Senza che nessuno glie lo ordinasse girò i tacchi e se ne andò
via. << visto, si sta cominciando ad abituare alla tua presenza. >>
Bilias sistemò la piccola lancia che aveva attaccata alla cintura e si accostò.
<< i vestiti del nostro popolo ti stanno davvero bene. >> In un
secondo Lisa si sentì avvampare, ma girò di scatto la testa dall’altra parte.
Intanto il generale Nea era ancora dietro la porta della ragazza, ascoltava,
studiava la presenza di Lisa, doveva assolutamente saperne di più sul conto di quella Ghisana.
Feira uscì pochi istanti dopo, trovando ancora li il generale. << cosa ci
fa ancora qui? >> Lui poggiò una mano sulla porta della stanza. <<
analizzo mia cara, analizzo! >> Neanche a Feira piaceva il generale,
quindi lo lasciò li e se ne andò via. << avrai molte domande da fare, e
non ti nascondo che anche io sono molto curioso di sapere! >> Lisa non
era in vena di carinerie. << ho solo una cosa da dire. Voglio andarmene
da qui il prima possibile. >> Bilias non sembrò turbato dalla sua
arroganza. << se mi dici come hai fatto, puoi andartene anche adesso!
>> Lisa stava per dire qualcosa, ma si bloccò. Non sapeva neanche lei
come aveva fatto, ricordava solo qualche frammento di quella strana sera nel
laboratorio del professore. Si toccò la testa che aveva battuto quando era
arrivata li. Non ricordava quasi nulla. << bene, visto che è cosi, credo
che dovrai stare qui ancora per un po’. >> La cosa era frustrante.
Mancava da casa da giorni ormai. Come avrebbero reagito alla sua scomparsa?
<< non devi avere paura, nessuno ti farà del male, se non sarà necessario!
>> Quello per Lisa era molto di più di un avvertimento. << questo
dovrebbe essere rassicurante? >> Gli occhi di Lisa si fermarono su quelli
bui dello strano ragazzo cosi simile a lei, eppure cosi diverso anni luce. <<
hai la mia parola, puoi fidarti di me. >> “fidarmi” pensò Lisa. “a
malapena mi fido dei miei pantaloni” Poi sorrise pensando al suo pensiero,
visto che non li indossava nemmeno più i suoi pantaloni. Non sapeva se poteva
fidarsi, ma doveva sfruttare il fatto che lui era comunque importante li, e per
rimanere lontana da quello psicopatico di generale doveva avere la sua
amicizia. Lisa allungò la mano. Il ragazzo la fissò, non sapendo cosa fare.
<< cosa dovrei farci? >> chiese. << Bhè, sul mio pianeta è il
gesto che indica un accordo, dovresti stringerla! >> La guardò con una
faccia dubbiosa. << ok! >> disse lei arretrando la mano, ma poi fu
lui a stringergliela. << le vostre usanze
sono cosi curiose! >> La
sua pelle era tiepida. Era cosi strano che trovasse un gesto cosi semplice e
scontato curioso, ma per loro tutto quello che faceva era strano e diverso, in
fin dei conti era lei l’aliena li, e non il contrario. << posso farti una
domanda? Cosa vuol dire Ghisana? >> Il ragazzo non mollò la sua mano.
<< è il termine che noi usiamo per straniero e esseri diversi o non
catalogabili sotto il nome di Calioniani. >> La cosa non la stupì.
<< praticamente quello che noi chiamiamo Alieno, cioè persone o cose che
vengono da mondi a noi sconosciuti! >> Per la prima volta sembrava lei la
cantastorie e lui curioso e avido di ascoltare ciò che diceva. << esattamente.
>> Lisa tornò a fissare le loro mani intrecciate, di come il ribrezzo che
provava i primi giorni sia sparito. << adesso puoi lasciarla! >>
Avvisò lei con un sorriso arrossendo in volto. << oh, si scusami.
>> Bilias era totalmente affascinato da quella strana creatura, umana,
era cosi che si chiamava la sua razza. Aveva sempre avuto un presentimento che
non erano soli nell’universo, e quella era la prova tangibile. Suo padre glie
lo diceva sempre che il loro pianeta non era altro che un sassolino in mezzo ad
un grande e vasto oceano di stelle. Era nella stanza grande, un immenso salone
ornato di storia e di antiche battaglie; guardava la mappa del regno che suo
padre gli aveva lasciato. Ogni volta che passava davanti a quel dipinto non
poteva che pensare ai suoi genitori, Kalua e Turu, e di come fossero morti in
battaglia nella grande lotta contro i Reiti, il popolo opposto sul loro
pianeta, che cercarono di occupare il regno di Calion. Lui era il loro unico
figlio, l’ultimo della stirpe reale, e il regno di Calion ora era affidato a
lui, era compito suo proteggere il popolo, anche se dopo l’ultima battaglia i
Reiti si erano estinti. Si fissò la mano che aveva stretto a Lisa. Non era loro
costume avere approcci fisici, non era abituato a sentire il contatto di
un'altra persona, soprattutto quello di una Ghisana. << i vecchi fantasmi
tornano nella sua mente signore? >> Il generale Nea entrò nel grande
salone. << affatto, pensavo solo alla Ghisana, è davvero una strana
creatura. Hai visto il colore della sua pelle, cosi roseo e i suoi occhi, hai
mai visto occhi come quelli? Di un oro cosi intenso e abbagliante?! >> Il
generale stava per criticare l’enfasi che metteva nel pronunciare quei
complimenti per una sporca aliena, ma si trattenne. << è molto diversa da
noi signore, i costumi e le usanze sono diverse anni luce da noi, potremmo
cercare di conoscere meglio la sua razza e capire da dove sia venuta! >>
Il ragazzo si girò verso di lui. << credevo non ti piacesse la Ghisana?
>> Il generale era calmo, e sapeva come usare le parole. << non mi
piace non conoscere chi ho di fronte mio signore, potrebbe essere una spia dei
Reiti, oppure un perlustratore della sua razza prima di un attacco? molteplici
sono i miei dubbi, se dovessimo andare in contro ad una nuova battaglia voglio
sapere chi devo affrontare! >> Bilias si fidava di Nea, lo aveva
cresciuto, lo aveva rafforzato e temprato. << dubito che sia una spia dei
Reiti, ormai non sono più un pericolo, ma hai ragione, bisogna studiare bene i
suoi comportamenti. >> I loro modi di studiare i comportamenti erano
molto diversi. Bilias adorava studiare Lisa perché era qualcosa che non
conosceva e poteva insegnarle cose nuove; era avido di conoscenza. Nea invece
aveva altri scopi in testa, e nessuno di questi era la pura conoscenza o la
paura di un attacco. Quella sera Lisa non dormi sul letto invisibile, non
riusciva a prendere sonno, aveva sempre la sensazione che stesse per cadere, e
il fatto di vedere il vuoto sotto di lei la spaventava. Prese il lenzuolo con
il quale si era coperta per andare con Feira e lo stese a terra. Si addormentò
sul pavimento, che le sembrava mille volte più comodo e solido di quel letto
invisibile. La mattina seguente o quella che per lei era la mattina seguente,
Feira portò altre cose da mangiare, ma il suo stomaco si rifiutava di ingoiarle.
<< non hai appetito oggi? >>
le chiese lei preoccupata visto che il giorno prima aveva spazzolato
tutto quello che aveva nel piatto. << questa volta passo! >> Lisa
cominciava a sentirsi male li dentro, certo non voleva uscire tra tutti quegli
alieni che l’avrebbero uccisa senza pensarci due volte, ma non vedeva niente
oltre quelle mura da giorni, e stava cominciando a stranirsi, lei era uno
spirito libero, abituata a stare fuori all’aria aperta, e quella gabbia la
stava soffocando. << che cos’hai Umana? >> Le urtava persino il
fatto di essere chiamata cosi. << niente, sono solo nervosa, mi manca
l’aria qui! >> Feira era gentile, ma lei non poteva darle la libertà che
voleva. << vuoi che chiami un medico? >> la cosa almeno la fece
sorridere. Era così svampita e tra le nuvole. << ahahah no Feira no, ma
grazie per avermi fatto fare una risata, ci voleva. >> Come le piaceva
guardarla mentre non capiva cosa stesse dicendo. << voi umani fate tutti
questo strano rumore? >> Chiese riferendosi alla sua risata. << non
dirmi che voi non ridete? >> la cosa la scioccò parecchio. << come
fate a esprimere gioia? Dolore, rabbia? >> Ancora una volta sembrava parlare
ad un muro. << il nostro popolo non ha bisogno di provare queste cose, i
semi della conoscenza ci danno tutto ciò di cui abbiamo bisogno, non ci serve
altro. >> Non riusciva a credere alle sue parole. << dai, stai
scherzando, avete totalmente azzerato i rapporti sociali perché nutrite la
vostra mente con quei semi? Vi crescerà una pianta nel cervello se continuate
così! >> Erano sedute una di fronte all’altra, lei studiava la struttura
della sua pelle, e il battito del cuore. << no, impossibile, i semi sono
fatti di luce, materiale inorganico, si dissolvono dopo poche ore! >> Le
prese una mano guardandola in faccia. << stavo scherzando! Ma questo non
toglie il fatto che non avete più rapporti sociali tra di voi! Insomma, come
fate a…..bhé….dai hai capito no…. >> Fece cenno di no con la testa.
<< creare nuovi alienucci bebè? >> Si mise un pollice in bocca per
imitare un bambino. << i nuovi nati vengono tutti creati in laboratori
specifici, quando il nostro corpo arriva a maturazione il nostro ovulo viene
impiantato nelle vasche di gestazione, li insieme al seme maturo maschile si
formano, e li dentro quando la fecondazione avviene hanno tutto ciò di cui anno
bisogno fino a maturazione >> La faccia di Lisa prese una forma
indescrivibile. << perché voi come fate? >> Sinceramente la cosa la
sconvolse talmente tanto che non voleva quasi rispondere. << la trovo una
cosa orribile! Il nostro metodo è davvero molto, molto meglio, e molto, molto
più divertente. >> Proprio in quell’istante entrò il generale Nea.
<< parlando di divertimento! >> Disse piano lei sperando però che
il generale afferrasse la frecciatina e la faccia schifata. << ho
interrotto una conversazione interessante? >> Il suo essere bonario le
faceva venire la pelle d’oca. << in effetti si, parlavamo delle usanze
del mio paese in rapporto con altre persona, una cosa che persone spregevoli e
arroganti come lei non potranno mai capire. >> La mascella del generale
si serrò, ma non ebbe alcuna reazione. Lisa era già nervosa di suo, e la sua
presenza non faceva che aumentare la sua ira. << la nostra ospite è
alquanto agitata oggi! >> Proprio in quell’istante entrò Bilias. Sul viso
di Lisa si formò un largo sorriso, quando era nella sua stessa stanza sentiva
un senso di rilassamento, come se tutto fosse sotto controllo. <<
agitata, e come mai? Sei stata forse importunata di nuovo dal generale?
>> Lisa fece cenno di no con la testa. << no, sono solo angosciata
per via di questa stanza. Non vedo altro che muri bianchi da giorni ormai >>
Il generale si piazzò tra i due. << Perché non portarla nei suoi alloggi,
li nessuno entra, e c’è tanto spazio dove la nostra ospite può rilassarsi e
riprendersi. >> Il sopracciglio di Lisa si alzò automaticamente. Il
generale che prendeva idee per il suo benessere? << non è affatto una
cattiva idea, i miei alloggi sono molto più confortevoli. Cosi mi potrai
parlare un po’ del tuo mondo! Per te va bene? >> In quel momento Lisa era
spaventata, non sapeva cosa fare, continuava a essere sospetto il comportamento
del generale, ma doveva ammettere che quella era l’unica cosa sensata che aveva
detto da quando si trovava li. << si, per favore. >> La voglia di
uscire, di vedere e di respirare aria pulita era troppo forte, ma sarebbe stata
attenta al generale, sarebbe stata attenta a tutti in generale. << allora
andiamo, voglio sapere qual è la conversazione tanto difficile che il nostro
generale non può capire! >> Lo segui fuori la stanza. La testa sempre
coperta dal lenzuolo, vedeva solo il pavimento. Era tutto fatto di piastrelle
color mattoncino, molto più grandi delle normali mattonelle, hai lati aveva
stretti il generale e Feira, quindi vedere qualcosa era impossibile. Ma già il
fatto di sentire l’aria sulla sua pelle era qualcosa. Non ci volle molto,
superarono un ampio cancello per poi dopo qualche minuto entrarono in un grosso
portone di metallo chiudendoselo alle spalle. Solo allora le tolsero il
cappuccio. << benvenuta nella mia casa! >> Il soffitto era talmente
alto che sembrava non finisse mai, le pareti erano di vetro opacizzato, gli
arredamenti erano diversi; freddi, senza un briciolo di amore e cura. Ne un
quadro, ne un vaso di fiori, niente, solo delle vecchie librerie dove c’erano
libri che non venivano letti da una vita, se mai li avessero letti. Una
grandissima scalinata si divideva in due e portavano ai due lati del palazzo.
<< noi ora andiamo, chiamate pure se occorre la nostra presenza. >>
Feira liquidò sia lei che il generale. << andate pure! >> Confermò
Bilias affascinato dalla faccia stupefatta di Lisa. Percorse qualche metro,
sulla sinistra un grande arco di vetro divideva l’entrata da un ampissimo
salone. Acceso al centro c’era un camino dalla fiamma blu, ma non emanava alcun
calore. Sopra di esso una grandissima mappa di quello che era tutta la città.
Si avvicinò a lei, che si guardava intorno curiosa. << questa è tutta la
città? >> domandò lei. << in parte! >> Lisa iniziò a farsi
due calcoli. << aspetta, hai una casa che sembra un castello, ti danno
del lei, e tutti si rivolgono a te come a un dio, ti prego non dirmi che sei un
principe? >> Si portò una mano sul petto trattenendo il respiro. <<
no, non sono il principe! >> Prese un sospiro di sollievo sorridendo e
buttando fuori l’aria, che razza di figura avrebbe fatto se aveva parlato in
quel modo davanti a un principe, anche se di un altro pianeta restava sempre un
principe. << io sono il Re! >> Per poco non si strozzò con la
saliva. << questo che vedi è il mio regno. >> Il cuore le si bloccò
in gola. Avrebbe dovuto capirlo dall’inizio. Da come il generale si rivolgeva a
lui. Dal suo portamento posato ed elegante. Non spiaccicò una parola, non
sapeva proprio che dire. << allora, vuoi vedere il giardino? >>
Bilias la accompagnò fuori la porta. A malapena vedeva il cancello di metallo
da dove erano entrati. << è immenso! >> Non aveva parole, era ricco
di fiori colorati, che si muovevano quasi di proprio conto sembrando vivi.
Guardò il cielo, che era sempre bianco perla e il pianeta enorme e bianco che
lo sovrastava girava lentamente con il suo anello color grano sbiadito.
Dall’altra parte invece un pianeta blu scuro si avvicinava. Colorando il cielo
di un turchese intenso che si mischiava col colore perlato dell’altro pianeta.
Una visuale surreale, non sapeva se restare a guardare quello strano cielo o
tornare a fissare i meravigliosi colori della terra. Gli alberi avevano il
tronco grande e marrone, le criniere cambiavano intensità di verde e si
muovevano di pochi centimetri su loro stessi. << è soltanto quello
principale, vieni! >> “Quello principale!” a stento riusciva a vedere la
fine di quello e ne aveva addirittura un altro sul retro! Guardò l’immensità
del palazzo fatto di vetro opaco, sembrava un giocattolo, solo mille volte più
grande. Le finestre erano tutte illuminate da luci fioche e pallide. Quando aggirarono
il palazzo non riusciva a credere a ciò che vedeva. A destra si apriva un
bosco, con tantissimi e fitti alberi dalla criniera verde scuro che si
illuminavano a intermittenza, muovendosi delicatamente quasi se danzassero. Di
fronte a loro invece il terreno si spezzava all’orizzonte, sotto il quale
scorreva un fiume impetuoso che cascava giù in una infinita e spumosa cascata.
Un lembo di terra arrivava fino alla criniera della cascata. Il castello era
costruito proprio sopra il letto di un fiume. L’intero bosco e tutto ciò che
c’era intorno era costruito a chissà quanti chilometri di altezza. << mio
Dio! >> Disse lei appoggiandosi sulla spalla di lui con il palmo della
mano. << ti senti meno agitata adesso? >> Non rispose subito, era
rimasta incantata da quel posto, dal rumore della foresta, dallo scosciare
forte e impetuoso dell’acqua, da tutti quei colori di quel pianeta, che a
differenza dei loro abitanti esprimevano emozioni. << molto meglio grazie! >> Bilias
provava qualcosa in fondo al suo spirito, come se fosse contento di vedere
quegli occhi gialli come il grano brillare in quel modo, come se tutta la sua
energia stesse per spruzzarle fuori. Non aveva mai sentito quella strana
sensazione in vita sua. Di fronte a loro un ampio gazebo in tende rosa e
celeste chiaro. Bilias la invitò li sotto. Per terra c’erano dei veli soffici e
morbidi come la seta. Lisa non resistette alla tentazione, e si sedette a
terra. La sensazione di freschezza di quella stoffa sulle gambe scoperte le
provocò un brivido lungo la schiena. << non ti siedi? >> Lo incitò
lei. Bilias si chiedeva del perché avrebbe dovuto sedersi, non lo aveva mai
fatto, ma lo fece comunque. << vivo qui da una vita, e le volte che sono
venuto qui si contano su una mano. È la prima volta che mi siedo qui sotto!
>> La schiuma della cascata che scivolava giù portava gocce di acqua che
si illuminavano di mille colori. << non ci credo! Non vedi la bellezza di
questo posto! >> Lisa si tappò la bocca, non appena si accorse con quanto
sgarbo si era rivolta al re. << chiedo scusa >> Bilias scosse la
testa. << non devi scusarti. >> Lisa fu catturata da quegli occhi
bui. << guarda! >> Gli disse poi indicando la cascata.
All’orizzonte il colore turchese di quello che doveva essere un tramonto si
scontrava con le particelle d’acqua, e formava un arcobaleno che inondò tutto
il giardino di colori, dal blu al giallo, dal viola al verde. Bilias non aveva
mai notato quel particolare, oppure non si era mai interessato a guardarlo.
<< guarda l’intensità dei colori, come tutto sembra più luminoso e carico
di energia! >> Sentirla parlare con tutta quella gioia negli occhi fu la
cosa più bella che avesse mai visto. << questo posto sembra cosi perfetto
da sembrare un quadro ad olio, i colori sono cosi intensi e luminosi. Non mi
dire che questo non ha mai scatenato niente in voi. Praticamente questo è il
posto che cercavo nelle mie avventure. Assolutamente stupendo! >> Bilias
non si era accorto da quanto aveva smesso di guardare il panorama e si fosse
concentrato su Lisa. Su come il colore dei suoi capelli si illuminava
intrappolando gocce colorate di rugiada tra la sua bionda chioma. Di come la
sua pelle cambiava colore ogni volta che sorrideva. << forse puoi
aiutarci tu a ritrovare il nostro lato carico di emozioni. >> Lisa si
voltò verso di lui. I suoi occhi stavano cambiando. Si avvicinò per guardarli.
Dei puntini bianchi si muovevano all’interno, e si illuminavano sempre di più.
Sembrava che avesse il cielo della sua terra in quegli occhi. Un manto blu che
vorticava di stelle. Poi le piccole luci divennero sempre più grandi, finché il
colore dei suoi occhi mutò, diventando da blu notte quasi nero a un bellissimo
azzurro. Sul volto di Lisa si formò un sorriso. Le vene sotto la pelle chiara
lasciavano vedere un lieve colore blu. << dovevo accorgermene prima che
eri un re. Sei diverso dagli altri della tua specie! >> Lisa si decise a
spostarsi. Non sapeva qual’era il canone di bellezza degli alieni, ma quello di
Bilias non le dispiaceva affatto. Le sue labbra erano a cuore e carnose,
pallide. Ma quegli occhi, che fino a poco prima la inquietavano ora invece le
ricordavano casa sua, e il cielo che non sapeva se avesse rivisto ancora. Il
pensiero della terra le fece tornare alla mente i suoi genitori. A quel punto
stavano sicuramente impazzendo su dove fosse. Il tramonto era sceso. << i
miei occhi ti spaventano? >> Azzardò lui cercando di ricordare quale
sensazione fosse più adatta per quello che voleva dire. << Inizialmente
si, ma ora non più! Ti succede cosi tutte le sere? >> Disse indicando il
cielo che ormai aveva lasciato posto al turchese del pianeta che girava di
fronte la cascata. << si. La cosa ti disturba? >> Non sapeva perché
ma quella frase gli provocò qualcosa, qualcosa che somigliava al dispiacere.
<< affatto, io li trovo molto belli. Mi ricordano il cielo di casa mia!
>> Lisa rimase scioccata. “ma che cosa stò facendo? Stò flirtando con un
alieno?!” << bhè, è meglio rientrare adesso! >> Si sollevò di
scatto non appena quel pensiero si materializzò nella sua mente. Bilias non
riusciva a capire cosa avesse fatto cambiare umore cosi alla giovane Ghisana ma
non gli diede peso, non era da loro essere invadenti e interessarsi troppo alle
persone, anche se avrebbe voluto chiederlo; ma le cattive abitudini sono sempre
dure a morire.

la fantasia è il succo della vita....ci fa sognare un mondo perfetto in cui vivere.. in questo blog voglio che troviate un posto tranquillo dove discutere e confrontarsi ed esprimersi liberamente su tutto ciò che è arte e fantasia, perché un mondo senza fantasia è un mondo vuoto e grigio...oppure anche solo cosi per fare 4 chiacchiere......ci leggiamo presto xoxo ;-)
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