso; mi fece l’occhiolino, poi continuò.
<<Hai degli occhi molto belli, non
tutti hanno questa tonalità d’azzurro, sembra davvero ghiaccio! Li hai presi
dalla tua vera madre? >> La cosa mi stupì molto.
<<Come fai a sapere da chi li ho
presi?>> A quanto pareva la sapevano lunga su di me.
<< Bhè, mia madre mi ha detto che
sei stata adottata e ho tirato ad indovinare.>> Si alzò di scatto risciacquando Zeus che poi
si scrollò facendomi perdere il filo dei miei pensieri.
<<Zeus fermati! Ci stai bagnando
tutte! >> Troppo tardi, eravamo bagnate ormai.
<<Keyra, spero diventeremo amiche.>>
Disse correndo verso casa sua.
<<Lo spero anch’io!>>Le
gridai prima che sparisse dietro la porta. Speravo veramente di diventare sua
amica, sapevo che di lei mi sarei potuta fidare e, di solito, il mio intuito
era infallibile.
Rientrai in casa, mia madre non c’era. Andai sul retro la vidi mentre
porgeva alla mamma di Gabriel e Alex dei dolci e una busta che s’intravedeva
sotto il vassoio. Stavano parlando e sembravano un po’ nervose, ma, appena mi
avvicinai per ascoltare, cambiarono argomento. Feci conoscenza con la madre dei
ragazzi; una donna molto gentile e cortese, aveva capelli lunghi color biondo
cenere come Alex e occhi grigi. Non c’era molta somiglianza con Gabriel, non
avevano molto in comune se non il colore della pelle, forse somigliava più al
padre. I suoi occhi erano magnetici; dovetti abbassare lo sguardo per non
restare troppo tempo a fissarla, si chiamava Serena. Lei e mia madre parlarono
a lungo del più e del meno. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Potete trovare il libro su tutti i rivenditori on Line oppure direttamente dalla casa editrice per qualsiasi cosa mi trovate anche su facebook ^_^ ciaoooo e mi raccomando leggete il libro e guardate il booktrailer ;-D e condividete più che potete un bacione grosso XOXOXO
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