pensieri.parole.fantasia: :. Fan Fiction - Incontro tra Stregone e Shadowhunters .:

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lunedì 10 giugno 2013

:. Fan Fiction - Incontro tra Stregone e Shadowhunters .:


Come ogni notte l'istituto era silenziosamente inquietante, e ancora una notte l'avevo passata a pensare a Jace, e anche se non dovevo provavo repulsione a quel pensiero, ma c'era dell'altro, forse ira? purtroppo era vero, provavo rabbia per il semplice fatto che Clary era nella sua stessa stanza e poteva toccarlo, abbracciarlo, baciarlo, mentre io non potevo, o forse non volevo nemmeno, perché mi avrebbe sicuramente rifiutato, infondo eravamo fratelli; anche se non di sangue, ma era come se lo fossimo e non avrei mai potuto farmi odiare da mio fratello, forse perché lo amavo; - Devo smetterla di pensare a questa cosa - Percorrevo le scalinate grige e fredde che portavano alla cucina, ormai il sonno era passato, come tutte le notti. - Alec, con chi parli?- Jace mi fece trasalire, ma la sua mano poggiata sulla mia spalla mi dava quella forza che mi serviva per poter sorridere come se nulla fosse. - Jace, ancora sveglio? - Lui con un sorriso più bello del sole si abbracciò a me. - Dai fratello non avrai mica pensato che stessi dormendo ahahaha -  ovviamente parlava di Clary, e Dio come mi odiavo per il senso di frustrazione e odio profondo che provavo per lei in quell'istante. - E tu? voglio vedere quando ti deciderai a vedere qualcuna? - Mi limitai a stringere forte la tazza di thé caldo tra le mani. - Quindi c'è qualcuna???? andiamo fratello, a me puoi dirlo! - Adesso era troppo,non potevo sopportare altro. Gli scansai una mano quasi se il suo tocco fosse diventato tutto d'un tratto rovente e doloroso e me ne andai via sbattendo la porta. - Razza di idiota - dissi poggiandomi sul muro accanto alla cucina, il cuore che mi batteva a tremila sotto la sottile maglietta grigia. - Parlavi con qualcuno? -  Girai gli occhi all'insù quando Clary arrivò davanti la cucina. - Ma non dorme nessuno qui dentro!? - Me ne andai lasciandola li con un'aria di chi non capiva cosa fosse appena accaduto, e a dire il vero non lo sapevo neanche io. Decisi di uscire in perlustrazione, entrai nell'armeria, in quel momento il tenue dolore delle rune che si formavano sul mio corpo mi davano quasi sollievo, come se il dolore fosse l'unica mia via d'uscita per la mia vita dannata. Un cacciatore Gay! non si era mai sentito in tutta la storia degli shadowhunters, almeno non in quel secolo. Strinsi bene il giubbotto nero e usci dall'istituto. New York era caotica anche a quell'ora, almeno non mi avrebbe permesso di pensare ad altro, di pensare a lui; al suo sguardo d’oro, al suo profumo che ricordava mille battaglie insieme. – Adesso basta Alexander! – dissi a me stesso, era cosi facile pensare a lui che era come respirare. – Pensavi di andare a caccia da solo genio! – La voce di mia sorella Isabelle mi raggiunse, era già in tenuta da combattimento, rune scure e bene in vista uscivano dalla sua maglietta nera scollata e carica di strass. – Nessuno che voglia lasciarmi in pace un attimo è, dov’è finita la privacy? – Mi raggiunse scostando la lunghissima treccia su un lato. – Non puoi fare così, ti stai solo facendo del male fratello – Come sempre Isabelle sapeva il perché del mio comportamento, era l’unica che sapeva dei miei sentimenti per Jace, l’unica con cui potessi parlare. – Cosa faresti tu allora, mia impavida sorella davanti ad un amore impossibile ma che desideri con tutto te stesso? Illuminami… - Sapevo che non avrei ottenuto risposte da lei, amava un ragazzo (che non si può nemmeno definire un ragazzo visto che è un vampiro), anzi, non sapevo nemmeno se fosse amore o una cotta visto che la mia sorellina è nolto aggressiva sul tasto “amore” – Dai, vieni con me, ho un lavoro da fare, dobbiamo incontrare uno stregone, quegli omicidi avvenuti ad Alicante stanno facendo il giro tra gli Hunter, magia oscura – Era la prima volta che chiedevano aiuto ad uno stregone, ma aveva ragione, troppi omicidi sospetti. Lungo la strada che ci portata da questo stregone cercai di immaginarlo; forse aveva la barba e il viso segnato da rughe profonde, oppure era una specie di nanetto col cappello a punta?. Isabelle bussò alla porta e le mie domande ebbero risposte. Non appena questa si aprì un ragazzo si parò davanti a noi, capelli nero corvino scapigliati, un paio di pantaloni di seta rosso vinaccio che brillavano al suo movimento, e gli ricadevano addosso come se gli fossero stati dipinti sulla pelle e il torace nudo cosparso di lunghe collane d’oro e d’argento; non poteva essere lui lo stregone, aveva al massimo 18 anni. Sicuramente arrossii perché sentii il calore soffermarsi sulle orecchie scoperte. I suoi occhi di gatto mi colpirono, non era proprio per niente come lo avevo immaginato, e un soffio al cuore mi fece trasalire! Ma che mi prendeva! – Che diavolo ci fate qui a quest’ora? Si da il caso che stessi dormendo – Si grattò la testa in modo assonnato, ogni suo movimento sembrava una danza. – Ti chiediamo scusa sommo stregone, ma ci serve il tuo aiuto – disse mie sorella visto la mia incapacità di rispondere. – va bene, per questa volta farò un’eccezione, ma chiamatemi Magnus, non mi piacciono le etichette – perché mi guardava così? – Entrate – Lo precedemmo, la casa era arredata in stile orientale, con un tavolo basso e dei cuscini a terra color porpora, e milioni di libri sparsi su tutte le pareti. Non mi sembrava la casa di uno stregone, ma quasi di uno stilista raffinato. Magnus si avvicinò a me. – Sicuro che non sei qui per me occhioni d’oro! – Mi Prese il mento tra le mani, ma che faceva. – no, siamo qui per le uccisioni sospette – Socchiuse appena gli occhi – Davvero un peccato – aggiunse facendomi avvampare. Ci spiegò che le vittime riportavano dei morsi unici del suo genere, che non tutte le creature sono in grado di fare, e arrivò alla conclusione che si trattava di una bestia, ma non un licantropo, ma dei segugi infernali, i cani al servizio dell’inferno e che delle voci gli avevano detto che Il demone del pozzo senza fondo Abbadon era in città per catturare la ninfa elementare degli elfi, così da poter controllare gli elementi. Era davvero peggio di ciò che immaginavo, nessun demone si era mai presentato nella sua forma e non era buon segno. – dobbiamo fermarli, Isabelle, andiamo dobbiamo avvisare Jace e gli altri – Mi alzai, isabelle mi seguì. – Dove pensate di andare, credete di andare via senza pagare, le mie consultazioni si pagano – Isabelle affondò le mani sul tavolo. – Non è il momento per pensare a questo, ti pagheremo quando ne sarà il momento – Magnus alzò le mani al cielo. – Ok carina, calmati. Allora verrò con voi! Vi servirà una mano. – Il sonno stregone che da una mano!! Ditemi che è uno scherzo! – rispose lei sapendo che l’indole degli stregoni era pignola ed egoista. – Questione di interessi tesoro – rispose lui e ci dirigemmo all’istituto. Una volta unita la squadra ci dividemmo lungo il perimetro segnato da Magnus, - Andiamo occhioni, da quanto sei gay? – rimasi di sasso. – cosa? – risposi abbassando la spada angelica che brillava nella notte buia. – ti ho visto mentre lo guardavi – continuai a camminare, ma lui mi bloccò facendomi sbattere contro un albero. – E ho visto anche come guardi me – Avrei voluto reagire, ma non volevo veramente, le sue mani si muovevano sulle mie braccia coperte di rune come se avesse già persorso il mio corpo; e ora che ci pensavo da quando lui era li non avevo pensato a Jace, e perfino la presenza di Clary sembrava più sopportabile. – Nessuno deve sapere – abbassai la testa. – Cosa? che sei un ragazzo terribilmente attraente ed eccezionalmente leale, perché credi si qui? -  Mi teneva bloccato sotto di se con quello sguardo che mi leggeva dentro. – Non per i soldi occhioni – Fu un attimo e le sue labbra si attaccarono alle mie, sapore di incenso e adrenalina si mischiò al mio sapore di muschio; il mio primo bacio, e lo davo ad uno stregone, anche se lo desideravo da quando lo avevo visto davanti quella porta lo scansai via. – Ma che fai! – lo scansai, e neanche guardandolo continuai a camminare, mentre lui se la rideva. Ad un tratto un fruscio e il segugio che si fiondava con le fauci aperte su di me; una creatura abominevole, e puzzava di morte e sangue. La mia spada affondò nella carne nel mostro che nascondeva dietro di essa un corpo di fata. Le sue zanne perforarono la mia carne il dolore fu assurdo. Le mani di Magnus incominciarono ad emanare un aura blu e argento che invase il mostro e lo teneva fermo, questo mi aveva dato il tempo di scappare dalle sue fauci. La bestia si liberò, e con tutta la sua stazza si diresse da Magnus. Tentò di alzarsi in volo ma il segugio lo afferrò scaraventandolo a terra. Lo raggiunsi e con la spada dritta verso il mostro lo feci indietreggiare. – Dammi la spada – Mi urlò lui all’orecchio. Fidandomi come solo con Jace sapevo fare ( visto il nostro rapporto da parabatai) gli allungai la spada, che si inondò di una luce rosse e oro, come se stesse andando a fuoco, e rune che non conoscevo rimasero impresse sulla lama. Sorridendo mi lasciò indietro e si buttò tra le braccia

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