pensieri.parole.fantasia: febbraio 2017

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martedì 21 febbraio 2017

Animali fantastici e dove trovarli- recensione

Bene bene, visto che ormai sono ripartita in quarta non potevo farmi scappare la recensione di questo capolavoro...andiamo per ordine cominciando dalla Trama:

Nel 1926 il mago Newt Scamander sbarca a New York per quella che dovrebbe essere una breve sosta nel suo viaggio. Mentre Newt assiste al comizio di Mary Lou Barebone, leader del movimento estremista dei Secondi Salemiani, che mira a scovare ed uccidere tutti i maghi e le streghe, uno Snaso, una creatura amante dei metalli preziosi, scappa dalla sua valigia, in cui sono ospitate numerose creature magiche. Newt cerca di catturare lo Snaso, ma inavvertitamente trascina nella sua ricerca anche Jacob Kowalski, un No-Mag, che prende per sbaglio la valigia di Newt. L'ex-Auror Tina Goldstein arresta Newt e lo conduce al MACUSA (il Magico Congresso degli Stati Uniti d'America), ma la presidentessa Seraphina Picquery e l'Auror Percival Graves mandano via entrambi. Nel frattempo, nell'appartamento di Jacob, diverse creature fuggono dalla valigia.
Mary Lou gestisce un orfanotrofio in cui insegna agli orfani a odiare i maghi e le streghe. Credence Barebone, uno degli orfani, viene avvicinato più volte da Graves, che lo incarica di trovare un bambino posseduto da un Obscurus, una forza oscura creata dai bambini che tentano di nascondere troppo a lungo la loro magia. Graves ritiene che l'Obscurus sia la causa dei misteriosi incidenti magici accaduti a New York nell'ultimo periodo, e promette a Credence di portarlo via dall'orfanotrofio.
Tina porta Newt e Jacob nel suo appartamento, dove vive insieme a sua sorella Queenie, una legilimens di cui Jacob si invaghisce. Newt mostra a Jacob l'interno della sua valigia e lo convince ad aiutarlo a trovare le creature scomparse. Dopo aver nuovamente catturato lo Snaso e un Erumpent, Newt e Jacob tornano all'interno della valigia; Tina prende la valigia e la porta al MACUSA. Nel frattempo l'Obscurus continua a seminare il panico in città, uccidendo il senatore Henry Shaw Jr.. Al MACUSA gli Auror arrestano Newt, Tina e Jacob, credendo che sia stato uno degli animali di Newt a uccidere Shaw Jr., e confiscano la sua valigia. Jacob viene portato via per essere obliviato e Graves interroga Newt e Tina. Il mago li condanna entrambi a morte, ritenendo che Newt sia un seguace del mago oscuro Gellert Grindelwald, ma Queenie li salva insieme a Jacob.
Dopo aver ricevuto una soffiata dal goblin gangster Gnarlack, i quattro riescono a catturare gli ultimi animali fuggiti, il Demiguise e l'Occamy, e li riportano nella valigia. Credence intanto scopre una bacchetta sotto il letto di Modesty, che ritiene essere l'ospite dell'Obscurus. Mary Lou li scopre e crede che la bacchetta sia di Credence, ma Modesty si prende la colpa. Quando Mary Lou si prepara a frustare Modesty, l'Obscurus appare, uccidendo tutti quanti all'interno dell'orfanotrofio tranne Modesty e Credence. Graves giunge sul posto per prendere Modesty e caccia via Credence, definendolo un Magonò e affermando che non lo avrebbe mai aiutato ad andare via. Credence rivela di essere lui l'ospite dell'Obscurus e, accecato dal dolore per il tradimento di Graves, libera l'Obscurus su New York City.
Newt e Tina si lanciano all'inseguimento di Credence per cercare di aiutarlo. Tina riesce a far calmare Credence, che ritorna in forma umana, ma l'arrivo di Graves e degli Auror del MACUSA spaventa il ragazzo, che viene sopraffatto dagli incantesimi e sembra morire, ma Newt nota un piccolo brandello di Obscurus volare via, indicando che è sopravvissuto. Graves si infuria con Picquery, rivelando di aver voluto usare l'Obscurus per rivelare l'esistenza del mondo magico ai No-Mag, e accusa il MACUSA di favorire, attraverso il suo Statuto di Segretezza, gli interessi della comunità non-magica anziché quelli dei maghi. Picquery ordina di arrestare Graves, che dopo una breve lotta viene sopraffatto. Newt usa l'incantesimo Revelio, rivelando che Graves è in realtà Grindelwald, che viene arrestato e portato via.
Newt libera il suo Tuono Alato per diffondere il veleno del Velenottero, che provoca amnesia. La creatura genera un temporale che cancella i ricordi di tutti i No-Mag che hanno assistito agli avvenimenti di quei giorni, mentre i funzionari del MACUSA riparano tutti i danni subiti dalla città. Queenie saluta Jacob con un bacio e, su ordine di Picquery, gli cancella la memoria. Newt parte per l'Europa, promettendo a Tina di tornare per consegnarle di persona una copia del suo libro sulle creature magiche. Grazie a dei pezzi d'argento che Newt ha fatto trovare a Jacob, quest'ultimo apre una pasticceria di successo in cui confeziona paste e dolci dalle forme simili agli animali che ha conosciuto con Scamander. Queenie si reca al negozio di Jacob il quale, osservandola, sembra ricordarsi qualcosa degli eventi passati.

Mamma mia quanto è lunga questa trama ahahahha comunque anche per questo film ero in fila al cinema con l'ansia, non per paura ma vera e propria frenesia, Ho vissuto Harry Potter da quando entrò per la prima volta ad Hogwarts fino a quando Lord Voldemort non morì concludendo cosi quella che è stata la mia infanzia e la mia adolescenza. Questo film parlando personalmente mi ha permesso di tornare a quando avevo 12 anni ed ero nella sala del cinema per vedere Harry Potter e la pietra filosofale il giorno dell'uscita. Certo le storie sono diverse ma l'emozione è stata la stessa. Il protagonista è davvero di una dolcezza infinita, per tutto il tempo ho avuto la voglia di

stringergli le guancia e dirgli - Ma che carino che sei - e poi è di una bravura incredibile ( come si è visto in film come the Danish Girl) per non parlare di tutte quelle creature bellissimissime che le voglio tutte quante in casa mia XD E' stato un film molto leggero eppure con quella nota profonda e triste che riguarda Credence e che poverino mi ha fatto una pena assoluta, e mi ha fatto pensare ad una cosa molto più profonda, non bisogna mai vivere la vita che vogliono gli altri per noi, dobbiamo essere liberi di essere noi stessi in tutte le nostre sfumature. Cosa che a Credence non era permessa e visto che non poteva fare affidamento su nessuno si è affidato all'unica cosa che lo aveva tenuto in vita fino ad ora; la rabbia, che però non gli ha portato solo altri problemi. La storia d'amore tra Qeenie e Jacob è stata davvero una ventata di aria fresca, spiritosa e giusta fino alla fine. Il mio verdetto è che è davvero un bel film da vedere che come tutti gli altri HP racchiude trame ancora più profonde. Spero di vedere presto un altro film basato sul tema magico di Zia Rowling magari un film sui malandrini oppure sulla storia dei tre fratelli e i doni della morte *^* sarebbe il massimo...comunque i temi di cui parlare sono parecchi quindi cari produttori datevi da fare per sfornare altri capolavori come questi perché il nostro cuore non chiede altro che un pò di sana magia ;D

p.s mi sono portata a casa Il cartonato gigante di Newt...è un amorino prezioso ahahahaha

Calion-gli alieni siamo noi cap 5 trasferimento

<< dove siamo Feira? >> Le chiese alzandosi per sgranchirsi un po’ le gambe. << questo è un istituto di formazione, qui i nostri vengono allenati nel corpo e nell'istruzione mentale >> Non aveva capito molto bene, ma si sforzò. << una specie di università quindi, e io che volevo prendermi un anno sabbatico! >> La ragazza dai capelli lilla non sembrò capire. << se per università intendi un posto di formazione allora credo di si. >> Lisa si avvicinò al suo corpo, decisamente più alto del suo metro e settanta. La fissava negli occhi. Ma poi fu lei a prenderla alla sprovvista. Le afferrò il viso puntandole una luce sugli occhi. << interessante… avete un sistema ottico molto interessante! >> Non arretrò, non aveva paura di lei, aveva un effetto al quanto rassicurante, anche se uguale agli altri. << si chiamano pupille, servono per mettere a fuoco gli oggetti, con la luce si ristringono, con il buio si allargano! >> Piegò la testa di lato e la lasciò andare. << i vostri invece sono così grandi e in un certo senso inquietanti. >> I suoi occhioni grandi e viola la catturarono, le sopracciglia erano appena accennate, gli zigomi alti, la pelle grigio opaco, ma in un certo senso simile alla nostra. << è cosi strano, parlare con te, forse stò semplicemente sognando; forse questo è uno strano sogno e io stò ancora dormendo. >> Lisa non credeva davvero a quelle parole, era ben sveglia, e lei lo sapeva bene. Fissò il corpo della sua “amica”. Aveva un vestito molto attillato, con un colletto alla coreana, color bianco, e aveva delle strisce viola fosforescenti lungo i lati e verso il ventre. Hai piedi dei sandali alla schiava, coperti fino al polpaccio e aperti lungo i lati come infradito. Aveva un aspetto bellissimo, mentre lei sembrava una vagabonda. << cosa ti turba umana? >> Non le piaceva che venisse chiamata così. << ho questa coperta da giorni, vorrei tanto fare un bagno caldo e indossare abiti “normali”. >> Feira storse il viso. << veramente non ti è permesso di lasciare la stanza, ordini del generale. Questa è come chiami tu un università, un centro studio e ricerca, se ti vedrebbero qui si scatenerebbe il caos! >> Lisa si era fermata alla parola generale, odiava profondamente quell’alieno con tutta se stessa. << o andiamo, non posso restare cosi, ho i capelli che sono uno schifo, sono sporca e puzzo, un altro paio di giorni cosi e capirete quanto possa essere repellente un umano! Mi coprirò il viso con qualche stoffa, una tenda, qualcosa. Non tenterò di scappare se è questo che ti preoccupa, dove altro potrei andare?! >> L’aliena non sembrava essersi convinta, e uscì dalla stanza chiudendo la porta a chiave. << perfetto! >> Guardò la stanza spoglia, fin’ora non aveva visto altro che stanze e nessuna finestra. Non sapeva neanche se fuori fosse giorno o  notte. Trovò su uno scaffale pieno di strani oggetti una teca, con dentro una palla. La afferrò, era gommosa. Almeno avrebbe passato il tempo giocando a palla. Sarebbe diventata la più abile lanciatrice di palline di tutti i mondi conosciuti. E anche la donna più puzzolente. Si sedette a terra, spalle al muro e iniziò a sbattere la palla sul muro di fronte per poi riafferrarla ancora. Continuò cosi un bel po’ finché la porta non si riaprì, era Feira, e portava delle stoffe tra le mani. << Gigle!! >> Urlò lei prendendo la palla che aveva tra le mani. << chi? >> Disse Lisa che non capiva. Poi la palla si srotolò e ne uscì una specie di vermone gigante. << Questo è Gigle, non un giocattolo, studiamo il loro comportamento! >> Lisa sollevò le mani sulle spalle totalmente schifata.<< ho giocato con un vermone gigante…ma che schifo! >> Cercava di togliersi il senso di viscidume sulle mani mentre Feira riposava il
verme nella teca. << hai cambiato idea? >> Le chiese infine mentre le offriva delle lenzuola. << bhé in effetti non profumi proprio di kilsa quindi… >> Lisa sorrise per la sua frase, non sapeva che cosa fosse una kilsa, ma di certo sapeva che puzzava da morire, ed era contenta di poter finalmente farsi una bella doccia. Uscirono dalla stanza. Si coprì bene la testa e andarono su di un paio di piani. Le scale si illuminavano al loro passaggio di color oro. Fortunatamente non incontrarono nessuno lungo il loro percorso. Prima di entrare nella stanza però vide da una finestra quella che doveva essere una classe. Erano tutti li che fluttuavano, e due ragazze erano al centro vestite diversamente da Feira, ma avevano tutti delle strisce luminose sulle toghe. << Non è il momento di fare la curiosa! >> Cercò di muoverla ma non fece una mossa. << che fanno? >> La strattono più forte, e entrarono nella stanza chiudendola a chiave. << quella era una lezione. Strategia e difesa, del generale Nea. >> Che Università era una che imparava ai propri studenti a combattere? << neanche questo avete voi vero? >> Lisa fece cenno di no con la testa. << no, se vogliamo studiare qualsiasi cosa lo facciamo solo in scuole o palestre adeguate, non è un obbligo per noi saper combattere e difendersi! >> Feira la condusse più avanti, la stanza era buia con luci soffuse che cambiavano colore, sembrava una spa. << deve essere un posto molto pacifico. >> Lisa scosse la testa. << diciamo per il 70% , anche sul mio pianeta c’è gente stupida che combatte per futili motivi, come le terre, il governo, e tante stupidaggini che mandano gente a morire inutilmente per persone che sono comodamente sedute su una scrivania senza fare realmente nulla, se non uccidere altre persone. >> Non era un pianete perfetto neanche quello in cui si trovava, e più andava avanti e più se ne rendeva conto. Le sembrava di essere in una base militare, e anche se le avevano detto che era un cento di studi, non cambiava molto; visto che studiavano l’arte del combattimento. << puoi entrare qui, fai in fretta, tra poco finiranno la lezione e ci sarà un via vai da queste parti. >> Feira schiacciò un bottone, si aprì un'altra stanza con una grande vasca in pietra e il vapore inondava tutto rendendo quasi impossibile vedere oltre, i suoi occhi non erano abituati a quel buio. I led illuminavano il soffitto. Non appena entrò l’acqua cambiò colore, diventando di un verde intenso e brillante. Ai lati della pietra dei fiori uscirono fuori immergendo i loro petali nell’acqua, che iniziò a profumarsi e riempirsi di schiuma celeste. Era il paradiso quel posto. Immerse la testa cercando di rilassarsi il più possibile, e ci riuscì. Quella era la prima cosa positiva da quando si trovava li. Quando uscì era totalmente asciutta, solo i capelli erano leggermente umidi. << fantastico! >> Aggiunse lei meravigliata. Si riavvolse nel lenzuolo e insieme a Feira uscirono dal bagno. La lezione era ancora in corso. Nella stanza c’era Bilias. Riuscì solo a vedere che aveva una grande lancia tra le mani, e si muoveva in una maniera talmente veloce da sfidare la velocità del suono. Ma si accorse di lei mentre correva via incappucciata come un bambino vestito da fantasma il giorno di Halloween. Per fortuna era andato tutto liscio. << Ora va molto meglio! >> Disse Feira annusando l’aria. << grazie mille per la finezza! >> Era la prima volta che la vedeva rilassarsi, accennando quasi un sorriso. << tieni, questi erano miei vecchi abiti, dovrebbero andarti. >> Lisa prese la divisa. Era senza maniche, sempre con il colletto alla coreana, e una scollatura a forma di goccia che andava dal collo fino al seno, molto elegante e per niente provocante, si abbottonava di lato, di colore viola scuro con linee fosforescenti Fucsia. Sembrava uno di quegli abiti cinesi, e a Lisa piacque tantissimo. << è stupendo, grazie! >> Feira Annui in segno di risposta. Poco dopo, mentre Lisa stava seduta a tentare di pettinarsi e sciogliere i capelli dai nodi rimasti la porta si spalanco velocemente. Bilias entrò come una furia, Lisa si spaventò e si alzò dalla sedia metallica che fluttuò nel vuoto per la stanza. Nel suo volto quasi inespressivo intravide dello stupore. << eravate voi prima sul piano superiore? >> Domandò. Feira si chinò. << chiedo scusa, ma l’umana emanava un certo cattivo odore e doveva purificarsi! >> L’aria era carica di tensione, ma non appena Feira spiegò l’imbarazzante motivo che l’aveva portate a correre il rischio di essere scoperte tutto si tranquillizzò. << non dovete andare in giro per l’accademia, è pericoloso. >> Pochi istanti dopo entrò il generale Nea. La solita aria odiosa e la faccia da schiaffeggiare fino allo sfinimento. << per fortuna non è successo niente alla nostra piccola e preziosa umana. >> Si avvicinò accarezzandole una ciocca di capelli. Lisa aveva il terrore di lui, e quel suo cambiamento di umore non faceva altro che metterla ancora di più sulle spine. Arretrò di qualche passo. Il gesto del generale fa fece tornare con i piedi per terra, non doveva fidarsi. 

spero che la storia vi stia piacendo, e se volete aiutarmi ulteriormente basta un click e poi tornare indietro sui siti promozionali sul blog ^_^ cosi che possa avere un minimo di visibilità in più T.T confido in voi ciaoooooo 


sabato 18 febbraio 2017

Calion- Gli alieni siamo noi cap 4 cavia

Non fece neanche in tempo a ringraziarlo, che lo stronzo arrivò sentendo i rumori e la prese per i polsi. Lisa si dimenò e gli diede una testata sul naso. La cosa non fu gradita, perché con uno schiaffo la fiondò nella teca chiudendola nuovamente. Iniziarono a discutere grossamente. La soddisfazione che aveva Lisa in quel momento la fece sorridere, almeno lo aveva ferito e sorpresa, avevano il sangue nero. Il ragazzo dai capelli bianchi la guardò avvicinandosi, poggiando una mano sulla teca in segno di fiducia, lei ricambiò con la sua, e Liliana riaprì la teca. Con le gambe molli e tremanti uscì stando in piedi sulle sue gambe. Liliana si avvicinò aiutandola a stare in piedi, poi continuarono a parlare tra di loro, in quella strana lingua formata da per lo più parole incasinate senza senso, senza senso per lei. Anche se si trovava li da un po’ non si era ancora abituata all'idea di trovarsi su un altro pianeta, e sentirli parlare in quel modo non aiutava. Un disco di metallo si posizionò dietro di lei, fluttuava come per magia. La fecero sedere. Liliana voleva toglierle la coperta che la copriva, lei la strinse forte. << non ci pensare nemmeno, non mi farò mai vedere nuda da un alieno! >> La ragazza piegò la testa ma sembrò capire ugualmente. Parlò con il ragazzo e tornò da Lisa con una specie di semino in mano color oro, era minuscolo. Indicò prima il semino poi la testa. La cosa non ispirava per niente. Ancora una volta si girò verso il ragazzo, che annui. Lisa allora alzò la testa chiudendo gli occhi. Il seme si attaccò alla pelle entrando dentro. Lisa Si prese la testa tra le mani, sentiva quel seme entrargli nel cervello come una grossa e affilata lama, poi dopo un crack il dolore sparì completamente. << meglio? >> Domandò una voce maschile e molto calma. << non capisco, ora capisco ciò che dite! >> Lo stronzo grigio la affiancò. << io sono il generale Nea, e voglio sapere chi sei e che ci fai sul nostro pianeta. >> Lisa non rispose, non voleva avere niente a che fare con quella razza di babbeo che aveva di fronte. << ti ho fatto una domanda Ghisana. >> Lisa avrebbe voluto sapere cosa significasse quella parola, ma non aveva parole dolci verso quello li. << ringrazia Dio che non siamo sul mio di pianeta, altrimenti a quest’ora saresti cibo per vermi, alieno del cazzo! >> Sputò a terra. E questo lo fece scattare. << siete un pianeta armato? >> Continuò lui. << si brutto stronzo, e te le ficcherei tutte in quella tua boccaccia per farti esplodere in miliardi di pezzi. >> Non lo sopportava neanche da lontano, l’aveva torturata per giorni. Liliana la trattenne prima che con quelle poche forze che aveva facesse qualche stupidaggine. << Grazie generale, adesso ci penso io! >> Il generale si accostò. << è per la sua sicurezza. >> si giustificò. << lo so, ma ora vai, come vedi non è un pericolo, a stento si regge in piedi. >>Abbassò la testa e uscì dal laboratorio. << Feira, dell’olio di Riva per favore. >> La ragazza che Lisa aveva chiamato nella sua fantasia ora aveva un nome, anche se per Lisa rimaneva Liliana. Mise il concentrato verdastro e oleoso su una garza e la poggiò sul labbro sanguinante. << questo brucerà un po’! >> Lisa strinse gli occhi ma non era cosi male; le avevano fatto di peggio da quando era li. << dove mi trovo? >> Quella domanda vagava nel cervello di lisa come una fiamma ardente in cerca di risposte. << ti trovi sul pianeta Calion, io mi chiamo Bilias >> I suoi occhi blu notte la impaurivano. << e come mai adesso riesco a capire ciò che dite? >> Chiese lei fissandolo. << quello è il seme di Heyde, il seme della conoscenza, viene usato dalla nostra gente per imparare cose nuove, nel tuo caso la nostra lingua! Proprio come un neonato. >> Lisa era sbalordita. Usavano un seme per imparare le cose. << straordinario! >> La faccia di Lisa era sorpresa. << non li avete sul vostro pianeta? >> Chiese lui sorridendo alla sua faccia. << no, noi dobbiamo cercare di ricordare tutto quello che ci serve! >> Disse lei mentre senza accorgersene si avvicinava al suo corpo per poter osservare meglio la sua pelle cosi chiara e quasi trasparente. << posso sapere il tuo nome? >> Lisa non sapeva se fidarsi, infondo era proprio come quel generale. << non ti faremo nulla tranquilla. >> Il suo viso era cosi inespressivo, sembrava cosi difficile per lui lasciar trapelare emozioni. Era indecifrabile, ma sii lasciò andare. << io..mi chiamo Alyssa. >> I suoi capelli avevano una consistenza cosi strana, sembravano rigidi, e invece si muovevano fluidamente. Bilias si avvicinò, lei invece istintivamente arretrò. << Alyssa, e da dove vieni? >> Lisa intanto si guardava intorno. Era tutto bianco e argentato li, pieno di oggetti strani e strumenti bizzarri. << il mio
pianeta si chiama Terra, sono, un umana. >> Feira intanto si avvicinò per ascoltare, aveva un volto curioso.  << perché non riuscivo a respirare? >> Lisa aveva molte domande, e davvero poche energie per farle dopo la sfuriata col generale. << la nostra aria è carica di particelle più pesanti rispetto al tuo pianeta, lo abbiamo scoperto studiando il tuo sangue, quindi irrespirabile, in più è velenosa, per cui ti ho dato una delle nostre protesi, che si è attaccata al tuo sistema respiratorio filtrando l’aria che respiri! >> La voce di Bilias era proprio come quella di suo padre, fatta appositamente per raccontare e farsi ascoltare. << e voi come fate? >> la domanda le venne spontanea. << evoluzione, niente di più, o puoi semplicemente chiamarla abitudine! Siamo nati qui, credo valga lo stesso per te e il tuo pianeta. >> Lisa ciondolava a destra e sinistra. Feira la prese tra le braccia. << falla dormire comoda, e dalle qualcosa da mangiare, non si regge neanche in piedi! >> Cercò di trattenersi, dormire significava non stare attenta a quello che le accadeva intorno, e non poteva permetterselo, avrebbero potuto prenderla nel sonno e aprirla come un melone per quanto ne sapeva. Ma non riuscì a trattenersi, e svenne tra le braccia della ragazza aliena. Quando si svegliò era ancora in un ala di quella che secondo lei doveva essere una base militare. Si tastò il corpo, tutto era al posto giusto e rispondeva all’appello. Ma qualcosa non quadrava;  era stesa nell’aria. Appena se ne accorse si mise paura e cadde a terra a peso morto maledicendo ripetutamente quel maledettissimo letto. << Ben alzata umana, va un po’ meglio oggi? >> Feira entrò nella stanza con in mano un vassoio carico di cose dal colore fosforescente e che sembravano mollicci e gommosi, un aspetto che proprio non la facevano gioire. << dimmi che non devo mangiarlo ti prego! >> Un conato di vomito salì su per la sua gola, ma erano giorni che veniva nutrita dalle flebo, aveva bisogno di sentire alimenti solidi in bocca. << studiando il contenuto del tuo stomaco siamo riusciti a capire di cos’ha bisogno il tuo corpo. Ovviamente non abbiamo il vostro cibo, ma questi hanno quasi gli stessi enzimi nutritivi, ti daranno ciò di cui hai bisogno per riprenderti al meglio. >> Feira la fece sedere su un tavolo, la sedia arrivò dal nulla fluttuando, aveva forma anche lui di un disco metallico, il tavolo uscì dal muro, come una mensola scorrevole di una scrivania. Si sedette guardando prima l’aliena e poi il piatto, e spezzò un pezzo di quello che per lei fosse meno schifoso. Era di un colore blu scuro. Quando lo spezzò la consistenza cambiò. Non era più molliccio, il suo interno era filamentoso e solido, simile al nostro pollo o al nostro coniglio. Il sapore non era male, anche se per certi versi le ricordava la terra, ma la sensazione era accettabile, e divorò quel piatto carico di colori in poco tempo, tanto che non riuscì a distinguere nessun sapore, sembravano tutti uguali. Feira la guardava. << che c’è? >> Disse lei ingoiando l’ultimo boccone. Lei avvicinò una specie di penna e schiacciò un bottone. Una piccola luce ne usci fuori e le fece vedere che con quella poteva infilzare il cibo. << oh, e me lo fai vedere solo adesso? >> Era cosi posata e elegante nei movimenti, e Lisa in quel momento pensò di sembrarle un troglodita che non sapeva neanche usare una forchetta. << stavo guardando con quanta agilità hai spazzolato tutto il cibo. >> Poi si sedette accanto a lei. << è incredibile, non ho mai visto nessuno come te, quindi c’è davvero vita su altri pianeti? >> Il suo viso voleva trapelare emozioni, ma non ci riusciva molto. Lisa era piacevolmente sorpresa. E iniziò a sorridere. << bhé se può essere di consolazione anche io è la prima volta che vedo qualcuno come te, oltre agli altri umani del mio pianeta! >> Non le avrebbe creduto nessuno, lei stessa credeva ancora di vivere in un sogno, se non fosse che l’avevano punzecchiata e scombussolata per giorni, aiutandola a capire che era tutto vero. 

venerdì 17 febbraio 2017

Hotarubi no mori e - storia che ti cambia la vita -

Sicuramente vi starete chiedendo: -perché ci proponi un anime?- Da poco avevo accennato qui sul blog ad una recensione su Vampire Knight che vi invito a trovare qui sul mio blog e un tutorial di come creare la falce dell'anime, ma oggi sono qui per parlarvi di questo anime che è Hotarubi no mori e, Più in la farò un bel post riguardante gli anime e i cosplay ma adesso soffermiamoci sulla storia.


Hotaru Takegawa è una giovane ragazza di città che, ogni anno, trascorre le sue vacanze estive presso la vecchia residenza dello zio in un villaggio di montagna.Quando era piccola, e nonostante le dicerie degli abitanti sui pericoli che vi si nascondono, volle andare ad esplorare la Montagna del Dio, ma si perse nella boscaglia. Attirato dal suo pianto, giunse da lei Gin, uno yōkai (spettroapparizione) con le sembianze di un giovane ragazzo con il viso coperto da una maschera di volpe, al quale una maledizione impostagli dal Dio della Montagna impediva di toccare un essere umano, pena la sparizione immediata. Gin aiutò Hotaru a tornare a casa, e da quel momento nacque tra i due una bella amicizia, che li spinse ad incontrarsi ogni giorno di ogni estate per passeggiare, giocare assieme e parlare, nonostante la maledizione rendesse loro impossibile avere alcun tipo di contatto fisico.Con il passare degli anni il divario di età tra Hotaru e Gin (che, in quanto spirito, invecchia molto più lentamente degli esseri umani), divenne sempre più esiguo, spingendo Hotaru a riconsiderare il loro rapporto. Anche Gin tuttavia aveva sviluppato nel frattempo un forte sentimento per Hotaru, al punto che, oltre a mostrarle spesso il suo vero volto, un giorno, mentre sedevano l'uno accanto all'altra sulle rive di un lago, aveva deciso di raccontarle la sua storia. Gin in realtà era nato come un essere umano, ma era stato abbandonato dai suoi genitori sulla montagna dentro una cesta; impietosito, il Dio della Montagna gli salvò la vita dandogli i poteri e la longevità degli yōkai, ma generando anche la sua avversità al contatto fisico con gli umani: infatti un corpo fittizio come il suo sarebbe destinato a scomparire se venisse a contatto con quello "puro" di un essere umano.


Questa è la trama che troverete su wikipedia, il mio parere è che è uno dei capolavori più belli mai visti, la storia di un amore che nasce piano piano e spinge la giovane protagonista a tornare dallo spirito perché con lui si sente se stessa e il dolore sempre della stessa di quando è lontana e sente quel vuoto dentro che la assale, come se mancasse qualcosa dentro di lei. Quando sono insieme sono felici, lo spirito si sente più umano e l'umana si sente parte di qualcosa di più grande.Lui la ama eppure non può toccarla, lei lo ama ma non può sentire il calore che le dimostra ogni giorno, un solo tocco potrebbe essere fatale e Gin scomparirebbe per sempre. Non voglio dirvi come va a finire perché è una cosa che dovete vedere con i vostri occhi, una cosa cosi bella e straziante che ti fa rimanere a piangere da solo e ammetto che ogni tanto quando ci ripenso mi scende qualche lacrima perché mi ha lasciato un cosi forte sentimento che scuote ogni parte della mia anima. Non lasciatevi influenzare dalle persone che dicono che gli anime sono per bambini, e se proprio volete crederci date a quest'anime una possibilità, la possibilità di farvi provare una forte emozione e di amare in tutti i modi sia possibile amare. Spero di avervi almeno incuriositi un pò, non è solo per persone sdolcinate credetemi perché è una storia straziante, fatta di rinunce, e rassegnazione; quella che ancora non trovo io dopo averlo visto ahahahahah detto questo spero lo vedrete e mi piacerebbe sapere i vostri pareri post film...quindi spero di poterne parlare con voi, magari senza piangere questa volta ;D ciao ciao

Calion-Gli alieni siamo noi -dove mi trovo?- cap3

Iniziò a correre per l’edificio. C’erano strane creature imbalsamate. Alcune più grandi dei nostri dinosauri, dai colori accesi e teste strane. Era arrivata alla conclusione che si trattava di un museo o una roba del genere. Alcune creature avevano la pelle variopinta, ed erano di colori e forme strane. Si fermò a guardare una vetrina. C’era un animale, vivo, simile ad un geco, ma dal colore verde intenso, e occhi gialli e tondi. La cosa era spinosa, e si spostava ad una velocità assurda. Si spiaccicò davanti al vetro mostrando una bocca simile a quella dei pesci pulitori, ma aveva i denti di una sanguisuga. Lisa si spaventò, e andò a sbattere contro una teca che si frantumò in mille pezzi. Un suono assordante la costrinse a tapparsi le orecchie, sembravano ultrasuoni. Iniziò a correre via. Da lontano vide una sagoma, non riuscì a mettere a fuoco, ma sapeva cosa doveva fare, scappare. Uscì fuori da quella specie di museo e si ritrovò su una collina, guardò in alto, il cielo aveva un colore strano, era di un bianco perlaceo intenso, e quando riuscì a far abituare gli occhi vide un pianeta, bianco e grigio perlato, completo di anelli proprio sopra di lei, sembrava quasi che stesse per schiantarsi, ma non era cosi, si muoveva solo su se stesso. << questo non è possibile, non può essere vero! >> chiuse gli occhi, le mani tremavano, sentiva che stava per svenire, ma un altro suono la fece riprendere. Si avvicinava qualcuno. Corse verso quello che sembrava un bosco. Le piante avevano un odore strano, e l’aria era diventata pesante. Delle strane voci si avvicinavano a grande velocità. La vista iniziava ad offuscarsi, e per camminare Lisa si poggiava di albero in albero, ma questo le provocò solo delle ustioni sulle mani. Staccò il borsello prendendo il coltello di suo padre. Il borsello sparì tra le foglie, non aveva forza nelle mani. Continuò a camminare, il respiro si faceva di passo in passo più pesante, non vedeva altro che ombre e voci. L’avevano accerchiata. Il coltellino di suo padre alla mano. << non vi avvicinate! >> La sua voce era debole. Qualcosa la afferrò, ma non riusciva a distinguere nulla, si voltò roteando il coltello, e sicuramente qualcosa colpì. Poi si afflosciò a terra come un ramoscello spezzato. Quando Lisa si svegliò era in una specie di teca di vetro opaco, con delle sonde che ispezionavano il suo corpo. Era mezza nuda, aveva indosso solo una specie di coperta, ma non riconosceva il tessuto, sembrava quasi una seconda pelle, e rifletteva la luce. Non riusciva a muoversi, eppure non c’era niente che la legava. I suoi occhi si riempirono di lacrime, avrebbe preferito essere morta in quel momento. “Ma dove sono finita!” continuava a ripetersi. Poi qualcuno entrò nella stanza. Il corpo di Lisa si liberò dalla morsa, si avvolse nella strana coperta e si rannicchiò sulla lastra metallica e fredda. Un ombra si avvicinò al vetro opaco, poggiò una mano, era nettamente più grande della sua, ma aveva cinque
dita. Lisa fu presa dalla curiosità, e allungò una mano verso l’ombra, che la ritrasse immediatamente, e lei per paura fece lo stesso. La lastra di metallo era fredda, ma quella specie di coperta emanava calore dandole un lieve benessere, si sentiva una cavia da laboratorio. Le mani dello strano individuo si spostarono e pochi istanti dopo il vetro divenne trasparente. Lisa sollevò gli occhi piano, urlò per lo spavento, portandosi le mani davanti la bocca. Una pelle bianco pallido, quasi trasparente, lasciava intravedere le vene sotto il corpo snello e umanoide. Le orecchie erano piccole e allungate verso l’alto, sembravano quelle di un elfo. I capelli erano bianchi e corti, con quello che potevano sembrare dei piccoli rasta che scendevano su un lato, decorati da pietre dai colori intensi. Gli occhi erano grandi e blu notte, ma quasi neri, e non avevano le pupille, un unico colore oscuro e inquietante. Si copri il viso con le mani e iniziò a piangere. Era proprio come pensava, era finita su un altro pianeta. Lo strano alieno la guardava, aveva indosso degli strani abiti. Dalla porta entrarono altri due altri due alieni, avevano la pelle meno trasparente, quasi per niente, e di colore più scuro, quasi sul
grigio. I lineamenti erano però uguali. Una era di razza femminile, e la trovò perfino graziosa, con i suoi occhi viola e i capelli lunghi e lilla. L’altro invece aveva un aria dura e faceva paura, gli occhi erano grigi e grandi, la guardava con orrore e durezza. A Lisa sembrava di essere entrata nel film Indipendence Day, solo che lei faceva la parte dell’aliena. Lo strano e grigio alieno schiacciò un bottone al lato del vetro, e le sonde riportarono Lisa sdraiata e totalmente immobilizzata sul lettino freddo. Lisa si voltò verso l’alieno dai capelli chiari, anche il suo viso era duro. Cercò di leggergli le labbra, e non sembrava che stesse facendo una conversazione piacevole. Poi però quello dall’aria cattiva fece una specie di inchino e se ne andò via. Tornò libera di muoversi, lo strano tipo annui con la testa, lei tremante fece lo stesso e tornò a rannicchiarsi su se stessa. Nei giorni che seguirono le fecero tutti i tipi di test, prelevarono campioni di sangue, capelli, tessuto epidermico, perfino uno stampo digitale del suo apparato nervoso e muscolare. Ma non la fecero mai uscire da quella teca di vetro. Non sapeva neanche se ci sarebbe retta in piedi se fosse riuscita ad uscire. Era debole, e veniva alimentata con delle sonde che ogni sera comparivano come dal nulla per conficcarsi nella sua pelle. Aveva iniziato a dargli dei nomignoli a quegli alieni che ormai vedeva ogni giorno. Per quello grigio era lo stronzo, per la ragazza dai capelli lilla aveva scelto Liliana, perché era molto aggraziata, per quello che aveva visto per la prima volta dai capelli bianchi non aveva scelto un nome, non le veniva proprio in mente. Un giorno lo strano ragazzo dai capelli bianchi si avvicinò al vetro. Le fece dei strani gesti. Riuscì però a capire cosa voleva dirle, e cioè che stavano per aprire la teca. Lisa annui, e la bella Liliana aprì il vetro. Non tentò neanche la fuga, dove sarebbe potuta andare? Di certo non poteva tornare a casa. L’aria iniziò a diventare pesante come la prima volta. Si strinse le mani al petto scendendo dal lettino, si sentiva svenire, cadde in avanti, priva di ossigeno, ma il ragazzo l’afferrò prima di toccare terra. Le aprii la bocca, e le infilò una specie di disco molliccio. Lisa si prese la gola, stava soffocando, ma poi iniziò a inspirare piano, e l’aria divenne leggera e respirabile. Quando capi che l’aria non le faceva più male iniziò ad ispirare affondo, era stupita, credeva l’avrebbe uccisa, invece l’aveva aiutata a respirare.

Fallen The movie :. recensione.:

Allora, spero che la storia che sto pubblicando vi stia piacendo, intanto tra un capitolo e l'altro riprendiamo con le recensioni che erano andate perdute XD come avrete letto dal titolo parliamo di Fallen, io ero li prima ancora che il cinema aprisse LOL ma il mio entusiasmo non era dei migliori; perché il cast non è che mi soddisfaceva molto (e non parlo di bravura ma di come li vedevo io nella mia testa) iniziamo con la protagonista; scommetto che (voi che avete letto i libri ) avrete detto "Ma cosa sono quei capelli lunghi?" e già avevo un brutto presentimento però sono una che non si lascia influenzare da un taglio di capelli, la storia
continua e un altra cosa che non mi è piaciuta molto è stato com'è strutturata la scuola, io ad esempio la immaginavo più come un vecchia struttura psichiatrica (non chiedete ahahah ) Una cosa che mi è piaciuta molto è stata la piscina che la immaginavo proprio cosi e come sono state strutturate le Ombre e le Ali degli angeli che le ho trovate una bella trovata fuori dagli schemi anche se resto fedele alle piume XD per quanto riguarda la trama l'ho trovata molto grossolana e anche se il film dura parecchio t l'ho trovata troppo veloce e affrettata, sono state spoilerate parecchie cose dei prossimi libri mentre lei guardava all'interno delle ombre quando Daniel le dice che non possono farle del male. Per quanto riguarda Penny credo sia l'unica che sia rimasta fedele al personaggio fino alla fine. Di Daniel dico che come attore mi piace tantissimo ma secondo me non ha rispecchiato com'è Daniel davvero, e sappiamo tutti a cosa mi riferisco, Cam...che dire di Cam, non mi è mai andato a genio la scelta dell'attore perché non rispecchiava per nulla la mia idea eppure mi sono ricreduta grazie alla bravura dell'attore come successe per Jace in Shadowhunters. Lo ha reso suo in qualche modo quindi mi ha intrigato parecchio. Se quindi tirando le somme dovrei dare un voto da uno a 10 darei un 5 e lo faccio a malincuore perché ho atteso questo film per tanto tempo, speranze per il futuro, mi auguro che (come successe per il primo Twilight) i prossimi siano migliori. Certo, noi lettori non siamo mai soddisfatti dei film, siamo un popolo nostalgico e pignolo ahahahaha In fin dei conti non è stato un film brutto ma si poteva fare certamente di più per dare merito a questa splendida storia ;D

A presto con un nuovo capitolo di Calion-gli alieni siamo noi ^_^ Un bacione

mercoledì 15 febbraio 2017

Calion gli alieni siamo noi - scoperte- cap2

L’alba arrivò prestissimo ma lei era convinta che era per i suoi pensieri. Aveva il cervello talmente in fiamme che aveva perso la cognizione del tempo. << in piedi, si parte all’avventura! >> Avvertì suo padre aprendo la porta della sua stanza vestito già con una vecchia tuta mimetica e un gilet marroncino con un macello di tasche. << arrivo tra due minuti. >> Con meno vitalità del solito si vesti con una vecchia tuta e una vecchia maglietta. Scese giù per la colazione, ma non la fini nemmeno, non aveva proprio fame. Suo padre era davanti la porta che faceva dondolare le chiavi. L’aria punente di prima mattina era una botta di vita. << pronta? >> Gli chiese sorridendo. << prontissima. >> Si stampò sul viso il sorriso più ottimista e sincero che aveva e salì sul pick-up carico di strumenti del padre. << andremo nella zona sud ovest della statale, dopo l’ultimo terremoto dell’ultimo anno si sono creati dei crateri e al reparto geologico dicono ci sia qualcosa li sotto, sono il primo dello staff ad arrivare perché mi trovavo già in viaggio per la tua festa di diploma, quindi il tuo aiuto sarà prezioso. Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi aiutasse a montare il campo. >> Le spiegò cosa dovevo e non dovevo fare, in pratica si trattava di scavare e scavare, e la cosa la eccitava parecchio. Finalmente poteva lavorare con dei veri strumenti da ricercatore e non con il piccolo chimico che aveva ancora in casa; e poi tutto quello scavare l’ avrebbe tenuta impegnata, cosi da non pensare ne a Rudy ne ai suoi stupidi baci. Arrivarono sul posto, e lo scossone della macchina che frenava le fece aprire li occhi di scatto, aveva passato tutta la notte in bianco e si era addormentata lungo il tragitto. La zona era immensa. Il posto si trovava in un bellissimo bosco pieno di altissimi alberi. Poco più avanti una grande voragine aveva aperto una galleria sotterranea. << Assicura bene la corda a quell'albero con il nodo che ti ho insegnato, poi l’altra estremità alla vita, così come faccio io.  >> Lisa segui alla lettera, caricarono gli strumenti sugli zaini e si calarono nella grotta. Ci volle mezza giornata solo per posizionare le luci e attaccarle ad un generatore. << uff !>>  esclamò lei salendo di nuovo per riavviare il generatore che proprio non voleva partire. << credevi che fosse stato più facile? >> le domandò il padre mentre tirava su le borse vuote. << no, è solo che non ho dormito molto. >> Si sette sul cofano della macchina <<vuoi parlarne? >> Lei sorrise, non era di certo una conversazione che avrebbe fatto con lui, anche se le diceva tutto, ma quella proprio non poteva. << nha, non è niente di che! >> Stavano per ricoprire la caverna quando le luci dell’auto e della grotta si illuminarono fino a scoppiare. Lisa si rannicchiò su se stessa mentre schegge di vetro provenienti dall'auto per poco non la colpirono. << cazzo! >> Esclamò suo padre. << ma che diavolo succede qui! >> Urlò guardando tutto il lavoro di una giornata andato in pezzi e correndo da sua figlia. << tutto ok, sei ferita? >> Lei disse di no con la testa, ma indicò lontano una luce, la stessa luce concentrata che aveva visto la sera prima e in piscina. << e quello che diavolo è? >> presero la macchina e si incamminarono verso la luce che diventava sempre più intensa. Si bloccarono quando si trovarono di fronte una rete spinata, che si estendeva per ettari. Su un cartello poco più avanti una scritta. << Proprietà di Carl Benfatti. >> Lisa lo lesse ad alta voce. << Carl Benatti? >> Ripeté lui correggendola. << Si, ho letto male scusa! lo conosci? >> Suo padre non aveva la faccia di uno che aveva piacere di sentirlo nominare. << Un tempo era un grande scienziato. Poi dopo la caduta di meteoriti 10 anni fa è completamente ammattito. Si dice che abbia speso tutti i suoi soldi per comprare questo terreno e che abbia costruito questo studio proprio intorno ad uno dei meteoriti. Ma nessuno ne è certo, è stato il primo a scoprirlo, e essendo il proprietario del terreno non a mai fatto avvicinare nessuno al suo studio. Si dice che a furia di studiare quel meteorite sia impazzito. >> Lisa rimase ad ascoltare come si ascolta un cantastorie, totalmente affascinata. << allora è meglio andare via, non mi piace questo posto! >> Disse lei mentre guardava quella casa illuminata quasi come se ci fosse un concerto. Un brivido freddo le passò la schiena, poi toccando la macchina una strana sensazione le attraversò la schiena fino alla testa. Si guardò allo specchio della macchina. << papà guarda? >> Aveva tutti i capelli che si innalzavano verso l’alto, quasi si trovasse a testa in giù. Poi anche quelli di suo padre iniziarono ad alzarsi. << energia elettrostatica! Fin qui? >> Guardò con aria dubbiosa quella strana abitazione. << andiamo via, ho paura che le cose che si dicono siano vere, questo sta combinando qualcosa qui, e non è niente di buono. >> Ci volle un po’, ma i capelli iniziarono a riabbassarsi, e successe quando uscirono dal bosco. Lungo il tragitto suo padre fece caso a dei cavi attaccati alla centrale elettrica appena fuori il bosco, e non erano cavi messi a regola d’arte, ma in modo molto sciatto, quindi non era stato fatto da uno degli addetti. Intanto in città i blackout andavano e venivano con frequenza sempre maggiore. << secondo me dovremmo chiamare la polizia! >> Disse la madre di Lisa non appena le raccontarono la giornata. Erano tutti in sala, con delle candele sparse ovunque per illuminare la stanza. << anche secondo me! >> Aggiunse Lisa. Il padre strinse le nocche sulla bocca. << si, lo farò domani, ora è tardi, e sono molto stanco. >> Lisa non obbiettò, perché anche lei era molto stanca. Infatti non appena toccò il letto si addormentò in un attimo. La mattina dopo stessa giostra, all'alba si alzò e avvisata che aveva informato la polizia di quando avevano scoperto si avviarono verso l’abitazione dello scienziato. Rimasero nascosti per non essere visti, e non ci volle molto prima che la polizia arrivò li. Non si riusciva a sentire bene, ma al terzo richiamo abbatterono la porta a calci. Poi delle urla arrivarono fino a noi. Urla disperate di un uomo che in camice bianco veniva portato fuori di forza. Non era neanche tanto vecchio come lo immaginava, doveva aveva l’età dei suoi genitori, sulla quarantina. Ma il modo trasandato e la barba incolta lo invecchiavano terribilmente. La polizia lo tenne, ma Lisa notò che mentre lo portarono via qualcosa gli cadde dal camice, ma non lo disse a suo padre che invece sembrava non essersi accorto di nulla. Stava guardando gli altri poliziotti che tiravano fuori dalla casa\laboratorio i fili che usava per prelevare corrente dalla centrale elettrica. Quindi le loro supposizioni erano esatte. << andiamo via, non c’è più nulla da guardare. >> Si rimisero a lavoro, e iniziarono gli scavi nella grotta sotterranea. Il cervello di Lisa si arrovellava su quell’oggetto che aveva visto cadere dal
camice del dottore. Non toglieva mai la mano da quella tasca, e non appena gli cadde una furia lo invase. Che cosa c’era di cosi importante in quella tasca tanto da mandarlo cosi fuori di testa. Voleva dirlo a suo padre, ma non ne ebbe il coraggio. Era li con sua madre a bere del vino seduti sul divano. Lisa li guardava da dietro l’arco della cucina, sembravano cosi felici, e non voleva rovinare quel raro momento. Si toccò il cellulare, pronta per chiamare Rudy, ma cambiò subito idea non appena tutti i ricordi degli ultimi giorni le tornarono a mente. Ma quello le fece notare che non aveva il cellulare con se. << o no, la grotta! >> Guardò fuori, era appena il tramonto. << prendo la macchina, vado un attimo da Angie, torno in un attimo! >> Inizialmente fu quello il suo pensiero, il cellulare lo avrebbe recuperato la mattina seguente. Ma poi al semaforo fu più forte di lei, girò a destra e tornò nel bosco. Recuperò prima il cellulare, che era proprio dove lo aveva lasciato. Poi senza neanche rendersene conto si ritrovò davanti alla rete di ferro del dottor Benatti. Non ci pensò due volte, era più forte di lei, doveva sapere cosa c’era nella tasca di quello starno tipo. Prese il marsupio con gli attrezzi e scese dalla macchina. Con delle tronchesi tagliò la rete e passò oltre. Il sole era un flebile ricordo, e le prime stelle iniziavano a punteggiare il cielo. Si avvicinò piano, il cuore in gola per l’adrenalina. Salì i tre gradini che scricchiolarono sotto il suo peso. Poi guardò a terra, c’era un cofanetto. Lo prese. La porta scricchiolò per via di una folata di vento, e una luce azzurra e intensa la inondò. Lisa si coprì gli occhi ed entrò dentro. Il laboratorio era pieno di lavagne bianche e strane formule matematiche. Adesso rimpiangeva di non essersi impegnata in chimica e fisica. Poi scoprì la bomba, << wuau, non ci posso credere!! >> Si avvicinò alla luce, proveniva proprio da un meteorite, che era conficcato a terra grande quasi come un armadio e alto altrettanto. Emanava una cerata energia elettrostatica, perché non appena allungò la mano i peli chiari del suo braccio si drizzarono. << quindi era tutto vero! >> Prese il cellulare, e iniziò a scattare foto. << questa è davvero grossa! >> Iniziò a ridere come una matta, incredula a ciò che aveva davanti. Poggiò il cellulare sul su un cavalletto li vicino e iniziò a riprendersi, mettendosi davanti al grosso meteorite. << io, so che non dovrei trovarmi qui, ma questa dovevo assolutamente filmarla. Le voci che si dicevano sul professor Benatti erano tutte vere, lavorava a qualcosa qua giù, qualcosa di grosso. E c’entra questo enorme e grosso meteorite. Ci sono dei disegni sulla lavagne qui accanto, disegni di un portale, come se stesse lavorando ad una porta verso un altro mondo, roba davvero da matti. Ma la cosa strana è che Emana energia propria, e è più o meno un magnete, perché da quello che ho notato tutte le cose in ferro sono ben saldate a terra. Ho trovato anche uno strano cofanetto, tra le stranezze. Giuro, lo apro e lo metto a posto. Se vedrete questo video non denunciatemi ahahah. >> Aprì il cofanetto. << c’è un foglio e una specie di ciondolo di meteorite a forma di rettangolo, ma con la punta molto affilata e a punta. La superficie anteriore è trasparente, mentre il resto è roccia. All’interno sembra esserci del liquido violaceo, non so cosa sia. Sul biglietto c’è scritto “DNA= energia”. Non ditemi che significa perché non lo so hahahahah…merda! >> Si portò un dito alla bocca si era tagliata con la punta del ciondolo. << un attimo, il colore sta cambiando, sta diventando blu! >> Il meteorite emanò una scarica di luce. Lisa aveva il cuore in gola, lo sentiva in ogni parte del suo corpo. Si avvicinò al meteorite ancora di più, e notò in basso una strana forma, e combaciava alla perfezione con la chiave che si era messa al collo. Si abbassò e per un attimo esitò, ma alla fine cedette alla tentazione. Poggiò la chiave sull’incavo della roccia, un fascio di luce azzurra inondò tutta la casa sembrò per un attimo giorno, si coprì gli occhi. Ma non successe nulla. Si scoprì gli occhi tirando un sospiro di sollievo. << questa è proprio bella, uuuuu che paura ahahahah meglio andare via! Alla prossima puntata di scienziati pazzi! >> Si avvicinò davanti al cavalletto e prese il telefono, quando la terra iniziò a tremare. << oddio! >> Lisa si trattenne al cavalletto ancorato a terra, una forza la attirava verso il meteorite, come il metallo ad una calamita. Il meteorite iniziò a cambiare, allargandosi al centro formando un vortice di luce azzurra e bianca. << aiuto, aiuto! >> Urlò invano Lisa. La forza centrifuga era tanta, il cavalletto cedette e fu risucchiata dal meteorite, che si richiuse non appena lei fu inghiottita. Quando Lisa si svegliò era completamente dolorante, e aveva una forte nausea, si girò appena in tempo per non vomitarsi addosso. Si mise in piedi, era strano, si sentiva terribilmente pesante, come se portasse una persona sulle spalle. << ho chiuso anche con la curiosità giuro! Ma che diavolo è successo, dove diavolo sono? >> Aveva battuto la testa, il sangue le colava giù dalla fronte. Tolse alcune gocce del suo sangue sull’occhio, poi si guardò intorno. << ma che razza di posto è questo! >> Arretrò spaventata. Era in un edificio imponente, con delle scritte illeggibili e fosforescenti su tutte le pareti che erano tutte di vetro trasparenti. Nella mente di Lisa iniziò a crearsi la paura; la paura che quel vecchio pazzo avesse ragione, che quello era davvero un portale verso un'altra dimensione. << ma stiamo scherzando! >>