Non fece neanche in tempo a ringraziarlo, che lo
stronzo arrivò sentendo i rumori e la prese per i polsi. Lisa si dimenò e gli
diede una testata sul naso. La cosa non fu gradita, perché con uno schiaffo la
fiondò nella teca chiudendola nuovamente. Iniziarono a discutere grossamente.
La soddisfazione che aveva Lisa in quel momento la fece sorridere, almeno lo
aveva ferito e sorpresa, avevano il sangue nero. Il ragazzo dai capelli bianchi
la guardò avvicinandosi, poggiando una mano sulla teca in segno di fiducia, lei
ricambiò con la sua, e Liliana riaprì la teca. Con le gambe molli e tremanti
uscì stando in piedi sulle sue gambe. Liliana si avvicinò aiutandola a stare in
piedi, poi continuarono a parlare tra di loro, in quella strana lingua formata
da per lo più parole incasinate senza senso, senza senso per lei. Anche se si
trovava li da un po’ non si era ancora abituata all'idea di trovarsi su un
altro pianeta, e sentirli parlare in quel modo non aiutava. Un disco di metallo
si posizionò dietro di lei, fluttuava come per magia. La fecero sedere. Liliana
voleva toglierle la coperta che la copriva, lei la strinse forte. << non
ci pensare nemmeno, non mi farò mai vedere nuda da un alieno! >> La
ragazza piegò la testa ma sembrò capire ugualmente. Parlò con il ragazzo e
tornò da Lisa con una specie di semino in mano color oro, era minuscolo. Indicò
prima il semino poi la testa. La cosa non ispirava per niente. Ancora una volta
si girò verso il ragazzo, che annui. Lisa allora alzò la testa chiudendo gli
occhi. Il seme si attaccò alla pelle entrando dentro. Lisa Si prese la testa
tra le mani, sentiva quel seme entrargli nel cervello come una grossa e
affilata lama, poi dopo un crack il dolore sparì completamente. <<
meglio? >> Domandò una voce maschile e molto calma. << non capisco,
ora capisco ciò che dite! >> Lo stronzo grigio la affiancò. << io
sono il generale Nea, e voglio sapere chi sei e che ci fai sul nostro pianeta.
>> Lisa non rispose, non voleva avere niente a che fare con quella razza
di babbeo che aveva di fronte. << ti ho fatto una domanda Ghisana.
>> Lisa avrebbe voluto sapere cosa significasse quella parola, ma non
aveva parole dolci verso quello li. << ringrazia Dio che non siamo sul
mio di pianeta, altrimenti a quest’ora saresti cibo per vermi, alieno del cazzo!
>> Sputò a terra. E questo lo fece scattare. << siete un pianeta
armato? >> Continuò lui. << si brutto stronzo, e te le ficcherei
tutte in quella tua boccaccia per farti esplodere in miliardi di pezzi.
>> Non lo sopportava neanche da lontano, l’aveva torturata per giorni.
Liliana la trattenne prima che con quelle poche forze che aveva facesse qualche
stupidaggine. << Grazie generale, adesso ci penso io! >> Il
generale si accostò. << è per la sua sicurezza. >> si giustificò.
<< lo so, ma ora vai, come vedi non è un pericolo, a stento si regge in
piedi. >>Abbassò la testa e uscì dal laboratorio. << Feira, dell’olio
di Riva per favore. >> La ragazza che Lisa aveva chiamato nella sua
fantasia ora aveva un nome, anche se per Lisa rimaneva Liliana. Mise il
concentrato verdastro e oleoso su una garza e la poggiò sul labbro sanguinante.
<< questo brucerà un po’! >> Lisa strinse gli occhi ma non era cosi
male; le avevano fatto di peggio da quando era li. << dove mi trovo?
>> Quella domanda vagava nel cervello di lisa come una fiamma ardente in
cerca di risposte. << ti trovi sul pianeta Calion, io mi chiamo Bilias >>
I suoi occhi blu notte la impaurivano. << e come mai adesso riesco a
capire ciò che dite? >> Chiese lei fissandolo. << quello è il seme
di Heyde, il seme della conoscenza, viene usato dalla nostra gente per imparare
cose nuove, nel tuo caso la nostra lingua! Proprio come un neonato. >>
Lisa era sbalordita. Usavano un seme per imparare le cose. <<
straordinario! >> La faccia di Lisa era sorpresa. << non li avete
sul vostro pianeta? >> Chiese lui sorridendo alla sua faccia. <<
no, noi dobbiamo cercare di ricordare tutto quello che ci serve! >> Disse
lei mentre senza accorgersene si avvicinava al suo corpo per poter osservare
meglio la sua pelle cosi chiara e quasi trasparente. << posso sapere il
tuo nome? >> Lisa non sapeva se fidarsi, infondo era proprio come quel
generale. << non ti faremo nulla tranquilla. >> Il suo viso era
cosi inespressivo, sembrava cosi difficile per lui lasciar trapelare emozioni.
Era indecifrabile, ma sii lasciò andare. << io..mi chiamo Alyssa.
>> I suoi capelli avevano una consistenza cosi strana, sembravano rigidi,
e invece si muovevano fluidamente. Bilias si avvicinò, lei invece
istintivamente arretrò. << Alyssa, e da dove vieni? >> Lisa intanto
si guardava intorno. Era tutto bianco e argentato li, pieno di oggetti strani e
strumenti bizzarri. << il mio
pianeta si chiama Terra, sono, un umana. >> Feira intanto si avvicinò per ascoltare, aveva un volto curioso. << perché non riuscivo a respirare? >> Lisa aveva molte domande, e davvero poche energie per farle dopo la sfuriata col generale. << la nostra aria è carica di particelle più pesanti rispetto al tuo pianeta, lo abbiamo scoperto studiando il tuo sangue, quindi irrespirabile, in più è velenosa, per cui ti ho dato una delle nostre protesi, che si è attaccata al tuo sistema respiratorio filtrando l’aria che respiri! >> La voce di Bilias era proprio come quella di suo padre, fatta appositamente per raccontare e farsi ascoltare. << e voi come fate? >> la domanda le venne spontanea. << evoluzione, niente di più, o puoi semplicemente chiamarla abitudine! Siamo nati qui, credo valga lo stesso per te e il tuo pianeta. >> Lisa ciondolava a destra e sinistra. Feira la prese tra le braccia. << falla dormire comoda, e dalle qualcosa da mangiare, non si regge neanche in piedi! >> Cercò di trattenersi, dormire significava non stare attenta a quello che le accadeva intorno, e non poteva permetterselo, avrebbero potuto prenderla nel sonno e aprirla come un melone per quanto ne sapeva. Ma non riuscì a trattenersi, e svenne tra le braccia della ragazza aliena. Quando si svegliò era ancora in un ala di quella che secondo lei doveva essere una base militare. Si tastò il corpo, tutto era al posto giusto e rispondeva all’appello. Ma qualcosa non quadrava; era stesa nell’aria. Appena se ne accorse si mise paura e cadde a terra a peso morto maledicendo ripetutamente quel maledettissimo letto. << Ben alzata umana, va un po’ meglio oggi? >> Feira entrò nella stanza con in mano un vassoio carico di cose dal colore fosforescente e che sembravano mollicci e gommosi, un aspetto che proprio non la facevano gioire. << dimmi che non devo mangiarlo ti prego! >> Un conato di vomito salì su per la sua gola, ma erano giorni che veniva nutrita dalle flebo, aveva bisogno di sentire alimenti solidi in bocca. << studiando il contenuto del tuo stomaco siamo riusciti a capire di cos’ha bisogno il tuo corpo. Ovviamente non abbiamo il vostro cibo, ma questi hanno quasi gli stessi enzimi nutritivi, ti daranno ciò di cui hai bisogno per riprenderti al meglio. >> Feira la fece sedere su un tavolo, la sedia arrivò dal nulla fluttuando, aveva forma anche lui di un disco metallico, il tavolo uscì dal muro, come una mensola scorrevole di una scrivania. Si sedette guardando prima l’aliena e poi il piatto, e spezzò un pezzo di quello che per lei fosse meno schifoso. Era di un colore blu scuro. Quando lo spezzò la consistenza cambiò. Non era più molliccio, il suo interno era filamentoso e solido, simile al nostro pollo o al nostro coniglio. Il sapore non era male, anche se per certi versi le ricordava la terra, ma la sensazione era accettabile, e divorò quel piatto carico di colori in poco tempo, tanto che non riuscì a distinguere nessun sapore, sembravano tutti uguali. Feira la guardava. << che c’è? >> Disse lei ingoiando l’ultimo boccone. Lei avvicinò una specie di penna e schiacciò un bottone. Una piccola luce ne usci fuori e le fece vedere che con quella poteva infilzare il cibo. << oh, e me lo fai vedere solo adesso? >> Era cosi posata e elegante nei movimenti, e Lisa in quel momento pensò di sembrarle un troglodita che non sapeva neanche usare una forchetta. << stavo guardando con quanta agilità hai spazzolato tutto il cibo. >> Poi si sedette accanto a lei. << è incredibile, non ho mai visto nessuno come te, quindi c’è davvero vita su altri pianeti? >> Il suo viso voleva trapelare emozioni, ma non ci riusciva molto. Lisa era piacevolmente sorpresa. E iniziò a sorridere. << bhé se può essere di consolazione anche io è la prima volta che vedo qualcuno come te, oltre agli altri umani del mio pianeta! >> Non le avrebbe creduto nessuno, lei stessa credeva ancora di vivere in un sogno, se non fosse che l’avevano punzecchiata e scombussolata per giorni, aiutandola a capire che era tutto vero.
pianeta si chiama Terra, sono, un umana. >> Feira intanto si avvicinò per ascoltare, aveva un volto curioso. << perché non riuscivo a respirare? >> Lisa aveva molte domande, e davvero poche energie per farle dopo la sfuriata col generale. << la nostra aria è carica di particelle più pesanti rispetto al tuo pianeta, lo abbiamo scoperto studiando il tuo sangue, quindi irrespirabile, in più è velenosa, per cui ti ho dato una delle nostre protesi, che si è attaccata al tuo sistema respiratorio filtrando l’aria che respiri! >> La voce di Bilias era proprio come quella di suo padre, fatta appositamente per raccontare e farsi ascoltare. << e voi come fate? >> la domanda le venne spontanea. << evoluzione, niente di più, o puoi semplicemente chiamarla abitudine! Siamo nati qui, credo valga lo stesso per te e il tuo pianeta. >> Lisa ciondolava a destra e sinistra. Feira la prese tra le braccia. << falla dormire comoda, e dalle qualcosa da mangiare, non si regge neanche in piedi! >> Cercò di trattenersi, dormire significava non stare attenta a quello che le accadeva intorno, e non poteva permetterselo, avrebbero potuto prenderla nel sonno e aprirla come un melone per quanto ne sapeva. Ma non riuscì a trattenersi, e svenne tra le braccia della ragazza aliena. Quando si svegliò era ancora in un ala di quella che secondo lei doveva essere una base militare. Si tastò il corpo, tutto era al posto giusto e rispondeva all’appello. Ma qualcosa non quadrava; era stesa nell’aria. Appena se ne accorse si mise paura e cadde a terra a peso morto maledicendo ripetutamente quel maledettissimo letto. << Ben alzata umana, va un po’ meglio oggi? >> Feira entrò nella stanza con in mano un vassoio carico di cose dal colore fosforescente e che sembravano mollicci e gommosi, un aspetto che proprio non la facevano gioire. << dimmi che non devo mangiarlo ti prego! >> Un conato di vomito salì su per la sua gola, ma erano giorni che veniva nutrita dalle flebo, aveva bisogno di sentire alimenti solidi in bocca. << studiando il contenuto del tuo stomaco siamo riusciti a capire di cos’ha bisogno il tuo corpo. Ovviamente non abbiamo il vostro cibo, ma questi hanno quasi gli stessi enzimi nutritivi, ti daranno ciò di cui hai bisogno per riprenderti al meglio. >> Feira la fece sedere su un tavolo, la sedia arrivò dal nulla fluttuando, aveva forma anche lui di un disco metallico, il tavolo uscì dal muro, come una mensola scorrevole di una scrivania. Si sedette guardando prima l’aliena e poi il piatto, e spezzò un pezzo di quello che per lei fosse meno schifoso. Era di un colore blu scuro. Quando lo spezzò la consistenza cambiò. Non era più molliccio, il suo interno era filamentoso e solido, simile al nostro pollo o al nostro coniglio. Il sapore non era male, anche se per certi versi le ricordava la terra, ma la sensazione era accettabile, e divorò quel piatto carico di colori in poco tempo, tanto che non riuscì a distinguere nessun sapore, sembravano tutti uguali. Feira la guardava. << che c’è? >> Disse lei ingoiando l’ultimo boccone. Lei avvicinò una specie di penna e schiacciò un bottone. Una piccola luce ne usci fuori e le fece vedere che con quella poteva infilzare il cibo. << oh, e me lo fai vedere solo adesso? >> Era cosi posata e elegante nei movimenti, e Lisa in quel momento pensò di sembrarle un troglodita che non sapeva neanche usare una forchetta. << stavo guardando con quanta agilità hai spazzolato tutto il cibo. >> Poi si sedette accanto a lei. << è incredibile, non ho mai visto nessuno come te, quindi c’è davvero vita su altri pianeti? >> Il suo viso voleva trapelare emozioni, ma non ci riusciva molto. Lisa era piacevolmente sorpresa. E iniziò a sorridere. << bhé se può essere di consolazione anche io è la prima volta che vedo qualcuno come te, oltre agli altri umani del mio pianeta! >> Non le avrebbe creduto nessuno, lei stessa credeva ancora di vivere in un sogno, se non fosse che l’avevano punzecchiata e scombussolata per giorni, aiutandola a capire che era tutto vero.
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