pensieri.parole.fantasia: :. Il cuore di un Dio .: mini storia parte 8

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mercoledì 11 settembre 2013

:. Il cuore di un Dio .: mini storia parte 8

Veridia iniziava a preoccuparsi, non era da Remus stare lontano dall'olimpo per cosi tanto tempo, anzi, non era proprio da lui allontanarsi. L'unica cosa che ancora non la faceva entrare nel panico era che lui era una testa calda, e quindi poteva aspettarsi di tutto, magari era chiuso chissà dove a crogiolarsi nel sangue di antiche battaglie, oppure stava nel letto di qualche piccola Dea. Ecco, a quell'idea Veridia rabbrividì, lui era suo, e doveva restare cosi. Alissa quella sera ordinò una pizza, non aveva davvero voglia di cucinare, soprattutto per quell'arrogante e presuntuoso. Spazzolò tutto nel giro di pochi minuti, mentre lei era ancora al primo pezzo di pizza. << fame? >> chiese lei sorpresa da quanta roba aveva ingerito. << dove abito io non cìè cibo cosi! >> Si leccò le dita dal sugo. << bhè allora non deve essere un bel posto! >> Alissa era incuriosita da lui. I suoi occhi brillavano di una luce strana. << che ci facevi nella vecchia fabrica? >> Remus si mise sulle difensive. << non sono affari che ti riguardano piccola e fragile umana >> Addio alla persona socievole che era alla porta poche ore prima. << faccio ancora in tempo a sbatterti fuori ricordatelo >> Gli prese la maglietta per il colletto. << non lo farai invece >> Stava per dargli uno schiaffo ma lui le bloccò la mano. << smettila di fare l'isterica >> Sussurrò al suo orecchio. Le guance si avvamparono di rosso, ma non per l'emozione, ma  per la rabbia. stava per picchiarlo di nuovo con la mano libera quando Brian entrò dalla porta. << pizza, mi hai lasciato un..... >> Guardò la strana posizione in cui si trovavano i due. << o, bhé scusate >> Sul suo viso si formò un sorriso malizioso. << tu, non farti strane idee >> indicò l'amico che alzò le mani al cielo << e tu, il pavimento andà benissimo per te >> La faccia di lui si indurì. << pavimento? e io che pensavo avresti condiviso con me il tuo letto! >> Si spostò da lui superando anche Brian. << se vuole può prendere il.... >> Alissa gli tappò la bocca. << non puoi dormire sulla poltrona con il tuo problema alla schiena amico mio >> Brian aveva la faccia confusa. << ma quale proble..... >> gli pizzicò dietro la schiena. Si girò con le lacrime agli occhi. << si, giusto! >> La sua faccia si alleggerì. << bene, allora è deciso! >> La poltrona era scomodissima, non si sarebbe addormentato li, neanche se ci avesse provato tutta la notte, in fondo gli stava facendo un favore. Brian si chiuse in camera, non voleva neanche sapere cosa stesse combinando Alissa con quel tipo, e non gli importava nemmeno. Alissa fece una lunga doccia calda. Nell'angolo della doccia parte dei vestiti di Remus, o almeno quello che ne rimaneva. stava per buttarli quando qualcosa brillò. Una spilla, come per sorreggere un pezzo di stoffa che ora non c'era più. C'era raggigurato sopra un elmo in argento, uno di quelli antichi che si usavano nelle battaglie, simili a quelli Spartani. Lo prese e lo infilò nella tasca dei pantaloni del pigiama con gli orsacchiotti. Usci dal bagno e prese lo stretto necessario per far accomodare il suo ospite sul freddo pavimento. Era seduto sul davanzale della finestra. Non si accorse nemmeno che era li. Chissa a cosa pensava?, si chiese Alissa. Poi gli buttò tutto addosso. << tieni! >> Lui afferrò le coperte e i cuscini senza dire neanche una parola. << tutto bene? >> chiese avvicinandosi. << perché ti importa davvero? >> Quella volta fu colta alla sprovvista, voleva davvero sapere se stesse bene. << scusami, non volevo interrompere i tuoi pensieri >> Si voltò ma lui non glie lo permise. << scusami tu, stavo solo pensando a casa! >> La lasciò andare lasciandole il polso. Alissa non era scorbutica e acida, solo che lui la costringeva ad esserlo, e voleva essere gentile per un secondo. << Lascia, faccio io >> Preparò il "letto" e si sedette comoda. << allora, adesso ti deciderai ad essere un pò più gentile e dirmi che ci facevi nella fabbrica ? >> Chiese prendendo il momento di vulnerabilità. << non mi crederesti mai >> Remus poggiò la schiena sui piedi della poltrona, si sentiva terribilmente indifeso in quel momento, come se fosse in una battaglia senza armatura. << allora puoi dirmi perché non ti trovi a casa tua visto che ti manca tanto? >> Era curiosa, la sua indole la portava a fare domande. << diciamo che per colpa di un conoscente adesso mi trovo sbattuto qui solo perché lui non ha le palle di mostrare ciò che è veramente >> Sentirlo parlare era come ascoltare un professore di storia che spiegava nei minimi dettagli un vecchia storia. Con la voce cosi profonda e attenta a ciò che diceva. << e perché non vai li e gli parli da persone civili? >> Lui sorrise. << non è cosi facile raggiungere casa mia >> La cosa si faceva sempre più fitta, ma almeno stava per dirgli qualcosa su di lui. << e dove si trova esattamente >> Per la prima volta fu lei ad avvicinarsi, spontaneamente, il suo viso rilassato poggiato sulla poltrona che guardava in su le sembrava cosi diverso, quasi fosse un alra persona. Lui sollevò la testa sorpreso di trovarsela cosi vicina. << non te lo dirò mai, ora vai a dormire >> Tornato il tono acido di sempre si scansò via. << bellissimo pigiama comunque, molto sexy >> Non se la prese anzi sorrise. << lo so, diciamo che questo è il mio capo più audace, l'ho indossato appositamente per te! >> Sorrisero insieme. Poi lei ancora incantata dal suo viso gli posò una mano sulla spalla. << ti ringrazio per avermi salvata, buonanotte >> Si alzò, lui era spiazzato dalla sua gentilezza. << di niente, notte >> Le ore passavano, e Remus non riusciva a chiudere occhio, nessuno l'aveva mai ringraziato, non con quel tono, cosi disarmante e gentile. Cosi dolce e timido. Sentiva il bisogno di vederla. di vedere le sfumature dolci e azzattivanti della sua anima. Aprii piano la porta della stanza " ma cosa stò facendo! " pensò lui, eppure era li, poggiato sulla porta che la guardava, avvolta cosi teneramente nel lenzuolo bianco col suo pigiama con gli orsacchiotti. " è solo un umana, una formica " continuava a ripetersi, eppure era li a immergersi nell'alone che sapeva di zucchero a velo della sua anima. Si avvicinò ancora di più, la finestra soffiava sui suoi capelli corti e biondi. Poi un rumore sotto la sua finestra lo fece scattare. Si nascose. una pistola sbucò dalle tende Remus prese la mano dell'uomo tiandolo dentro. questo fece svegliare Alissa, poi fu un attimo, Remus prese le poche forze raccolte e praticamente ustionò l'assalitore fino a renderlo un cumolo di cenere, inondando la camera di luce. Alissa era scombussolata, quando si girò era avvolta tra le braccia nude di Remus, che era senza forze, come svuotato. << ma che diavolo! >> Non credeva a ciò che aveva appena visto << devi farti delle nuove amicizie! >> Alissa era pietrificata. << come hai fatto? >> Non era spaventata perché uno scagnozzo di Kevin aveva cercato di ammazzarla, ma per quello che aveva appena visto fare a Remus. Lo fece sedere sul letto afferrandolo per le spalle sudate. << voglio sapere come hai fatto! ADESSO! >> Ormai l'aveva fatta grossa, aveva rivelato il suo potere, e lei non era stupida da credere a una bugia. << Io sono un Dio, il Discendete di Ares, il Dio della guerra, e la mia casa è l'olimpo, è da li che sono caduto arrivando dritto nella fabbrica >> Alissa era sconvolta, ma non ci volle molto a credere a quela storia, sapeva che c'era qualcosa che gli nascondeva, e adesso sapeva la verità.

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